Il sionismo liberale ruba la scena agli Oscar

“No Other Land” ha vinto un Oscar meritato, ma il discorso del co-regista Yuval Abraham ha incarnato l’hasbara sionista liberale, mettendo al centro i bisogni degli israeliani rispetto alla libertà dei palestinesi e minando la resistenza dei soggetti palestinesi del film.

Fonte: English version

di Nada Elia, 4 marzo 2025

Immagine di copertina: Yuval Abraham pronuncia il suo discorso di accettazione dopo aver vinto il premio per il documentario ‘No other Land’ durante la 97a edizione degli Oscar, 2 marzo 2025

Non appena No Other Land è stato annunciato come vincitore dell’Academy Award for Documentary Feature Film 2025, i social media sono esplosi in elogi per il film, co-diretto da due palestinesi, Basel Adra e Hamdan Ballal, e da due israeliani, Yuval Abraham e Rachel Szor. Il film racconta la storia di Basel Adra, un giovane attivista palestinese che resiste allo sfollamento della sua gente a Masafer Yatta, e della sua amicizia con Yuval Abraham, un giornalista israeliano venuto ad aiutare gli abitanti del villaggio nella loro lotta. Adra e Abraham hanno tenuto i discorsi di ringraziamento a nome dei quattro co-registi, e molti degli elogi si sono concentrati più sui discorsi che sui contenuti del film, molto potente. Molti commentatori hanno notato che questo è stato l’unico momento politico della cerimonia – un’osservazione triste, considerando la piattaforma globale di cui disponeva il numeroso gruppo di influenti star, in un momento esplosivo della politica mondiale.

Tuttavia, un’analisi degli interventi di Basel Adra e Yuval Abraham – soprattutto quello di quest’ultimo, che ha raccolto più applausi di quello di Adra – rivela una vittoria dell’hasbara sionista liberale che purtroppo mette in ombra la critica del documentario al colonialismo iper-militarizzato di Israele. Masafer Yatta, va ricordato, è ancora oggetto di pulizia etnica per far posto a una zona di tiro israeliana.

Nel suo discorso, Adra ha invitato “il mondo a intraprendere azioni serie per fermare l’ingiustizia e la pulizia etnica del popolo palestinese”. Il pubblico ha applaudito, ma non ho potuto fare a meno di chiedermi se il focus molto ristretto del resto del discorso di Adra, il modo in cui si è concentrato su una sola regione specifica della Palestina, o la menzione della figlia neonata, fossero palliativi per rendere più accettabile il suo appello a “fermare l’ingiustizia”. Ci sarebbero stati applausi se Adra avesse chiesto di porre fine all’ingiustizia “dal fiume al mare?”.

Il discorso di Yuval Abraham, invece, è stato un capolavoro di hasbara liberale, salvifico e di “sia da una parte che dall’altra”. Ha parlato di “entrambi i popoli” che sono “intrecciati” e ha chiesto il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza, sottolineando che la libertà dei palestinesi avrebbe garantito la sicurezza del suo popolo. Nel suo discorso non c’è stato nemmeno un accenno alla messa in discussione del sionismo, al fatto che Israele, con la sua sola esistenza, espropria il popolo palestinese. La sua attenzione si è concentrata sul momento attuale: la pulizia etnica a Masafer Yatta, ma non ha menzionato il fatto che l’80% della popolazione della Striscia di Gaza – anche se ha menzionato Gaza – è stata ripulita etnicamente da città e villaggi che ora sono in Israele. Ha evitato la parola riconosciuta per descrivere correttamente i crimini di Israele, anche se ha menzionato due sistemi legali, civile per sé e militare per il suo “fratello”, Basel. Quella parola sarebbe stata “apartheid”, ma i sionisti liberali non usano quel termine, così come non menzionano che la creazione stessa di Israele si basa sulla pulizia etnica di Yaffa, Haifa, Carmel e di tante altre città “israeliane”. Molto prima di Masafar Yatta…

Abraham sembrava compiaciuto quando ha colto l’occasione per criticare la politica estera americana come ostacolo alla pace in Palestina. Tuttavia, non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa intendesse esattamente con “la politica estera di questo Paese [gli Stati Uniti] sta bloccando questo percorso”. Israele desidera la fine dell’occupazione, la fine del genocidio, il ritorno dei rifugiati palestinesi nelle loro città e nei loro villaggi, ma gli Stati Uniti dicono: “No. Vogliamo che continuiate”? La politica estera statunitense impone agli israeliani di votare per Netanyahu, Smotrich Bezalel, Itamar Ben-Gvir? La politica estera degli Stati Uniti sta spingendo gli israeliani a organizzare picnic nel sud di Israele, per guardare i bombardamenti su Gaza?

In un momento storico in cui aveva su di sé l’attenzione del mondo, Yuval Abraham avrebbe potuto parlare del continuo affamare la popolazione di Gaza da parte di Israele, nonostante l’accordo di cessate il fuoco. Invece, ha parlato dei “crimini del 7 ottobre”. Avrebbe potuto chiedere l’attuazione da parte di Israele della fase due dell’accordo di cessate il fuoco – che prevede il rilascio dei restanti ostaggi israeliani e che Israele stesso sta rinnegando – invece ha parlato di un vago “rilascio degli ostaggi israeliani”, come se Hamas, piuttosto che Israele, fosse responsabile del ritardo.

Il discorso di Abraham è stato permeato da concetti e parole d’ordine liberali: coesistenza, non resistenza, anche se nel documentario Abraham cerca di resistere all’appropriazione della terra di Masafer Yatta da parte di Israele. Per molti spettatori, il risultato è stato il bisogno di sicurezza per gli israeliani, ma solo un accenno alla “sicurezza” per i palestinesi. Non si è parlato, per carità, di porre fine al blocco di Gaza e nemmeno di porre fine all’occupazione illegale della Cisgiordania. Le parole colonialismo dei coloni, occupazione, ritorno, blocco, fame, genocidio e apartheid non sono state pronunciate.

“No Other Land” avrà anche vinto un meritato Oscar, ma il discorso di Abraham è stato l’epitome dell’hasbara sionista liberale, rubando le luci della ribalta ai combattenti palestinesi per mettere al centro il ‘buon salvatore israeliano’.

Nada Elia è una studiosa-attivista palestinese, scrittrice e organizzatrice di base. Il suo libro sull’attivismo della diaspora palestinese, Greater Than the Sum of Our Parts, è stato pubblicato nel gennaio 2023.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

7/3/2024 https://www.invictapalestina.org/

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