Clara, non sei sola! Dalla parte della libertà e della Resistenza
Clara Abatangelo, titolare della libreria Ubik a Castelfranco Veneto
“Testimoniare è la prima forma di ribellione alle ingiustizie, è la cosa più importante che ho imparato dai partigiani. Per cambiare il mondo bisogna esserci, diceva Tina Anselmi”. Le conseguenze di aver concesso cittadinanza a prassi e ideologie violente e discriminanti, il potere d’acquisto come pacifico strumento di lotta, la necessità di denunciare affinché intimidazione e prepotenza non si normalizzino. Tutto questo vive e ci racconta la libraia di Castelfranco Veneto nuovamente minacciata perché si rifiuta di vendere il libro di Vannacci
“Si invita la gentile clientela a non chiederci il libro di Vannacci”: questo cartello era stato affisso nell’agosto 2023 alla vetrina della libreria Ubik di Castelfranco Veneto (TV). Clara Abatangelo ne è la titolare, ma è una donna, prima che una libraia, che in quello che fa, compreso il suo lavoro, mette sempre la faccia, la testa e la passione. Ed è una cittadina, prima che una libraia, che vive il suo tempo e decide di prendere parte e posizione. Di fronte alle polemiche e alle minacce che allora le si scatenarono attorno (e non erano le prime), spiegò che – oltre al fatto che era autoprodotto – non avrebbe mai venduto un libro come Il mondo al contrario dai contenuti razzisti e sessisti.

“Si tratta di una scelta – aveva spiegato all’epoca – quella di dare visibilità o meno a fatti o persone, che in tanti contesti si fa ogni giorno, quindi non capisco perché ci si stia scandalizzando così tanto. Io non voglio, e non lo farei se potessi, esercitare un potere effettivo di censura su questo libro, però voglio poter scegliere di non venderlo. Finché ci saranno le biblioteche, io posso decidere liberamente cosa vendere o meno, così come fanno altri negozianti”. A gennaio del 2024 Vannacci decise di fare una presentazione del suo volume proprio a Castelfranco, alla faccia di quella libraia davvero indipendente e del cartello sulla sua vetrina: la risposta della Ubik fu organizzare, in contemporanea, un’iniziativa alternativa dal significativo titolo “Anca no! – quarti d’ora d’aria”, cui parteciparono centinaia di cittadini e decine di associazioni.
Da allora è passato un anno, il libro di Vannacci ha venduto tantissimo nonostante le libere e legittime scelte di Clara e dei suoi collaboratori, ma qualcosa evidentemente non deve averlo digerito l’oggi eurodeputato leghista, se – ospite di Floris a Di martedì – ha citato inequivocabilmente la “nostra” libraia ricordandone il boicottaggio ai suoi danni.

Clara, cosa è successo dopo che Vannacci ti ha citato in tv, lo scorso 7 gennaio?
Nell’immediato, mi sono arrivati molti messaggi da amici, clienti e conoscenti più o meno divertiti. “Vannacci è ossessionato: ti ha appena nominata da Floris!”, “Si lagna in prima tv che minacci il suo diritto di parola!”, “Ti ha dato della censora della sinistra!”, “Ha detto che tu e la Piccolotti siete il problema della sinistra”, “Dice che non potresti rifiutarti di vendere i suoi libri”, “Che carino, si è ricordato del vostro anniversario castellano!”, e cose del genere. Tre giorni dopo, però, è arrivata in libreria una lettera orribile, dai toni incivili, degradanti e minacciosi.

Qual è stata la tua reazione a questa lettera?
Visto il consiglio di stipulare una polizza antincendio e che la lettera aveva un mittente, ho segnalato tutto ai carabinieri. Così, se succede qualcosa, hanno il mio bel fascicolo aggiornato, con dieci anni di interventi per proteggere noi e il nostro lavoro, minacce di ogni tipo con ogni mezzo, vetrine imbrattate, ronde di bomberini, assurde querele a mio carico e altre amenità. Ho anche deciso di pubblicare la lettera in versione integrale per chiedere a Roberto Vannacci se si rende conto: quando bestemmia sulla libertà di parola, quando fa queste allusioni velate, quando blatera, lui lo sa che c’è sempre un suo zelante sostenitore che, dopo averlo ascoltato, passa dalle sue parole a compiere un gesto? Uno o centomila, dipende, come la giostra di commenti edificanti che è ripartita sotto vari post, di nuovo, come le telefonate e tutto il resto. Chi manda una lettera, chi minaccia di venire di persona in negozio, o viene a urlarci in libreria che abbiamo “la merda in testa” durante un laboratorio per bambini…

Le minacce a seguito de l’affaire Vannacci non sono le prime che ricevi, quali altre hai collezionato? Cosa della tua libreria dà fastidio? Chi vorrebbe mettere a tacere quello che ci fai? O meglio ci fate, so che tieni molto a ricordare i tuoi librai!
Ci capita spesso di affrontare discussioni, polveroni o putiferi perché prendiamo posizioni nette su alcuni temi o fatti. Lo facciamo con i libri che scegliamo di vendere, prima di tutto, e poi con gli autori, gli eventi, i partner, gli editori, le vetrine, i cartelli, gli orari e i post. Lo facciamo discutendo le nostre opinioni tra di noi, con fornitori, clienti e pubblico. Una libreria, come qualsiasi altro soggetto economico, risponde sul mercato della proposta che offre e delle scelte che compie. La funzione culturale, insieme a quella sociale e politica, dei soggetti economici, quella democrazia che si fonda sul lavoro e sui principi della più bella Costituzione antifascista che sia mai stata scritta, va da sé che sono un diritto e un dovere che esercitiamo ogni giorno. Eppure, pare che un negozio di alimentari possa decidere di non tenere i miei biscotti preferiti, mentre io devo vendere qualsiasi libro a chiunque me lo chieda, altrimenti non sarei democratica. Se non voglio vendere un libro, invio i clienti in biblioteca o in altre librerie: sarebbero queste la censura e la minaccia all’altrui libertà di pensiero? Se invito i nazisti a non entrare nella nostra libreria, mi accusano di attuare una discriminazione peggio delle loro. Se celebriamo il 25 aprile con troppo entusiasmo, siamo poco rispettosi per chi quel giorno è morto. Le vetrine arcobaleno potrebbero offendere qualcuno. Femminicidi, Palestina, carcere, Pinelli o laicità dello Stato: non ne parliamo proprio. La carta regalo rosa con i dinosauri confonderebbe il genere ai marmocchi, e così via: può scatenarsi un polverone per qualsiasi cosa. Io non lo so cos’è che può dare fastidio, né a chi, né quando, però so bene quando i temi e i toni travalicano il sopportabile e so altrettanto bene che non è giusto avere paura di andare a lavoro. Soprattutto se il tuo lavoro è promuovere, con la scusa dei libri, il dialogo tra idee, persone e gruppi anche molto diversi tra di loro.

Qualcuno osserva che forse denunciare e diffondere una lettera minatoria come l’ultima che hai ricevuto rischia di innescare emuli o dare troppo peso a chi non ne merita: tu cosa pensi?
Testimoniare è la prima forma di ribellione alle ingiustizie, è la cosa più importante che ho imparato dai partigiani. Per cambiare il mondo bisogna esserci, diceva Tina Anselmi, e io mi sento obbligata a presidiare come posso le nostre libertà – per quanto costi – mentre, vivo, studio, lavoro, contribuisco, esercito e voto. La formazione storica mi ha insegnato che bisogna saper leggere e diffondere le fonti: certe espressioni, logiche e forme che se non le leggi con i tuoi occhi non ci credi, che se le ignori si spargono come un cancro. Certi modi di spiegarsi le cose che abbiamo sottovalutato, snobbato e piano piano tollerato, concesso di sdoganare, invece avremmo dovuto conoscerli a menadito e smontarli pezzo a pezzo con la cultura, i diritti e le possibilità, fino a lasciarli dove dovrebbero stare: fuori dalla Storia.

Chi sono, viceversa, gli abitanti del “mondo al contrario” che ti si stringono attorno ogni volta che subisci queste intimidazioni? Chi e come ti ha manifestato, oggi e ieri, la propria solidarietà? Cosa significa per te?
Ciò che mi colpisce di più è sempre la solidarietà di chi ha posizioni molto diverse dalle mie, di chi non è d’accordo con me ma, condannando le minacce, difende il mio diritto di avere e di manifestare le mie opinioni. Entrare nel merito ed esprimere con garbo il proprio dissenso, con strumenti pacifici tipo l’esercizio del potere d’acquisto, è il privilegio grandissimo che abbiamo e che altri hanno pagato a caro prezzo, quello che non dovremmo mai dimenticare. Poi, c’è l’abbraccio dei miei che mi salva la vita ogni volta. Arriva all’improvviso, ai bordi dello scoramento, quando la fiducia sulle scelte mi fa tremare le vene ai polsi. Arriva un attimo prima di quando siamo troppo stanchi per tribolare o per difenderci ancora. Arriva a ricordarmi per sempre che siamo in moltissimi, partigiani, antifascisti, democratici, libertari, donne, pacifisti, colorati, difformi. Veniamo dal mondo della cultura, del volontariato, della politica, della società civile, del pubblico e del privato. Abbiamo età, provenienza, storia, formazione, stipendi, religione, orientamento e idee diversi ed è proprio questo che mi piace: ogni due persone dei miei, ci sono tre opinioni e una manciata di sogni impossibili da irreggimentare. Per stare insieme e per fare le cose insieme ci tocca percorrere le strade più faticose.
Venerdì 24 gennaio una delegazione ANPI della provincia di Padova e di Treviso, assieme a tanti altri cittadini, singoli o membri di associazioni e comitati, è passata alla Ubik, per stare insieme e dare un abbraccio a Clara e per ripeterle ancora: “Clara, non sei sola. In tanti o in pochi faremo anche noi la nostra parte e sceglieremo da che parte stare: oggi, dalla tua”.
Irene Barichello
2/2/2025 https://www.patriaindipendente.it/
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