Sembrava la fine del mondo…

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Ascoltatele (nel breve video qui sotto), le brevi testimonianze di queste due donne valsusine sugli effetti della militarizzazione del loro territorio, e leggete il racconto di Nicoletta sulla stessa notte, quella del 10 dicembre. Mentre in questi giorni in una commissione del Senato si discute con ipocrisia delle “legittime preoccupazioni delle comunità locali”, di notte si aggredisce a freddo scatenando “la fine del mondo” contro poche persone inermi che difendono la loro valle da trent’anni. Un intero paese è blindato e militarizzato con tanto di checkpoint e nella zona si sussegue ogni possibile comportamento intimidatorio nei confronti degli attivisti No Tav. La verità è che, ancora una volta, i fanatici di un’opera nociva, devastante e antieconomica – che è diventata un simulacro della volontà di piegare a qualsiasi costo chi tenacemente continua a dire di No – hanno paura. La paura che, di fronte alle crisi fatte emergere dalla pandemia, ci si renda conto tutti dell’assurdità di un presunto sviluppo che si vuole imporre con la violenza alla gente di una piccola valle che sa resistere perfino alla solitudine di questi giorni. Gente che sa da sempre che quello che è in gioco non è certo solo un treno o l’allargamento del cantiere di Chiomonte ma molto, molto di più. Domenica 13 dicembre alle 11: manifestazione con pranzo al sacco al campo sportivo di Giaglione.

Anche questa sera si torna a casa con la nausea ed i polmoni in fiamme. Non è il Covid: sono almeno un centinaio i lacrimogeni lanciati dal posto di blocco fatto di centinaia e centinaia di agenti in assetto antisommossa, schierati contro di noi giovani e anziani NO TAV. Finisce così una giornata che ha avuto inizio nel cuore della notte, con l’occupazione militare e le ruspe che abbattono alberi e, per allargare il cantiere TAV devastano il sottobosco dei Mulini, là dove, protette da foglie ed erba secca, dormono le larve della Zerinthia, la farfalla meravigliosa e rarissima per la quale l’Università di Torino ha vantato un progetto di protezione.

Due testimonianze video sull’aggressione ai manifestanti

Siamo un centinaio di persone, giovani ed anziani. Dopo una breve assemblea al presidio di Venaus, ci siamo messi in cammino verso il posto di blocco che impedisce l’accesso al Comune di Giaglione. Lontano, molto lontano, al fondo della strada che serpeggia da frazione a frazione e si fa sentiero in mezzo ai boschi, resiste il presidio dei Mulini, un pugno di giovani sotto assedio.

Dopo il bivio dei Passeggeri, scendiamo per un breve tratto, lungo la statale che scende a Susa: un piccolo striscione portato dai ragazzi, qualche fiaccola sopravvissuta ad altre manifestazioni, slogan che ci danno coraggio contro il freddo e la notte. La strada che sale dal bivio di Giaglione è tutta un lampeggiante blu. I lacrimogeni ci piovono addosso all’improvviso, a freddo, in risposta a quattro slogan. Ne sono investite pure le case al bivio (vediamo facce spaventate alle finestre). I bossoli lasciano segni anche sulle carrozzerie delle macchine che transitano sulla statale verso casa.

Per sfuggire alla nuvola di veleno cerchiamo di ritornare verso il bivio di Venaus, ma altri lampeggianti blu ci respingono indietro, verso Susa. Parte un’altra sparatoria di lacrimogeni. Siamo presi da tutte le parti, chiusi tra barriere di fumo che ci impediscono di respirare. Altri lacrimogeni sparati sopra di noi colpiscono la parete di roccia che delimita la strada a nord. Il fumo investe la parte alta di Susa, in direzione della casa di riposo protetta da giardini che nulla possono contro il fumo mortifero.

Intorno tutti tossiscono; c’è chi vomita; le mascherine anticovid, lungi dall’essere una protezione, aumentano il senso di soffocamento, intrappolano l’odore e il bruciore. Dopo un tempo che sembra infinito, riusciamo a metterci in cammino verso Venaus. Nonostante la situazione difficile, nessuno si è defilato, nessuno ha cercato scampo da solo: anche questa volta, come sempre, si parte e si torna insieme. Come sono lontani i palazzi del potere, dove, tra arroganza, menzogna e viltà si decide sulla vita e sulla morte di popolazioni e territori… Ma noi sappiamo che nulla potranno contro la testarda determinazione di una collettività che non dimentica il passato e lotta per il diritto alla vita e alla dignità, per tutti.

I popoli in rivolta scrivono la storia. NO TAV, fino alla vittoria!

Nicoletta Dosio

10/12/2020 https://comune-info.net/

L’articolo è tratta dalla pagina facebook di Nicoletta Dosio

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