Se ci fosse democrazia in Europa? La classe dirigente tutti a casa!

Tre anni di frottole amplificate dai media per quale risultato? La Russia ha rafforzato la sua posizione mentre l’Europa, sempre più dipendente dagli USA, ha pagato con inflazione, deindustrializzazione e perdita di autonomia. Chi ha guidato il continente in questo disastro deve farsi da parte: serve una leadership che difenda gli interessi dei cittadini.

Il fallimento della classe dirigente europea: perché devono andare a casa in blocco

La Russia, invece di essere sconfitta o isolata, ha rafforzato la propria posizione e le sue alleanze globali, mentre l’Europa si è ritrovata sempre più dipendente dagli Stati Uniti, pagando un prezzo altissimo in termini di deindustrializzazione, inflazione e perdita di autonomia politica. Washington, seppur in difficoltà su altri fronti, ha comunque potuto sfruttare la situazione a proprio vantaggio, facendo pesare sulle economie europee i costi della sua strategia fallimentare.

La storia insegna che chi trascina i popoli in guerre disastrose e ne esce sconfitto deve rispondere del proprio operato. In passato, il costo delle guerre perse ha portato alla caduta di interi regimi, spesso spazzati via da rivoluzioni nate proprio dalla disperazione di popolazioni costrette a pagare per le scelte dissennate delle élite. E oggi? Davvero dovremmo accettare passivamente che gli stessi responsabili di questo disastro restino al comando, pronti a ripetere gli stessi errori?

L’Europa ha bisogno di un cambio radicale di leadership. Chi ha guidato il continente in questa disfatta deve farsi da parte, lasciando spazio a una nuova classe dirigente capace di difendere gli interessi reali dei cittadini europei, piuttosto che quelli di potenze straniere o oligarchie finanziarie. Il tempo della resa dei conti politica è arrivato.

Un fallimento strategico

La guerra per procura in Ucraina ha messo a nudo l’incapacità delle leadership europee di valutare correttamente gli equilibri di potere. L’obiettivo era isolare e frammentare la Russia, ma il risultato è stato l’opposto: Mosca non solo ha resistito alle sanzioni, ma ha consolidato alleanze strategiche con la Cina, l’India e altri attori emergenti. Nel frattempo, gli Stati Uniti, pur uscendone ridimensionati, sono riusciti a scaricare gran parte del costo del fallimento sulle economie europee.

Non solo la Russia non è stata sconfitta, ma ha rafforzato la sua posizione, mantenendo il controllo sui territori conquistati e negando all’Ucraina qualsiasi prospettiva di adesione alla NATO. Al contrario, l’Europa ha subito un isolamento progressivo, risultando sempre più irrilevante nel nuovo ordine multipolare in formazione.

L’Europa ha perso due guerre

L’errore più grave della classe dirigente europea è stato quello di combattere due guerre simultaneamente:

  1. La guerra contro la Russia, che si è rivelata un disastro sul piano militare e geopolitico.
  2. La guerra contro l’integrazione eurasiatica e l’autonomia economica europea, che ha visto l’UE schierarsi contro i propri interessi, distruggendo la propria industria e trasferendo ricchezza verso gli Stati Uniti.

Mentre Washington ha perso la partita principale contro il multipolarismo, ha vinto quella secondaria: ha ridotto il Vecchio Continente a una colonia economica, assorbendo capitali, industrie e know-how. Il crollo del potere d’acquisto e il declino industriale europeo sono le conseguenze dirette di questa sudditanza.

Un prezzo incalcolabile per i cittadini europei

I costi di questa strategia scellerata ricadono sulle spalle dei cittadini europei:

  • L’industria europea ha subito un colpo devastante, con la deindustrializzazione che avanza rapidamente.
  • Il potere d’acquisto delle famiglie è crollato, tra inflazione e aumento del costo dell’energia.
  • Il trasferimento di capitali verso gli USA ha rafforzato le loro multinazionali a discapito delle imprese europee.

E la situazione potrebbe peggiorare: con una possibile nuova amministrazione americana pronta a inasprire la competizione commerciale con Bruxelles, il nostro continente rischia un’ulteriore marginalizzazione.

Precedenti storici: la caduta delle elite dopo le guerre perse

Nella storia, intere classi dirigenti sono state spazzate via dopo aver condotto i propri popoli in guerre disastrose. La Rivoluzione d’Ottobre pose fine al regime zarista, responsabile di aver trascinato la Russia nella carneficina della Prima guerra mondiale. La Rivoluzione Francese, in parte, fu alimentata dal dissesto economico causato dalla partecipazione alla guerra d’indipendenza americana. Anche in Cina, Iran e Turchia, sconfitte e crisi belliche hanno portato alla caduta delle elite.

Oggi, invece, sembra che la classe dirigente europea voglia restare in sella nonostante il fallimento evidente. Ma perché dovremmo accettare di essere gli unici nella storia a subire le conseguenze di una guerra disastrosa senza chiedere un cambio di leadership?

La necessità di nuove elezioni

L’attuale classe dirigente europea ha perso ogni legittimità. Il mandato elettorale ricevuto dai cittadini si basava su una narrazione falsa: si diceva che la Russia sarebbe stata sconfitta rapidamente, che le sanzioni avrebbero funzionato, che l’Ucraina avrebbe vinto la guerra. Ora sappiamo che erano menzogne.

Di fronte a questa realtà, la richiesta di nuove elezioni non è un capriccio, ma un’esigenza logica. I cittadini europei devono avere la possibilità di scegliere nuovi rappresentanti sulla base della verità, non della propaganda.

Verso un fronte di liberazione europea

Per evitare che le stesse elite che ci hanno condotto alla rovina ci trascinino ancora più a fondo, è necessario costruire un fronte unitario tra tutte le forze politiche e sociali che si sono opposte alla guerra. Non si tratta di divisioni ideologiche, ma di una scelta tra chi ha anteposto gli interessi di Washington a quelli dei popoli europei e chi, invece, vuole un’Europa sovrana e autonoma.

La posta in gioco non è solo la sostituzione di una classe dirigente fallimentare, ma il destino stesso dell’Europa nel nuovo ordine globale. Se non agiamo ora, rischiamo di trasformarci definitivamente in una colonia economica senza voce in capitolo sulle grandi questioni del XXI secolo.

L’unica soluzione ragionevole è chiara: l’attuale classe dirigente europea deve farsi da parte. Subito.

Alexandro Sabetti

19/2/2025 https://www.kulturjam.it/

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