La Corte di giustizia europea condanna il Governo italiano: si riapre tutto il capitolo dei precari.

La Corte di giustizia europea ha bocciato oggi il sistema delle supplenze utilizzato nella scuola statale italiana. Ora 250mila precari della scuola possono chiedere la stabilizzazione e risarcimenti per due miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianita’ maturati tra il 2002 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilita’ estive su posto vacante. Secondo l’Anief, che si appresta a patrocinare decine di migliaia di ricorsi, la sentenza avra’ addirittura effetti sul sistema di assunzioni nell’amministrazione pubblica. “Il governo, temendo le conseguenze della sentenza, era gia’ corso ai ripari: nel piano di riforma ‘La Buona Scuola’ ha previsto infatti un piano di assunzioni di tutti i docenti inseriti nelle Gae (graduatorie ad esaurimento, 150mila), principio ribadito nel disegno di legge di stabilita’ 2015. Eppure rimangono esclusi i 100mila docenti che sono abilitati ma non inclusi nelle Gae nonche’ i circa 20mila Ata chiamati in supplenza annuale che potranno ricorrere al giudice del lavoro. Ma anche chi e’ stato assunto, sottolinea l’Anief, puo’ portare in tribunale lo Stato italiano per aver violato sistematicamente le norme comunitarie”. 

Secondo la Corte di giustizia, la normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola e’ contraria al diritto dell’ Unione. “Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non e’ giustificato,” si legge nella nota pubblicata oggi completa di motivazioni. “La normativa italiana non prevede alcuna misura che limiti la durata massima totale dei contratti o il numero dei loro rinnovi,” spiega ancora la nota, aggiungendo inoltre che “la normativa italiana non prevede alcuna misura diretta a prevenire il ricorso abusivo a una successione di contratti di lavoro a tempo determinato.” La nota conclude che le norme europee “non ammettono una normativa che, in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali dirette all’assunzione di personale di ruolo delle scuole statali, autorizzi il rinnovo di contratti a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti e di personale amministrativo, tecnico e ausiliario, senza indicare tempi certi per l’espletamento di dette procedure concorsuali ed escludendo il risarcimento del danno subito a causa di un siffatto rinnovo.” 

“Renzi non può più sostenere che il sindacato difende i garantiti! – sottolinea in una nota il segretario del sindacato della scuola della Cgil, Mimmo Pantaleo -. Finalmente le ragioni dei precari – stabilità del lavoro e equa retribuzione – sostenute dalla Flc-Cgil anche in migliaia di ricorsi sono state riconosciute alla luce del sole. Adesso sfidiamo il Governo a dare immediata attuazione alla sentenza stabilizzando tutti i precari e non solo quelli iscritti nelle graduatorie a esaurimento”.

Flc-Cgil annuncia di voler chiedere che nelle elezioni nel pubblico impiego delle RSU di marzo ai precari venga riconosciuto il diritto a candidarsi e a votare. “Nel rinnovo dei contratti nazionali – si legge nella nota – rivendicheremo uguali retribuzioni e diritti tra lavoratori precari e a tempo indeterminato. La Flc-Cgil vuole unire il mondo del lavoro e per queste ragioni continueremo a lottare per cancellare il precariato. Invece il Governo Renzi con il Jobs Act allarga la precarietà e riduce il lavoro a merce per rispondere agli interessi delle imprese e dei poteri forti. La sentenza della Corte di Giustizia Europea rafforza le ragioni dello sciopero generale del 12 Ottobre”.

Seccondo Usb occorre essere chiari con i lavoratori, perché la sentenza non determina assunzioni immediate, nemmeno nella Scuola. “Significa ricorsi ed ancora ricorsi. Ed i precari non possono aspettare gli anni del dibattimento nelle aule legali”, sottolinea Cristiano Fiorentini.

“Ora, questa sentenza avrà un effetto diretto – prosegue Fiorentini – l’Italia subirà un procedimento di infrazione per la scuola. Fu proprio l’USB Pubblico Impiego, nel 2013, a denunciare l’Italia alla Comunità Europea per aver disatteso la direttiva sui contratti a tempo determinato. Quella nostra iniziativa ha comportato l’inizio dei procedimenti d’infrazione contro il governo Renzi, determinando l’apertura all’ARAN del tavolo di modifica del regolamento elettorale per le RSU, per estendere il diritto all’elettorato attivo e passivo ai lavoratori  a tempo determinato”.

“Come organizzazione useremo anche i ricorsi legali – annuncia Fiorentini – cha rappresentano uno degli strumenti nella lotta contro la precarietà. Ma la precarietà è una questione politica, che non troverà soluzione definitiva nelle aule dei tribunali. Per sanare le sue gravi inadempienze, l’Italia dovrà infatti creare una norma, non solo per la Scuola, ma anche per gli altri comparti del pubblico impiego, ovvero Ricerca, Sanità, Enti locali, Università e Pubblica Amministrazione in genere”.

Fabrizio Salvatori

26/11/2014 www.controlacrisi.org

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