Il Sulcis Iglesiente: terra avvelenata e dimenticata. Arrivo a Carbonia, città sarda il cui nome rievoca la sua ‘vocazione’ e penso a quanti amici e parenti sono stati colpiti in questi decenni da gravi patologie

foto di www.ilfattoquotidiano.it

Arrivo a Carbonia, città sarda il cui nome rievoca la sua ‘vocazione’/nascita legata al mondo minerario, e penso a quanti amici e parenti sono stati colpiti in questi decenni da gravi patologie come il cancro, e che ora non ci sono più.

Ultimamente, anche quotidiani locali, si stanno rioccupando di dare la notizia, riportando dati allarmanti.

Ma a che punto siamo? Cosa è stato fatto fino ad ora?

Come vivono gli abitanti di tali zone? Quali misure precauzionali/emergenziali sono state portate avanti?

E si, ho davvero posto tanti e diversi interrogativi, che vorrei trovassero finalmente delle risposte esaustive, e una precisa presa di posizione da parte delle Istituzioni per prevenire altre tragedie.

Perché c’è un dato incontrovertibile che citano tutti, consistente nell’aumento considerevole di patologie tumorali nel Sulcis Iglesiente. E ciò mi viene anche confermato dall’azione propulsiva di alcune associazioni locali che stanno svolgendo indagini in materia, le quali mi forniscono anche dati delle Asl.

Non posso neanche far finta che in tale zona della Sardegna, non siano presenti fabbriche ancora operative e miniere dismesse i cui veleni continuano a provocare danni da inquinamento ambientale e alle falde acquifere, con le relative conseguenze per la salute di uomini e animali.

Esiste infatti una correlazione stretta tra l’inquinamento ambientale, prodotto nelle aree industriali di queste zone, e i danni causati dall’inquinamento che si ripercuotono sulla salute di tutte le persone; non solo perciò, nei confronti dei lavoratori coinvolti nei processi produttivi, ma anche per le persone residenti (ciò è riportato da dati forniti dall’ASL e lo si sente ripetere come una litania in vari simposi tra uomini e donne “di ricerca”).

Ma allora mi chiedo: cosa stiamo aspettando ad intervenire?

Sinceramente, non mi interessa chi, politicamente parlando voglia ‘appropriarsi’ di tale battaglia, desidero solo che sia fatta giustizia, cioè che qualcuno si assuma la Responsabilità di trovare soluzioni a questa emergenza sanitaria, iniziando ad operare per rimuoverne le cause.

Ricordo anche in generale, che farsi ‘pubblicità’ sui malati, non è proprio il massimo, e che escludere chi ha portato avanti come mero cittadino tale indagine, non mi sembra utile a nessuno, sopratutto quando in simili battaglie ciò che conta è essere tutti dalla stessa parte, cioè del malato e dei suoi familiari.

Chiudo con una considerazione: si parla giustamente di Diritto al Lavoro, ma come si può esercitare tale diritto se viene a mancare il più elementare diritto Umano alla Salute? Si tratta di un ingiusto ‘compromesso’ che non possiamo più accettare.

Tiziana Mori

6/1172014 cagliari.globalist.it

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