PALESTINA: A PROPOSITO DI MEMORIA

Come sempre gli ultimi giorni di gennaio assistiamo ad una grande quantità di manifestazioni che vogliono ricordare la Shoa’. Dovrei essere contento. Dovrei trovare conforto dal fatto che tante persone vogliono ricordare una delle pagine più tristi del genere umano. Eppure no, non solo non trovo conforto ma anzi provo un certo disagio, anzi un vero e proprio fastidio. Ho cercato di interrogarmi, ed ho provato a mettere in fila alcune considerazioni che potessero spiegare questo mio stato d’animo. Una delle prime cose che credo mi abbiano indisposto è il percepire che il coinvolgimento di molte delle persone che ricordavano era un coinvolgimento, nel migliore dei casi formale (e più avanti mi spiegherò). Badate bene la stragrande maggioranza delle iniziative condotte nelle scuole da bravissimi insegnanti non si discute ed è anzi da ammirare. Non è a queste che mi riferisco. Mi riferisco soprattutto a quelle istituzionali.

Ma perché ricordare? Ricordare perché queste cose non abbiano più a ripetersi. Ma che cosa non deve più ripetersi? Non deve più ripetersi la bestializzazione del genere umano per dirla con Primo Levi. La bestializzazione incomincia con la sua deumanizzazione, quindi il ricordo serve a riconoscere se e dove si stanno perpetrando forme di deumanizzazione che spianano la strada alla bestializzazione.  “Distruggere l’uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice. L’ultima traccia di civiltà era sparita intorno a noi e dentro di noi. L’opera di bestializzazione…era stata portata a compimento…” ( “Se questo è un uomo”. Primo levi).

La storia purtroppo si ripete ma quasi mai ha gli stessi nomi e cognomi. Questa è la difficoltà, sapere riconoscere i suoi nomi e cognomi. Il popolo ebraico, i rom, gli omossessuali, le persone con disabilità hanno patito la raffinata tecnica nazista della deumanizzazione. Ma ora chi sono gli esseri umani che corrono più di altri il rischio di essere “bestializzati”? Gli ebrei? Sono loro che nel mondo attuale corrono quel rischio? Vediamo.

Come molti ebrei ci insegnano l’appartenenza all’ebraismo è aderire ad una religione. E’ una scelta di fede. Non appartieni ad uno stato. Oggi gli ebrei nel mondo sono 13 milioni circa. Una parte di questi ebrei occupa un’area del pianeta infliggendo atroci sofferenze alla popolazione che quell’area già l’occupava. In quell’area, la Palestina storica, esiste un paese, Israele, che attua nei confronti della popolazione locale politiche discriminatore e deumanizzanti. La stragrande maggioranza dei palestinesi è governata da leggi che non sono scelte da loro ed è per questo che due grosse organizzazioni internazionali HRW ( qui rapporto HRW ) ed Amnesty International ( qui sintesi del rapporto in italiano ), dopo dettagliato e minuzioso studio fornito di numerosissime argomentazioni molto ben documentate hanno dichiarato il regime di Israele un regime di Apartheid ( qui rapporto completo in inglese ) .

Nonostante questo è di pochi giorni fa la notizia che in seguito ad una interrogazione sionista al parlamento europeo questo ha stabilito che, in questa istituzione, non si possa usare il termine apartheid perché secondo i criteri della assemblea plenaria dell’IHRA è un termine che sottace l’antisemitismo (qui). Ma che cosa è l’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance). E’ una organizzazione formata da 35 paesi. Ogni membro di ciascun paese è un fidato sionista. Prendiamo il nostro rappresentante Luigi Maccotta (ora ambasciatore a Città del Messico ad inizio carriera lavorava all’ambasciata di Tel Aviv). Fa parte di una rivista ebraica online, “Riflessi Menorha” (qui) che seppure critica con le rovinose iniziative di Netanyhau , ha però tra i suoi scopi principali quella di sostenere Israele. Cioè non sostiene solo gli ebrei sostiene uno stato. Nella definizione dell’IHRA di antisemitismo si sostiene che criticare Israele è antisemita. Come potrebbero questi 35 fidati membri che devono curare gli interessi di israele, dire qualcosa di diverso. Se 35 membri sionisti che sostengono Israele si incontrano per aiutarlo il minimo che possono fare e cercare di usare l’antisemitismo per associare gli ebrei agli israeliani in modo che si possa impedire di parlare male degli israeliani sennò puoi essere tacciato di antisemitismo. Non è quindi la definizione dell’IHRA che mi stupisce. Mi stupisce e mi preoccupa che il parlamento europeo scelga questa definizione chiaramente strumentale ed anzi sollevi perplessità sul grosso lavoro fatto da organizzazioni internazionali, riferimento per tanti che si occupano di diritti umani, e segnatamente per il lavoro fatto da Amnesty che ha accertato con prove documentali che Israele applica un regime di Apartheid nei confronti della popolazione palestinese. Mi preoccupa perchè da questo deduco che il parlamento non è imparziale. Sceglie senza se e senza ma Israele. La Special Rapporteur delle Nazioni Unite sui oPt (territori palestinesi occupati) Francesca Albanese ha espresso seria preoccupazione per l’assenza di imparzialità del parlamento europeo (qui ). Non è difficile immaginare che alla base della mancanza di imparzialità ci sia il lavoro della lobby israeliana impegnata non a difendere l’ebraismo ed i suoi insegnamenti di fratellanza ma a difendere Israele e tutte le nefandezze che compie.

In America gli ebrei sono determinanti in ogni elezione presidenziale. I soldi dei cittadini americani vengono utilizzati per fornire armi agli israeliani che così possono continuare ad occupare terre che per il diritto internazionale non sono loro (30 miliardi di dollari in 10 aa solo in spese militari). Ed a parte il diritto internazionale, in tutto il mondo ci sono più di 7 milioni di rifugiati palestinesi cacciati via dalle loro terre non 2000 aa fa ma alcuni decenni fa che ogni giorno ce lo ricordano. Voglio sgombrare il campo da facili critiche. E’ assolutamente vero che esistono soprattutto in America delle frange di popolazione appartenenti all’area dei suprematisti bianchi che inneggiano all’antisemitismo e questo ci deve certamente preoccupare. E’ paradossale però che proprio Israele non se ne preoccupi. Non è un mistero che le più grandi concessioni che Israele ha avuto dall’America le ha avute con l’amministrazione Trump (vedi il riconoscimento di Gerusalemme capitale ecc..). Trump ha tra il suo bacino elettorale proprio i suprematisti bianchi che inneggiano all’antisemitismo. La destra più nera e fascista che ci sia in America. Anche in Italia Salvini e Meloni, in prima linea a “ricordare” , hanno tra il loro bacino elettorale esponenti dichiaratamente antisemiti. L’unica spiegazione che sono riuscito a darmi è che agli israeliani più che gli ebrei interessano gli israeliani e fra destre si intendono molto anche a scapito dell’interesse del popolo ebraico. Sono moltissimi ormai nel mondo gli ebrei che si stanno discostando dal feroce governo di Apartheid israeliano.

Sono quindi gli ebrei quelli che rischiano di più una ghettizzazione e deumanizzazione nel mondo contemporaneo? Come già detto le ideologie di destra, in America ed in Europa inneggiano ancora all’antisemitismo e non bisogna abbassare la guardia. Ma ci sono anche gli ebrei che non sono d’accordo con Israele che sono isolati e ghettizzati in America e nello stesso Israele. Gli ebrei ortodossi che seguono la religione ebraica e che sostengono che nella Torà non c’è nessuno riferimento ad uno stato ebraico, vengono picchiati dai coloni israeliani così come accade ai palestinesi. Le loro manifestazioni in favore dei palestinesi vengono violentemente represse dall’esercito israeliano. Si, questi ebrei vengono trattati così per la loro fede nell’ebraismo e gli israeliani hanno quindi verso questi ebrei un comportamento antisemita. Ma a parte questi ebrei ed i palestinesi sottoposti a trattamenti deumanizzanti a causa dall’Apartheid israeliana, nel mondo ci sono altri gruppi etnici che vengono sempre più ostracizzati. L’ISC (Islamophobic study center) ha redatto nel 2021 un interessante rapporto sull’islamofobia in America ( qui ). L’ISPU (Istitution for Social Policy and Understnding) ha elaborato una esauriente guida dal titolo “Countering and Dismantlig Islamophobia” (contrastare e smantellare l’Islamophobia qui) . Con lo stesso titolo c’è in rete un seminario organizzato dall’ISPU e disponibile su you tube (qui). In questi interessantissimi documenti si fa notare come ci sia una stretta relazione tra Islamofobia, Antisemitismo e Razzismo contro le persone nere.

In tutte le iniziative per ricordare la Shoà, da molti anni a questa parte non si cerca di analizzare atteggiamenti o anche scelte politiche che possono essere in qualche maniera legate all’antisemitismo , ma si celebra in maniera formale e distaccata il ricordo dei morti. In qualche occasione lo si utilizza addirittura per poter far sventolare la bandiera di uno stato che sta disumanizzando un intero popolo. Non è questo che intendo io per ricordo. Ed infatti mi è sembrato totalmente inopportuno e fuori luogo accostare, come ha fatto il presidente Mattarella, la guerra in Ucraina alla Shoà. Così si svilisce il termine di “antisemitismo”. Quella è una aggressione di una nazione su un’altra nazione così come molti paesi Europei ed America hanno fatto e continuano a fare con motivazioni molto discutibili, ma che non c’entra niente con l’antisemitismo.

Dobbiamo ricordare, dobbiamo farlo perché la storia si ripete, ma dobbiamo anche saper riconoscere i nuovi nomi ed i nuovi cognomi! (g.l.)

qui il rapporto della Relatrice speciale delle Nazioni Unite, Francesca Albanese: Diritti umani in Palestina

5/2/2023 https://lazuccablog.wordpress.com/

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