Le ultime sulla manifestazione di domani a Ghedi – Info logistiche / Tutte le adesioni / I manifesti / L’appello

Informazioni logistiche

– Concentramento in PIAZZA ROMA A GHEDI, i pullman lasciano i manifestanti in Piazza Roma, e poi vanno a parcheggiare in *VIA ARTIGIANALE,* ZONA INDUSTRIALE.

– Alla fine della manifestazione ore *17.30* I pullman devono andare a prendere i lavoratori all’ingresso *dell’aeroporto militare di Ghedi in Via Castenedolo, 85, Ghedi BS* 

– per le macchine: previsto il parcheggio in *via Dei Fontanili a Ghedi.*

 Alla fine della manifestazione ci sarà il *bus navetta* che riporta i manifestanti che non sono venuti con i pullman in Piazza Roma

– Per chi arriva dall’A4: uscita Brescia Est, direzione Ghedi, piazza Roma, Ghedi

– Per chi arriva dalla A21 uscita Manerbio e poi Piazza Roma a Ghedi.

Tutte le adesioni

Brescia anticapitalista – Collettivo NN Brescia – Collettivo Linea Rossa della bassa bresciana – Centro di documentazione contro la guerra, Milano – Comitato internazionalista, Como – Comitato permanente contro le guerre e il razzismo, Marghera – Controtendenza Piacenza – Controvento – Laboratorio politico Iskra – Movimento di lotta per il lavoro 7 novembre, Napoli – Plat Bologna – Rete dei comitati e dei collettivi di lotta Roma e Viterbo – SI Cobas – Tendenza internazionalista rivoluzionaria

Comitato 23 settembre, SGB (Sindacato generale di base), Fronte della gioventù comunista, Fronte comunista, Potere al popolo, Collettivo Occhio di classe, FIR, IMA (International Migrants Alliance), USB Brescia, Slai Cobas per il sindacato di classeCollettivo autonomo gardesano, Infospazio 161 Verona, Cantiere antifascista Valpolcevera (Genova), Centro di iniziativa proletaria G. Tagarelli di Sesto san GiovanniUnione popolare (Brescia), Alternativa libertariaPiattaforma comunista

L’appello

Il 21 ottobre manifestiamo a Ghedi: contro la guerra, l’economia di guerra, il governo Meloni, la NATO

La guerra tra NATO e Russia in Ucraina, una guerra che è da ambo i lati dettata da interessi di dominio e di sfruttamento, e ha già prodotto un orrendo massacro di centinaia di migliaia di morti e di feriti, non accenna a finire. Anzi, nonostante si parli di proposte di pace, la continua fornitura di armi da parte di UE e Stati Uniti a Kiev prolunga la guerra e la porta sempre più in territorio russo.

Su scala globale, è in atto una crescita esponenziale delle tensioni commerciali, diplomatiche, militari e, in questo contesto, è partita una vera e propria corsa al riarmo che esprime e a sua volta alimenta la corsa verso nuove, catastrofiche guerre inter-capitalistiche per una spartizione del mercato mondiale tra le massime potenze capitalistiche dell’Ovest e dell’Est.

Intanto in Italia e nell’intero Occidente si afferma a grandi passi un’economia di guerra e un disciplinamento sociale sempre più soffocante nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, sui territori, nei mezzi di comunicazione.

Il governo Meloni attacca frontalmente le condizioni di vita di milioni di lavoratori, disoccupati e precari, ha consentito senza muovere un dito l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità che colpisce salari che sono già in molti casi da fame, effettua altri tagli alla sanità pubblica, ai servizi sociali e al reddito di cittadinanza, con milioni di famiglie spinte verso la povertà estrema, ha dato il via libera alla violazione di tutte le norme di sicurezza sul lavoro con l’effetto di moltiplicare i morti sul lavoro, prosegue nell’opera di devastazione sociale e ambientale, aumenta le spese militari per l’invio di armi in Ucraina e per il potenziamento delle basi e delle infrastrutture belliche. E ora, per deviare la crescente rabbia su un falso bersaglio, indica negli emigranti-immigrati il “vero nemico” da cui difendersi.

In realtà, invece, il nostro primo e principale nemico è qui, ed è proprio il governo Meloni e la classe degli sfruttatori, grandi, medi e piccoli per conto dei quali l’esecutivo delle destre amministra le spese dello stato e il cosiddetto ordine pubblico.

La guerra e le politiche di austerity sono due facce della stessa medaglia: ad un aumento delle spese militari e per la repressione corrisponde, da un lato, il taglio di pari intensità ai salari, alle pensioni e alla spesa sociale, dall’altro un incremento della militarizzazione della vita sociale, del nazionalismo, del razzismo di stato, del sessismo favorendo la impressionante crescita della violenza fisica e psicologica contro le donne, dell’intervento poliziesco nelle lotte sindacali e sociali.

Contro questa nuova barbarie che avanza, facciamo appello a tutte le realtà attive contro la guerra, nelle scuole, nelle lotte sociali e ambientali, affinché la giornata di sabato 21 ottobre diventi l’occasione per rilanciare la mobilitazione contro la guerra, l’economia di guerra, il governo Meloni, per lo scioglimento della NATO, la chiusura di tutte le basi militari e il ritiro delle truppe italiane all’estero.

La scelta della giornata del 21 ottobre rappresenta per noi un ponte verso quei lavoratori e quelle lavoratrici che il giorno prima entreranno in lotta “contro guerra, carovita, precarietà, per fermare il governo Meloni” in occasione dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base.

Per questo – nel contesto di un insieme di iniziative contro la guerra in Italia e all’estero – promuoviamo il 21 ottobre una mobilitazione nazionale unitaria a Ghedi. Ghedi è la base storica di attacco dell’aeronautica militare italiana e il deposito di decine di bombe atomiche NATO-US da montare su aerei italiani. Mentre in molti vanno alla ricerca del nemico solo ed esclusivamente al di fuori dei confini nazionali, i duri fatti dimostrano che il nostro primo nemico è qui “in casa nostra”.

Da Ghedi vogliamo far arrivare il nostro messaggio anti-militarista e disfattista anche al di là delle frontiere italiane per dare il nostro contributo al coordinamento internazionale e internazionalista delle iniziative di lotta contro la guerra in Ucraina, contro tutte le guerre del capitale. La sola ed unica forza che può fermare la folle corsa alla distruzione reciproca dei paesi e alla catastrofe ambientale e umana che la accompagna è il disfattismo in Ucraina, in Russia e qui verso i “propri” governi, i “propri” capitalismi, e l’affratellamento, l’unità tra gli sfruttati e gli oppressi di tutti i paesi del mondo.

Proletari di tutti i paesi uniamoci: è ancora e sempre questa la via della liberazione dallo sfruttamento e dalla guerra.

20/10/2023 https://pungolorosso.wordpress.com/

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