Israele nelle carceri ha usato tutti gli strumenti per torturare e umiliare i prigionieri

Ramallah-PIC. L’Associazione Prigionieri palestinesi (PPS) ha affermato che il Servizio Penitenziario israeliano (IPS) ha usato tutti gli strumenti per torturare e umiliare i prigionieri. L’ultimo caso ha riguardato l’obbligo per i prigionieri di indossare maglie con minacce scritte, e  braccialetti con messaggi minacciosi.

In una dichiarazione rilasciata sabato sera, la PPS ha spiegato che, come parte del terrorismo organizzato portato avanti da Israele contro i prigionieri palestinesi rilasciati e le loro famiglie, l’IPS ha usato tutti gli strumenti per umiliare, torturarli e opprimerli.

L’Associazione ha sottolineato che l’IPS continua a torturare i prigionieri, mentre le forze di occupazione continuano a minacciare le loro famiglie, un’estensione di pratiche usate da anni, ma che sono aumentate in modo significativo durante le recenti operazioni di rilascio.

L’autorità di occupazione israeliana non solo ha commesso crimini contro i prigionieri, ma ha anche scatenato il terrore organizzato contro le loro famiglie attraverso minacce che sono aumentate fino ad arresti e assassinii, e anche assalti alle case e atti di vandalismo e distruzione.

La dichiarazione ha evidenziato che la maggior parte dei prigionieri rilasciati come parte dell’accordo di scambio, e di quelli rilasciati dopo la guerra di sterminio, soffre di problemi di salute, rendendo necessario il loro trasferimento in ospedale.

Molti sono stati trasferiti in ospedale al momento del rilascio, sabato, a causa dei crimini a cui sono stati sottoposti, in particolare  tortura, reati medici e fame, oltre a umiliazioni e abusi sistematici, tra cui percosse  gravi eseguite da unità di repressione per uccidere i prigionieri o causar loro ferite e problemi di salute difficili da curare in seguito. Molti prigionieri hanno riferito che l’IPS li ha picchiati deliberatamente e selvaggiamente prima del loro rilascio.

Sabato, tra i rilasciati c’erano prigionieri malati che avevano sopportato anni di negligenza medica, tra cui Mansour Muqada e Iyad Haribat.

Il PPS ha avvertito che ci sono ancora più di 10.000 prigionieri nelle carceri israeliane e questo numero non comprende tutti i detenuti di Gaza, dove centinaia (migliaia?) sono trattenuti senza che si conosca la loro sorte o luogo di detenzione. Ha sottolineato che il tempo è un fattore critico che incide sul destino dei prigionieri nelle carceri israeliane: più a lungo sono detenuti, maggiori sono i rischi per il loro destino.

L’Associazione  ha affermato che l’obiettivo di tutti questi crimini e minacce non è solamente di tentare di uccidere e togliere la gioia della libertà, ma anche di minare lo status del prigioniero nella coscienza collettiva palestinese.

Il primo atto dei prigionieri rilasciati nel sesto gruppo per l’accordo di Al-Aqsa Flood è stato quello di bruciare le maglie che l’IPS aveva costretto a indossare prima del loro rilascio, in un quadro che riflette il loro rifiuto alle pratiche criminali israeliane. Testimoni hanno riferito che all’arrivo all’European Gaza Hospital di Khan Yunis, i prigionieri hanno tolto le maglie bianche che l’IPS li aveva costretti a indossare, su cui campeggiava la Stella di David e la frase “Non perdoneremo e non dimenticheremo”, e le hanno bruciati tra i cori dei loro familiari e sostenitori.

I prigionieri hanno espresso la loro indignazione per le pratiche criminali dell’occupazione volte a umiliarli e a degradarli, sottolineando che “è il nostro popolo che non dimenticherà e non perdonerà i crimini dell’occupazione per oltre sette decenni”.

Diversi prigionieri rilasciati hanno confermato di aver subito le più orribili forme di torturaumiliazione e fame durante la loro detenzione, sottolineando che l’IPS ha usato tattiche di pressione psicologica, tra cui obbligarli a indossare questi abiti con simboli israeliani per umiliarli.

In tale contesto, l’esperto accademico e di affari israeliani, dr. Mohannad Mustafa, ha osservato che costringere i prigionieri palestinesi a indossare questi abiti riflette il punto di vista di Israele sui fatti recenti. Ha spiegato che lo slogan scritto sugli abiti è ispirato al simbolismo dell’Olocausto nella memoria ebraica, indicando che Israele vede i fatti del 7 ottobre 2023 come un’estensione di quella tragica storia, secondo quanto riportato da Al Jazeera.

Mustafa ha sottolineato che Israele non ha mai agito in questo modo, in passato, e che questo comportamento riflette uno stato di debolezza senza precedenti nella sua struttura politica e militare. Ha descritto il fatto di costringere i prigionieri a indossare questi abiti come un’”azione da milizia” che riflette un declino del potere israeliano, aggiungendo che questo approccio non era stato adottato in precedenza, indicando un cambiamento significativo nel modo in cui Israele tratta i Palestinesi e i fatti attuali. Secondo la Commissione Palestinese per gli Affari dei Prigionieri e degli Ex Prigionieri, l’ultimo gruppo di prigionieri palestinesi rilasciati comprendeva 36 condannati all’ergastolo, e 333 incarcerati dalla Striscia di Gaza, detenuti durante l’aggressione israeliana.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli

17/2/2025 https://www.infopal.it/

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