Napoli, sanità e Terra dei Fuochi

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di Paolo Fierro

Medicina Democratica Napoli

Il 20 febbraio 2025 si è tenuta un’assemblea dibattito a Napoli nella sala Nugnes del Comune sul tema ” la Salute che ci manca” -sottotitolo “un messaggio alla politica”.

La sintesi di questo incontro è in questa slide che fotografa la mortalità distribuita per macroaree e per città metropolitane .
Sono dati recenti, da fonte ISTAT , che arrivano al 2019 e sono stati pubblicati dal Quotidiano Sanità-it all’inizio di questo mese di febbraio 2025 . Simili quadri si ricavano da pubblicazioni di riviste accreditate in epoca recente ma anche risalenti a qualche decennio fa.

La guglia che spicca in questa infografica riguarda l’area metropolitana di Napoli : non è un lieve dislivello in alto ma una vetta , un primato poco invidiabile che descrive esattamente , riletto in negativo, quanta salute ci manca , a noi cittadini campani , e quanta vita ci è sottratta verrebbe da dire impunemente.
Potremmo ragionare anche raffrontando analoghi grafici di mortalità evitabile pubblicati periodicamente da MEV(i) che calcolano i giorni di vita persi a causa di un cattivo funzionamento del sistema sanitario, della mancanza di prevenzione, da cure inadeguate e tardive : quadri sovrapponibili praticamente ma graficamente meno efficaci.

Ci manca quindi tanta salute quanta è rappresentata da quel cumulo di vittime in eccesso ,la cui morte prematura è ascrivibile alla cattiva gestione della salute complessivamente dai determinanti di base , ambiente compreso, fino all’organizzazione delle cure . L’imputato è quindi la politica , nazionale e regionale.
A questo punto noi abbiamo inteso lanciare un messaggio alla politica : essa continua a sbagliare impostazione nonostante i numeri catastrofici e deve cambiare rotta se vuole acquisire credibilità .

I governanti continuano a voler costruire un edificio partendo dai piani superiori , approvando i P.R.O, piani regionali ospedalieri , oltretutto sulla base delle spinte corporative e/o speculative delle lobby che li hanno eletti , trascurando il dato evidente a tutti che queste costruzioni spesso ardite e irte come torri medioevali poggiano su palafitte in mezzo al deserto . Nel deserto nessuno costruisce palafitte con pesanti edifici sovrapposti perché alla prima bufera essi crolleranno. E la bufera c’è stata, catastrofica, ed è stato il Covid che ha abbattuto le torri ospedaliere più alte costruite in Italia, quelle lombarde , mentre da noi già le palafitte erano malconce e le costruzioni non si sa se verranno mai completate .

Cosa fare quindi per non incorrere in questo errore pacchiano oltre che disastroso?
Bisogna a nostro avviso iniziare a prendere sul serio la parola prevenzione e studiare una strategia per renderla una scelta sostanziale non un semplice enunciato, un vocabolo utilizzato per retorica.
Questa scelta è tanto più urgente in una regione nella quale la città capoluogo, Napoli, accanto alle meraviglie dell’arte greco-romana , della magnificenza dei nostri musei, del barocco del nostro centro storico ,presenta ben due SIN, Bagnoli Coroglio e Napoli orientale . Si tratta di due siti, due aree periferiche imbottite di una nocività stratificatasi lungo più di un secolo di attività industriali ad alto impatto ambientale . Parliamo di Eternit, italsider, Depositi di carburanti di tutti i tipi, traffici veicolari e marittimi con navi che stazionano con motori accesi per settimane a pochi metri dai quartieri popolari, e poi roghi, smaltimento illegale di rifiuti e quel tanto, tantissimo di speculazioni e malavita . Come se questo non bastasse attorno al perimetro urbano partenopeo una corona di altri siti tristemente famosi per i l’accumulo di veleni che ne ha stravolto l’ambiente; l’Agro aversano e litorale Domizio , il litorale vesuviano , le terre dei fuochi e una loro capitale riconosciuta , Acerra .

Questa cittadina è una storia emblematica per l’evoluzione della nocività in epoca moderna: aree agricole di grande tradizione agroalimentare stravolte dall’industrializzazione del secondo dopoguerra, la Montefibre e il suo indotto, montagne di amianto e composti derivati dalla produzione delle fibre sintetiche, poi la dismissione e l’ingresso in scena di un’altra azienda , innominabile ma potente , tanto potente da dilagare in tutte le aree tra Napoli e Caserta. È l’ecomafia, il traffico dei rifiuti che finiscono nel sottosuolo per lo più ma anche in cumuli da dare al fuoco. Si inaugura un tipo di inquinamento pleiomorfo, che espande non più singole sostanze nocive ma combinazioni sempre mutevoli di metalli pesanti, composti chimici, sostanze radioattive e multiformi sono le sue conseguenze sulla salute. Dalle malformazioni congenite ai tumori di tutti i tipi che compariranno anni dopo nel registro tumori dell’ASL Napoli2 Nord. Poi lo stato decide di intervenire, con la repressione e qualche condanna, ma paradossalmente con una soluzione alternativa che a ben guardare non è molto diversa dal male iniziale : l’inceneritore . Un megaimpianto per il trattamento dei rifiuti tramite combustione viene imposto con la forza, l’intervento dell’esercito che reprime una grandiosa manifestazione che si oppone all’impianto. L’idea è quella di condannare questi territori a ospitare per sempre il sistema dei rifiuti, prima da parte della camorra poi da parte dello stato. A conferma di questa strategia arriva il progetto di ampliamento, la quarta linea dell’inceneritore, che però viene respinto da una manifestazione popolare imponente . Poi in questi giorni arriva la condanna dell’Italia da parte della Corte internazionale di Strasburgo per le gravissime inadempienze nella gestione dell’inquinamento indotto dai rifiuti e poi per le conseguenze sulla salute che hanno colpito le popolazioni esposte .

Di questo capitolo ci ha parlato Giovanni D Laurentis, attivista del comitato No quarta linea
Si pone quindi il problema del significato da dare alla lotta per il diritto alla Salute così oltraggiato .
La battaglia per ottenere le bonifiche è sicuramente la priorità assoluta in una regione nella quale le bonifiche programmate sono state realizzate in percentuali minime.

La dottoressa Cicale, dell’ISDE Napoli nord , ci ha proposto una serie di metodiche utili a documentare il grado di penetrazione delle sostanze nocive nell’organismo vivente a partire dalla mineralometria del capello che documenta un accumulo non recente ma continuato per anni di elementi sicuramente causa di disturbi metabolici, malattie degenerative oltre ai tumori di vario tipo .
Analoghe ricerche sono state effettuate nello studio SPES ed erano inclusive anche delle diossine ma , secondo la ricercatrice , avevano il difetto degli alti costi e della instabilità dei risultati perché l’accumulo delle sostanze nocive sarebbe più difficile da documentare rispetto alla capacità del capello di captare e trattenere i metalli pesanti.
I dati che se ne possono trarre, confrontati con analoghe ricerche su suolo, acque e aria, ci danno la misura del rischio cui sono esposti i residenti, valutazione che precede l’instaurarsi della patologia ed è quindi cosa ben diversa dalla prevenzione secondaria, cioè la medicina predittiva.

Altro cardine di un nuovo approccio alla salute deve essere la partecipazione democratica. Su cosa si può sviluppare questo elemento? La conoscenza dei dati, la tempestività, la loro intellegibilità e la scelta della metodologia sono evidentemente l’alimento principale di una interlocuzione vera tra organismi associativi e i decisori politici . Al contrario nella regione Campania le istituzioni hanno sempre scoraggiato questo passaggio preferendo tutt’al più assumere il ruolo del prete nel confessionale , quello di raccogliere le lamentele e le denunce delle associazioni con un tono tra il bonario e il distratto prendendo appunti su taccuini che nessuno realmente leggerà. Questo è secondo loro un profilo democratico delle istituzioni sempre pronte , in caso di difficoltà, a mostrare anche il carattere repressivo.

L’avvocato Carlo Spirito ha fornito le possibilità legali di reclamare l’acquisizione di dati epidemiologici e sanitari non solo con la modalità dell’accesso agli atti che è un diritto del singolo cittadino ma come diritto civico delle popolazioni . Enzo Caporale ha elencato tutte possibili fonti di conoscenza che dovrebbero essere fornite dalle AASSLL, dai Comuni , dalla Regione : REC,RENCAM, ReNam, Registro delle malformazioni infantili ,malattie rare . Le inadempienze di ASL Napoli 1 e della Regione sono scandalose per questo capitolo .. Questi dati a nostro avviso andrebbero sempre confrontati con i dati dei determinanti di salute , reddito, scolarità, condizioni abitative, secondo lo schema dei profili di comunità pubblicati dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul disagio delle periferie il cui grande pregio è stato di disegnare la distribuzione topografica della sofferenza sociale , addirittura con lo studio delle subunità territoriali .

Nelle nostre ricerche sulla mortalità nel Comune di Napoli, il Referto epidemiologico comunale , abbiamo rilevato la sovrapposizione tra le mappe della mortalità in eccesso con quelle del disagio sociale e ancora con quelle dell’inquinamento industriale e degli sversamenti malavitosi.
Sembra una legge ineluttabile: malattie e mortalità in eccesso colpiscono di più gli strati sociali più poveri che vivono nelle periferie più inquinate.
Questo alla fine è il messaggio alla politica.

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Il progetto “Rossella” per la Terra dei Fuochi

Sintesi dell’intervento di Antonella Maria Ilaria Cicale
presidente ISDE Napoli nord – medico di base a Quarto – Napoli

Individuare le correlazioni tra l’incidenza dei tumori e le caratteristiche ambientali del territorio nel quale si verificano è la nuova sfida che una medicina attenta alla prevenzione deve lanciare al progressivo aumento di malattie oncologiche nella cosiddetta Terra dei fuochi. Si tratta della vasta area che si estende tra la Città di Napoli e Caserta che rappresenta un grave problema sanitario oltre che ambientale.

Il dato emblematico è rappresentato dai dati del registro tumori dell’Asl Napoli 2 Nord che sono strettamente legati alla nocività accumulata in decenni di sversamenti illegali di rifiuti pericolosi e tossici. Avendo la possibilità di confrontarli con quelli delle asl limitrofe, si rileverebbe come questo rapporto è puntualmente confermato in tutti i territori attraversati dal fenomeno delle ecomafie ma anche, aggiungiamo, da processi industriali che hanno violato l’equilibrio ambientale per l’intero 900.

. L’incidenza dei tumori rilevata nel distretto di Acerra ,appartenente all’Asl Napoli 2 Nord, è tra i più alti d’Italia, sovrastato di poco solo da quello della limitrofa ASL Napoli 1 centro.

In particolare si tratta di una sistematica analisi di dati biologici ed ambientali La metodologia innovativa risulta essere, secondo il gruppo di ricerca che ha concepito il progetto, l’analisi tricologica con dosaggio dei metalli pesanti accumulati.

L’analisi di campioni di capelli dei residenti nei territori in indagine consentirebbe la raccolta di dati certi sull’esposizione di lunga data agli inquinanti , con una tecnica di basso costo , che non presenta le incertezze di analoghe indagini sul siero o nelle urine, peraltro molto più costose e di difficile utilizzo come metodo di screening.

Oltre tale metodica nel progetto è compreso un programma di corsi di aggiornamento dei metodi di studio delle patologie legate all’ambiente ed infine una stretta collaborazione con i settori dell’urbanistica dei comuni ai quali va proposta con forza la necessità di riacquisire aree verdi come riparazione dell’equilibrio con la natura che nelle aree metropolitane rappresenterebbe l’unico vero antidoto all’inquinamento.

Proposte quindi di riforestazione compensativa dovrebbero contrastare i danni prodotti da inquinamento del traffico veicolare, del consumo di combustibili per riscaldamento, delle attività produttive e dell’inquinamento indotto dai rifiuti.

La proposta della dottoressa Cicale è contenuta nel progetto “Rossella” realizzato in collaborazione con l’Università Federico II, in particolare il prof. Antonio Del Prete.

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