NO ALL’ AUMENTO DELL’ETA’ PENSIONABILE. SI ALL’ABROGAZIONE DELLA LEGGE FORNERO!

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Nell’incontro del 2 novembre il governo ha confermato l’ulteriore aumento dell’età pensionabile, aprendo ad un tavolo “tecnico” con i sindacati. In sostanza il massimo ottenibile sarà l’esclusione di alcune specifiche categorie, mentre per l’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti e autonomi,  l’età della pensione si allontanerà ancora.

Oppure forse all’ultimo momento, durante la discussione della Legge di Bilancio, passerà in Parlamento un rinvio di 6 mesi: giusto il tempo per affrontare le elezioni senza dover fare i conti con la rabbia popolare.

Non ci stiamo! Il blocco dell’aumento dell’età pensionabile per tutti è il minimo della decenza, ma oltre a questo va rilanciata l’iniziativa e il conflitto per la cancellazione della controriforma Fornero, socialmente insostenibile.

Insostenibile per le lavoratrici e i lavoratori in produzione, che non ce la fanno a continuare a lavorare in età avanzata.

Insostenibile per le donne, penalizzate dal carico del lavoro di cura (5 ore e 13 minuti al giorno contro 1 ora e 50 degli uomini!) prima nelle carriere lavorative, e poi nell’accesso alla pensione.

Insostenibile per le ragazze e i ragazzi che trovano nella forzata permanenza al lavoro degli adulti/anziani una barriera ulteriore rispetto all’accesso al lavoro. Basterebbero gli ultimi dati Istat a certificarlo: da gennaio 2015 ad oggi sono aumentati di 1 milione gli occupati ultracinquantenni, mentre sono diminuiti quelli nelle età centrali della vita lavorativa e si generalizzano i contratti precari. E’ in corso un processo micidiale, che vede gli adulti/anziani inchiodati al lavoro, mentre i giovani sono costretti a occupazione iper precarie oppure a lasciare il paese.

La legge Fornero non rappresenta altro che il più violento aumento dell’orario di lavoro dal dopoguerra ad oggi. Un aumento che avviene nell’arco della vita piuttosto che su base giornaliera o settimanale, ma non di altro si tratta. Per questo, non fa che enfatizzare i processi di divisione sociale: tra coloro a cui si chiede di lavorare sempre di più e chi è costretto alla disoccupazione e sottoccupazione mentre si generalizza la precarietà della vita. L’opposto della necessaria redistribuzione del lavoro attraverso la riduzione d’orario, tanto più a fronte dei processi di automazione che stanno investendo in misura crescente la produzione e che fanno parlare di una IV rivoluzione industriale.

Con ostinazione ricordiamo a una memoria pubblica troppo corta, che quella controriforma non fu decisa per problemi di insostenibilità del sistema previdenziale (come ammise persino Monti nel proprio discorso di insediamento!) ma dalla scelta di fare cassa sulle pensioni per rispondere alla speculazione finanziaria e ai diktat UE.

Con altrettanta ostinazione ribadiamo che il rapporto tra contributi versati e pensioni erogate, al netto dell’assistenza (che deve essere coperta dalla fiscalità generale) e delle tasse (che rientrano nelle casse dello stato) è in attivo dal 1996! Un attivo che per il 2015 è stato di circa 1,6 punti di Pil, pari a oltre 25 miliardi di euro.

I soldi ci sono! E del resto che dire di tutte le risorse andate in questi anni alle imprese? Più di 8 miliardi annui tra alleggerimento Irap e Ires, a cui si sommano le decontribuzioni, gli incentivi di ogni tipo, per un totale di oltre 40 miliardi nel triennio.

E di cosa stiamo parlando in un paese in cui l’evasione fiscale sta abbondantemente sopra i 100 miliardi annui?

Fare cassa sulle pensioni significa compromettere il presente e il futuro, distorcendo gravemente i processi di ricambio sociale, i rapporti tra i generi e le generazioni.

Per questo abbiamo predisposto i materiali di una campagna: un documento per decostruire le false verità della propaganda altrui, un volantino, una petizione su cui raccogliere non solo firme, ma disponibilità a costruire percorsi di iniziativa e lotta. Vi chiediamo di organizzare assemblee, dibattiti, volantinaggi.  Per quel che ci riguarda non si tratta solo della mobilitazione di queste settimane, ma di un obiettivo centrale  nel programma della sinistra antiliberista che siamo impegnati a costruire.  Un obiettivo centrale per liberare la vita delle persone dalle ingiustizie inaccettabili del presente.

Roberta Fantozzi

Responsabile Politiche economiche e del lavoro/programma. PRC-SE

2/11/2017

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