Notizie dal Controsservatorio Valsusa
Vi segnaliamo intanto quattro autorevoli interventi ancora a commento della sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli emessa lo scorso autunno. Risalgono a un paio di mesi fa, li abbiamo pubblicati nelle scorse settimane sul nostro sito e risultano di grande attualità: sono di Sergio Foa professore di diritto amministrativo nell’Università di Torino, Ugo Mattei professore di diritto civile nell’Università di Torino, Livio Pepino presidente del Controsservatorio Valsusa e Gianni Tognoni, segretario del Tribunale Permanente dei Popoli.
E ancora a proposito della sentenza: è in programma per il prossimo autunno una presentazione al Parlamento Europeo. E non sarà certo un appuntamento rituale: le istituzioni europee e in particolare il commissario Laurens Jan Brinkhorst e la Commissione Petizioni sono ritenuti dal TPP tra i responsabili delle violazioni di diritti fondamentali e il parlamento europeo non può non esserne direttamente coivolto.
Il movimento notav, che ha colto pienamente il valore e la portata della sentenza conta di farsi vedere con le sue bandiere a Strasburgo ricordando quando, nel 2007, aveva consegnato al Parlamento Europeo una petizione sottoscritta da ben 32000 valsusini. Vi terremo informati. Intanto segnaliamo il 6° Forum europeo contro le grandi opere inutili e imposte che si terrà dal 15 al 17 luglio prossimi a Bayonne, nel versante francese dei pesi baschi: sarà, per certi versi, anche una tappa intermedia verso Strasburgo.
Anche in questa occasione la creatività del movimento notav darà un’impronta all’appuntamento: proprio domani partirà da Venaus una carovana che, in bicicletta (!), percorrerà in undici tappe gli oltre 1000Km che separano la Val di Susa da Bayonne. A pedalare non sarà una squadra di corridori professionisti ma attivisti notav tra cui alcuni settantenni non nuovi a simili esperienze. Ad accoglierli e a sostenerli, ad ogni tappa, esponenti dei movimenti e amministratori di piccole e grandi città francesi.
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Ma c’è un tema, oggi più che mai al centro delle vicende che accompagnano l’opposizione al TAV e più volte da noi affrontato (vedi ad esempio il primo Quaderno del Controservatorioo): la repressione della protesta sul piano giudiziario.
Si è fatta via via sempre più strada una forma di intrvento giudiziario solo all’apparenza meno pesante ma molto ampio e diffuso: è particolarmente preoccupante perché punta a tener lontani molti attivisti dai luoghi delle proteste e intimidirne molti altri.
E’ quella che vede un uso abnorme e sempre più massiccio di misure cautelari che colpiscono molti militanti notav della valle, non di rado ultrasessantenni e anche ultrasettantenni.
E’ evidente la sproporzione tra le pesanti misure cautelari inflitte(arresti domiciliari, obbligo di firma, divieti di residenza in un determinato comune) e l’entità di reati contestati in relazione a manifestazioni di resistenza popolare: ad esempio la violazione del divieto di circolazione previsto da ordinanze prefettizie reiterate per anni senza alcuna giustificazione in un’ampia zona “rossa” che circonda la zona di Chiomonte; ma anche la disobbidienza, da parte di militanti controllati mille volte, di esibire i propri documenti di fronte all’ennesima richesta e in situazioni di assoluta mancanza di tensione; e ancora l’appellativo di “fascista” rivolto a un carabiniere che ostenta provocatoriamente l’effigie di Mussolini. E via elencando.
E oltre alle misure cautelari anche condanne assurde, come il caso clamoroso di questi ultimi giorni: due mesi di carcere per concorso morale in invasione di terreni e violenza privata a una ex studentessa laureata in antropologia alla Ca’ Foscari di Venezia. A nulla sono valse le prove video che la scagionano: ciò che ha convinto i giudici è un “noi partecipativo” usato come espediente narrativo nella sua tesi di laurea che riassumeva un’esperienza di tre mesi sul campo.
Questo è il clima oggi sul fronte NOTAV mentre un ministro annuncia l’ennesima riduzione di costi derivanti semplicemente da tagli di pezzi di linea che rendono l’insieme del progetto (se possibile) ancora più assurdo e, sul piano della logica, sempre più incomprensibile anche a quella parte di opinione pubblica tendenzialmente favorevole, se pure poco e male informata.
Ma in questo panorama in cui le misure repressive puntano con sempre maggiore evidenza a fiaccare la determinazione di un intero movimento c’è un fatto nuovo. Alcuni militanti che sono sottoposti a misure cautelari hanno detto no e hanno lanciato una sfida alla luce del sole: veniteci a prendere e portateci in galera.
Scrive una ex insegnante, oggi in pensione: “[…] Per questi motivi rifiuto le misure restrittive che mi sono state o mi saranno comminate: non accetto di far atto di sudditanza con la firma quotidiana, non accetterò di trasformare i luoghi della mia vita in obbligo di residenza né la mia casa in prigione; non sarò la carceriera di me stessa“. Leggete il suo messaggio.
Intanto, ancora sul fronte giudiziario, sempre più evidente appare l’utilizzo di “due pesi e due misure“: il riferimento è al delicato tema della tutela giudiziaria delle persone offese dai reati commessi dagli agenti e dai funzionari. Tema che sarà sviluppato da avvocati e magistrati nel corso della presentazione, martedì prossimo alla GAM di Torino, del documentario “ARCHIVIATO. L’obbligatorietà dell’azione penale in Valsusa” realizzato anche con il patrocinio del Controsservatorio Valsusa.
3/7/2016 http://controsservatoriovalsusa.org
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