Ospedali/Aborto. La mistificante “stanza dell’ascolto”
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Torino, novembre 2024, Ospedale Sant’Anna
Una delle prime iniziative adottate dal neo Assessore alle Politiche Sociali Piemontese Marrone è stata la Stanza dell’ascolto. Si tratta di una stanza sovvenzionata da soldi pubblici all’interno dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, fortemente voluta dalle associazioni private antiabortiste. Lo scopo è di convincere le donne che richiedono un supporto a non interrompere la gravidanza
Dicevo, sovvenzionata con soldi pubblici. Non è chiaro però come questi fondi possano o debbano essere utilizzati.
La strategia è stata di indicare la destinazione d’uso dalle associazioni pro-vita, ovvero acquisto di beni di prima necessità per le neomamme che decideranno di portare a termine la gravidanza. La verità e che non c’è nessun controllo né regolamentazione: questi soldi verranno usati per la propaganda pro-vita?
Intanto dal 9 settembre non ci sono state richieste di accesso e la stanza nuova è già chiusa per ristrutturazione.
Sappiamo da anni in che condizioni versa la Sanità piemontese, così in fretta abbiamo trovato soldi per una stanza chiusa?
Nello stesso Ospedale, che tanto tiene alla vita, si curano quotidianamente centinaia di donne di tumore al seno ed alle ovaie, ma nessuna stanza le ascolta.
Gli operatori sanitari che con estrema dolcezza e professionalità operano nel reparto Oncologico, combattono insieme alle loro pazienti ogni giorno conto la scarsità di mezzi e risorse. I macchinari della radioterapia del Sant’Anna sono rotti da mesi così medici e pazienti sono costretti ogni giorno a “traslocarsi” presso le stanze dell’Ospedale Molinette, spesso portandosi dietro attrezzature per le terapie. Ogni giorno una Donna malata di tumore deve sottoporsi a terapie salvavita al 1 piano del Sant’ Anna e, dopo l’infusione della chemioterapia, a mezzo proprio, recarsi alle Molinette per poi dopo ore di attesa sottoporsi finalmente anche alla radioterapia.
Questo culto delle Vita a senso unico, il morboso attaccamento a bigotte ideologie porta quindi il Governo regionale a trovare fondi per supportare la propaganda antiabortista invece che provvedere come è di dovere alla salute dei cittadini. Le stanze dove queste Donne vengono accolte sono scrostate, vuote, sporche. Sono la stanza delle Donne che nessuno ascolta.
Siamo quindi entrati nel merito della questione, il Governo della Regione ritiene che l’aborto debba essere con ogni mezzo impedito, iniettandosi così nelle coscienze e nell’animo di ragazze, donne e uomini a cui stiamo togliendo la libertà di scegliere cosa fare del proprio corpo e del proprio dolore, ma allo stesso tempo decide di impedire ai malati di cancro di curarsi al meglio. Gli unici due macchinari per la radioterapia presenti all’ Ospedale Molinette sono operativi anche per il reparto Oncologi del Regina Margherita, credo di avere detto tutto.
Qualunque sia la nostra personale convinzione sull’ aborto può essere portata avanti liberamente, ma il cancro non ti dà scelta.
Una donna che scopra di avere il cancro entra in un buco nero, un vuoto siderale di paura e di solitudine, di dolore e di speranza, perché siamo pronti a solidarizzare con chi così prepotentemente vuole imporci un modello etico ma non con chi lotta contro la malattia? Perché la politica sceglie di destinare soldi pubblici ad associazioni private che nulla hanno a che fare con la salute ma sfondano le grancasse della propaganda bigotta?
Questo breve scritto non tratta appositamente la questione morale, perché la scelta dell’Assessore ne è priva.
Alessandra Lanzeni
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