Chiediamo un referendum europeo sul CETA

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Il trattato di libero scambio fra l’Unione Europea e il Canada, CETA, riveste una grande importanza per il futuro delle nostre società poiché, se fosse ratificato:

– accentuerebbe lo strapotere dell’agrobusiness sulla produzione agricola, privilegiando le produzioni di « bassa qualità » e ostacolando l’agricoltura contadina di qualità;

–   porterebbe a un degrado delle norme alimentari, sanitarie e fito-sanitarie così come delle norme sociali e ambientali (attraverso il dumping sociale e ambientale);

– metterebbe in pericolo i servizi pubblici e le politiche pubbliche, comprese quelle delle collettività territoriali;

– in totale contraddizione con gli obiettivi dell’accodo di Parigi sul clima, provocherebbe l’aumento della produzione di gas a effetto serra attraverso il sostegno all’agrobusiness, l’estrazione e il consumo di energie fossili inquinanti (per esempio il petrolio estratto dalle sabbie bituminose di Alberta) e il trasporto transatlantico di molti beni e merci un tempo prodotti e consumati sullo stesso lato dell’Atlantico;

– istituzionalizzerebbe il primato dell’interesse privato delle transnazionali sull’interesse generale attraverso la corte sugli investimenti (ICS) e i suoi arbitri così come per mezzo dell’organo di convergenza regolatrice (FCR), arbitri dell’ICS, cioè gli alti funzionari ed esperti del FCR molto sensibili e permeabili agli interessi di queste transnazionali;

– grazie all’intrico rappresentato dalle economie dell’America del Nord, permetterebbe alle grandi imprese di diritto statunitense, di beneficiare dell’abbassamento delle norme e delle regole ottenuto « sui generis » dalle grandi imprese di diritto canadese e, attraverso un gioco di filiali, di utilizzare ICS e FCR.

Lo strumento interpretativo congiunto firmato dalle Parti non è che un commento del testo del trattato e si scontra con il suo nocciolo essenziale i cui valori imperativi, i soli ad essere resi operativi, sono il commercio e gli investimenti.

Mentre l’esempio vallone ha magistralmente dimostrato che quando un parlamento si appropria davvero dell’analisi del trattato, un cosiddetto « buon accordo », i suoi contenuti nefasti appaiono al contrario rapidamente, la Commissione europea e i governi degli Stati membri in sintonia con questa, vedi i governi tedesco e francese, sono riusciti forzando i tempi ad ottenere una ratifica del Consiglio europeo il 30 ottobre.

A dimostrazione della paura che si sono presi, i difensori del trattato si preparano a forzare i tempi anche del Parlamento europeo (PE) per ottenerne la ratifica. La conferenza dei presidenti di gruppi e di commissioni, tenuta dal PPE e dai socialdemocratici, aveva addirittura deciso di imporre un voto senza dibattito già per il 14 dicembre rinviando, una novità nella storia del Parlamento europeo, la richiesta di discussione delle commissioni “lavoro” (EMPL) e “ambiente”(ENV) !

Di fronte a questa manovra, che nega qualsiasi idea di democrazia, la mobilitazione della cittadinanza e la posizione coraggiosa presa da altri gruppi parlamentari sono riuscite a far rinviare il voto ma solamente di qualche settimana, al 1° o al 2 febbraio.

Se i difensori del trattato raggiungono il loro obiettivo, CETA sarebbe messo in applicazione provvisoria (parziale) anche prima della ratifica Stato per Stato e, inoltre, allorché la Corte di Giustizia dell’UE (CJUE) è messa in stato d’accusa dal Belgio sulla costituzionalità del capitolo 8 relativo agli investimenti e la Corte costituzionale della RFA sulla costituzionalità dell’insieme del trattato.

Ma non è tutto !! Il principio stesso di una ratifica Stato per Stato non è acquisito : la Commissione europea punta su un futuro stop della CJUE interpellata a causa dell’accordo con Singapore, ch’essa giudica della medesima natura del CETA, per proporre che il CETA sia dichiarato di fatto dal Consigflio europeo di competenza esclusiva europea e dunque non sottoposto alla ratifica Stato per Stato.

Di fronte ai pericoli rappresentati dal CETA e alle pratiche antidemocratiche dei difensori di questo trattato, pratiche che sono d’altronde in linea con lo spirito del trattato, noi, ATTAC d’Europa, chiamiamo i/le nostri/e concittadini/e e le forze progressiste a mobilitarsi con urgenza e energia affinché :

– la maggioranza degli/delle eurodeputati/e non assumano il ruolo di marionette che gli si vuol far giocare, si diano al contrario il tempo e i mezzi per studiare i termini e le dinamiche di questo trattato e infine, non lo ratifichino;

– in mancanza di questo, i popoli europei e i loro parlamenti siano effettivamente consultati, poiché le conseguenze del CETA oltrepassano di gran lunga i temi riguardanti il commercio e gli investimenti e mettono al contrario a rischio dei diritti umani elementari (alimentazione, salute, lavoro, ambiente, ecc.). Noi chiediamo in particolare ai nostri governi di impegnarsi a votare al Consiglio europeo contro qualunque rimescolamento del CETA e a indire, in caso contrario, un referendum di ratifica nei singoli paesi.

 15/12/2016 www.italia.attac.org
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