La “vera” Italia che la destra non vede nel 57° Rapporto CENSIS

Dal 57° Rapporto Censis emergetra le tante altre cose, un’Italia molto distante dalla narrazione delle destre temporaneamente al governo del Paese. Un’Italia che le destre si ostinano a non vedere, a cercare in tutti i modi di nascondere, ma che – a dispetto di tutto e tutti  va avanti e si afferma sempre di più. Di questa Italia dal Rapporto Censis 2023 tiriamo fuori tre istantanee.

Un’Italia sempre più ricca di diversità

Le famiglie in Italia sono complessivamente 25,3 milioni. Quelle tradizionali, composte da una coppia, con o senza figli, sono il 52,4% del totale. Nel frattempo, tutte le altre tipologie non convenzionali stanno aumentando, e non sembra essere lontano il momento in cui i nuovi format familiari supereranno quelli tradizionali: il 33,1% delle famiglie è composto da persone che vivono da sole, e nel 20,9% dei casi (5,3 milioni) si tratta di single, ovvero di persone sole non vedove, cioè persone che vivono da sole per scelta o comunque senza un partner; il 10,7% delle famiglie (2,7 milioni) è di tipo monogenitoriale, in quanto è composta da un genitore solo con figli (nel 2009 la quota era dell’8,7%). Si tratta generalmente di nuclei formati a seguito di separazioni o divorzi, e nella grande maggioranza dei casi il genitore che vive con i figli è la madre. Il numero dei matrimoni si riduce (ne erano stati celebrati 246.613 nel 2008, solo 180.416 nel 2021) e oggi esistono 1,6 milioni di famiglie (l’11,4% del totale) costituite da coppie non coniugate. Dal 2018 al 2021 sono state celebrate 8.792 unioni civili (all’inizio del 2022 in Italia risultavano 17.453 cittadini residenti uniti civilmente). I cittadini stranieri oggi sono presenti in 2,6 milioni di nuclei familiari (il 9,8% del totale), e 1,8 milioni di famiglie (il 7,0% del totale) sono composte esclusivamente da cittadini stranieri.

Oggi sembra giunta a maturazione una nuova stagione di rivendicazioni, come dimostrano le opinioni espresse dagli italiani in merito ad alcune questioni dirimenti che faticano a trovare un riconoscimento ufficiale per via legislativa: il 74,0% degli italiani si dice favorevole all’eutanasia, con percentuali trasversali al corpo sociale, che arrivano all’82,8% tra i giovani e al 79,2% tra i laureati; il 70,3% degli italiani (quota che sale al 77,1% tra le donne e al 75,1% tra i giovani) approva l’adozione di figli da parte dei single; il 65,6% si schiera a favore del matrimonio egualitario tra persone dello stesso sesso, con percentuali che arrivano al 79,2% tra i giovani e raggiungono un significativo 45,4% di favorevoli anche tra gli anziani; il 54,3% della popolazione si esprime per l’adozione dei figli da parte di persone dello stesso sesso, con percentuali che vanno da un massimo pari al 65,5% tra i giovani a un minimo del 41,4% tra gli anziani; rimane invece minoritaria, pari al 34,4% delle opinioni, la quota di italiani favorevoli alla gestazione per altri (Gpa), la forma di procreazione assistita in cui una donna si assume l’obbligo di provvedere alla gestazione e al parto per conto di altri senza assumersi la responsabilità genitoriale. In merito al riconoscimento della cittadinanza italiana ai minori stranieri, il 72,5% degli italiani si dice favorevole all’introduzione dello ius soli, ovvero la cittadinanza per i minori nati in Italia da genitori stranieri regolarmente presenti, e il 76,8% si esprime a favore dello ius culturae, ovvero la concessione della cittadinanza agli stranieri nati in Italia o arrivati in Italia prima dei 12 anni che abbiano frequentato un percorso formativo nel nostro Paese.

Un’Italia più da emigrazione che da immigrazione

Il nostro Paese continua a essere un Paese di emigrazione (sono più di 5,9 milioni gli italiani attualmente residenti all’estero) più che di immigrazione (sono 5 milioni gli stranieri residenti nel nostro Paese). I 5.933.418 italiani residenti all’estero (pari al 10,1% dei residenti in Italia) hanno registrato un incremento del 36,7% negli ultimi dieci anni (ovvero quasi 1,6 milioni in più). A caratterizzare i flussi centrifughi più recenti è l’aumento significativo della componente giovanile. Nell’ultimo anno le iscrizioni all’Aire per espatrio sono state 82.014, di cui il 44,0% (la quota più elevata tra le classi di età considerate) da parte di italiani di 18-34 anni, per un totale di 36.125 giovani che hanno scelto di cercare altrove la propria strada, definitivamente o per un periodo transitorio. Se si aggiungono anche i minori al seguito delle loro famiglie (13.447), l’espatrio delle nuove generazioni di italiani ha sfiorato nell’ultimo anno le 50.000 unità, il 60,4% di tutti gli iscritti per espatrio. Le mete predilette rimangono il Regno Unito (il 16,4% delle partenze dell’ultimo anno), poi Germania (13,8%), Francia (10,4%) e Svizzera (9,1%).

Un’Italia che non può fare a meno degli stranieri  

Il mercato del lavoro non può fare a meno degli stranieri. Nei prossimi tre anni saranno ammessi in Italia attraverso il “Decreto flussi” 452.000 cittadini stranieri, un numero decisamente più alto rispetto al passato. I lavoratori stranieri sono 2.374.000 e rappresentano il 10,3% del totale degli occupati. Di questi, 2.068.000 (l’87,1%) sono lavoratori dipendenti. Tra i lavoratori dipendenti stranieri, il 22,5% (465.000) è occupato a tempo determinato e il 24,4% (579.000) ha un lavoro part time. Tra gli stranieri occupati, il 29,9% svolge lavori per cui non è necessaria alcuna qualifica professionale, contro il 9,5% degli occupati italiani, e solo l’8,2% è impiegato in professioni tecniche e qualificate, contro il 37,3% degli italiani. Il 48,2% degli stranieri che lavorano è in possesso al massimo della licenza media (tra gli italiani la quota è del 27,4%), mentre l’11,5% è in possesso di un titolo terziario (tra gli italiani la quota sale al 25,8%). E il 61,4% degli stranieri laureati svolge lavori di livello più basso rispetto al titolo conseguito. Sono gli stessi cittadini italiani che dichiarano per il 72,8% del totale che i migranti svolgono lavori necessari che gli italiani non vogliono fare, con percentuali che arrivano al 76,0% nelle regioni del Sud.

Qui per approfondire e scaricare i materiali: https://www.censis.it/rapporto-annuale/57%C2%B0-rapporto-sulla-situazione-sociale-del-paese2023

Giovanni Caprio

2/12/2023 https://www.pressenza.com/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *