La peggio condizione sul lavoro
Qual è la condizione delle donne nell’ambito del lavoro? Che domanda… non è tutto nella ‘norma’? Sono tante le variabili da considerare, per cui dare un quadro definito in base a dati statistici non sarebbe molto chiaro e neanche del tutto attendibile. Comunque, le statistiche che ci dicono che il numero delle donne nel mercato del lavoro è aumentato, ci dicono anche, però, che le loro condizioni sono peggiori di quelle degli uomini: come retribuzione, come prestigio, come carico di responsabilità (poiché le donne hanno sempre un lavoro a tempo pieno nella casa e con la famiglia).
Ma… questo discorso non vale se ci affacciamo sul tema dal punto di vista delle classi sociali, dato che le donne benestanti usufruiscono di badanti, baby-sitter, colf e quanto altro si possa trovare nel mercato privato per soddisfare i bisogni di cura e di assistenza. Quando per qualche anno sono stata presidente di una commissione PPOO, nel comune di Cori(LT), facemmo una ricerca con tanto di questionari distribuiti nelle scuole sul “Tempo lavorato delle donne”, conclusasi con una conferenza.
Alcuni questionari ci sono tornati indietro con delle esclamazioni liberatorie da cui si poteva evincere il bisogno che c’era di parlare di un tema del genere. Naturalmente risultava che, spesso, quel tempo diventava di dodici se non, in alcuni casi, più ore, per il cumulo di responsabilità. A questo si aggiungeva l’impossibilità di dedicarsi ad altro, alla politica o ad altre passioni.
Se andiamo a esaminare le professioni non regolamentate, o non riconosciute in Albi, quelle che richiedono maggiore flessibilità, troveremo anche lì una maggioranza di donne. Se guardiamo al mondo dello Sport poi, vediamo un’altra gigantesca disparità di trattamento, alle donne, anche a campionesse dello sport del livello di Federica Pellegrini, non viene riconosciuto lo status di sportiva-professionista. Resta sempre nel limbo del dilettantismo con tutto quello che comporta dal punto di vista dei riconoscimenti economici e non solo. Certo che poi si rifanno con le sponsorizzazioni etc. Il calcio femminile? Non è una cosa seria… figuriamoci la pallanuoto. Se l’emancipazione femminile c’è stata, come una lunga rivoluzione che è avanzata dall’Ottocento e ha attraversato il Novecento, gli uomini e le istituzioni sono rimasti indietro. Si nota nelle grandi difficoltà di relazione come nelle mancate risposte alle esigenze familiari quando una donna lavora. Poi ci sono le donne di successo, quelle che sembrano inossidabili, quelle, insomma, che hanno interiorizzato il modello del Pensiero Unico insieme al modello universale maschile. Certo, così, sembra tutto ‘normale’ e facile.
In realtà nel mondo del lavoro, il Potere diventa la dimensione che genera i conflitti più duri, in cui chi vuole appropriarsene usa tutte le armi possibili, che sia un uomo o una donna che abbia introiettato il modello maschile. E la questione è proprio che non si vuole mettere in discussione l’autoritarismo. Vorrei terminare facendo un brevissimo riferimento all’Antigone di Sofocle(V sec. A.C.), in cui l’eroina, nel conflitto con il tiranno Creonte, rappresenta ogni persona che si oppone al potere autoritario e che se ne assume la responsabilità, fino a morirne . (*) L’Antigone viene presa a modello di alcune situazioni paradigmatiche dove possono insorgere conflitti e abusi di potere, così come nei contesti a organizzazione gerarchica. La sua scelta di seguire la legge morale (e del sentimento familiare e umano), contravvenendo alla Legge imposta, le fa percorrere una strada che la conduce a ritrovarsi da sola.
Non è questo articolo il luogo per approfondire il discorso che vede insieme all’opposizione Ius/Lex, quella Femminile/Maschile nei confronti dell’Autoritarismo e una serie di fondamentali argomentazioni che non hanno smesso di essere attuali. Volevo solamente rimarcare un punto, da approfondire ulteriormente, cioè che la gestione femminile, nel senso pieno, di contesti lavorativi organizzati, come istituzioni pubbliche o aziende private, porterebbe a un cambiamento paradigmatico rispetto la gestione gerarchica e autoritaria maschile attualmente prevalente.
Una gestione che, come la intendo io, insieme alla messa in discussione del Patriarcato, porta avanti la critica e la lotta al modello capitalistico.
(*) Antigone è una ragazza che ha una fede incontrastabile nella santità dei vincoli di sangue, così vìola il bando di Creonte, il re, per rendere gli onori funebri al fratello, anche se era caduto da traditore portando le armi contro la propria patria.
Laura Lolli Nanni
collaboratrice di Lavoro e Salute
Pubblicato sul numero di aprile del periodico www.lavoroesalute.org
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