Giovani. Imparare ad amarsi

A che punto siamo in Italia con l’educazione sessuale e affettiva nell’adolescenza secondo l’ultima indagine di Save the Children e Ipsos, pubblicata in occasione del 14 febbraio per sensibilizzare sulla necessità che questa materia venga resa obbligatoria nelle scuole, per supportare le nuove generazioni nella costruzione di relazioni più libere

In Italia ha ricevuto un’educazione sessuale a scuola meno di uno studente su due, con percentuali bassissime al Sud, e per la maggior parte delle persone adolescenti il digitale rappresenta la principale fonte di informazione sui temi della sessualità. Questo il quadro che emerge dall’indagine L’educazione affettiva e sessuale in adolescenza: a che punto siamo? realizzata da Save the Children in collaborazione con Ipsos per analizzarela consapevolezza di adolescenti e genitori riguardo a sessualità e affettività, con un’attenzione particolare al ruolo del digitale, della famiglia e della scuola nell’educazione su questi aspetti.

Pubblicata in occasione di San Valentino e a un anno di distanza dalla ricerca Le ragazze stanno bene? sulla violenza di genere nelle relazioni d’intimità fra adolescenti, l’indagine torna ad approfondire il rapporto dei e delle più giovani con la sessualità, portando l’attenzione sulla necessità di un’educazione sessuale e all’affettività per supportare le nuove generazioni nella costruzione di relazioni più sane.

Dalla ricerca, a cui ha preso parte un campione di 800 adolescenti tra i 14 e i 18 anni e di 400 genitori con almeno una figlia o un figlio in questa fascia d’età, “emergono passi avanti significativi nel dialogo tra genitori e figli sui temi della sessualità” ha dichiarato Antonella Inverno, Responsabile ricerca e analisi dati di Save the Children. Tuttavia, “colpiscono i dati sullo scarso accesso ai servizi sanitari, ai consultori e la percentuale molto limitata di adolescenti che si sottopongono al test Hiv, così come la resistenza di stereotipi e false credenze”.

Secondo i dati riportati nella ricerca, solo il 12% degli e delle adolescenti è stato in un consultorio – percentuale che cresce fra le ragazze (15%) – e l’82% non ha mai fatto un test per l’Hiv. Tra chi lo ha fatto (16%) la percentuale è più alta fra i maschi (20%), un valore che sembra correlato a quanto emerso dai focus group con adolescenti e giovani adulti, fra i quali persiste il falso mito che il virus sia una prerogativa della popolazione maschile non eterosessuale. Positivo invece il dato che riporta come il 72% delle persone giovani che hanno partecipato all’indagine si dichiari informato sul vaccino contro il papilloma virus (Hpv).

Per quanto riguarda i vissuti e le prime esperienze con la sessualità, secondo l’indagine ha avuto un’esperienza sessuale il 72% dei ragazzi e il 59% delle ragazze. Rispetto alle motivazioni che hanno spinto i giovani e le giovani a vivere queste esperienze, il 16% ha risposto che lo ha fatto “per non sentirsi diverso/a” e il 9% per “pressioni da parte del o della partner”. In entrambi i casi la percentuale è leggermente più alta per i ragazzi rispetto alle ragazze (18% contro 13%, e 10% contro 8%, rispettivamente), un valore che denota una maggiore insicurezza e predisposizione dei maschi a subire pressioni sociali. 

Allarmante il dato che lega le prime esperienze sessuali al trovarsi sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e che riguarda il 5% delle persone giovani intervistate.

Rispetto a genere e percezione della sessualità, emergono due dati preoccupanti: per il 66% degli adolescenti è possibile che le ragazze abbiano esperienze sessuali dopo aver bevuto molti alcolici (binge drinking) e il 69% di loro pensa che subiscano pressioni dal proprio partner per avere rapporti intimi senza usare il preservativo.

L’indagine ha approfondito anche il tema delle discriminazioni, rilevando che il 26% delle persone tra i 14 e i 18 anni pensa che sia frequente subire o assistere a discriminazioni legate all’orientamento o all’identità sessuale, il 22% a discriminazioni sessiste, e il 35% a episodi di body shaming.

Dal punto di vista dei genitori, la maggior parte delle persone intervistate esprime preoccupazioni sulla sessualità dei propri figli e delle proprie figlie, sia rispetto alle infezioni sessualmente trasmissibili (82%) che all’ambito relazionale, come la possibilità di avere relazioni tossiche (75%), ma anche rispetto alla possibilità di subire violenze sessuali (72%) e di avere rapporti sotto effetto di alcool o droghe (71%). 

D’altra parte, il 91% dei genitori si dichiara favorevole all’istituire l’educazione sessuale e affettiva come materia obbligatoria nelle scuole, mentre, secondo l’indagine, l’educazione sessuale a scuola ha riguardato solo il 47% delle persone giovani intervistate. Il valore raggiunge il 55% tra chi vive al Nord e arriva al 61% nel Nord-Est, ma scende al Centro (39%) e al Sud e nelle Isole (37%), evidenziando una significativa disparità territoriale in materia di educazione affettiva e sessuale. Non stupisce, dunque, che la maggior parte delle persone giovani (47%) cerchi online le informazioni sui temi della sessualità, e che il 24% creda che la pornografia offra una rappresentazione realistica dei rapporti sessuali.

Al contrario di molti paesi europei, come Germania, Austria, Svezia e Francia, dove i programmi di educazione alla sessualità e all’affettività sono ormai da decenni obbligatori e parte integrante dell’educazione formale, l’Italia è uno dei pochi stati membri dell’Ue che non prevede l’obbligo dell’educazione sessuale nelle scuole. Per questo, insieme al Movimento Giovani per Save the Children, l’associazione ha lanciato la campagna #Facciamoloinclasse, per chiedere una legge che inserisca l’educazione all’affettività e alla sessualità nei percorsi scolastici.

Per saperne di più

13/2/2025 http://www.ingenere.it/

Imamgine: Abbraccio Hernan Marina Abrazo naranja98

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