Sevel: nella fabbrica di Marchionne metodi da kapò. Vietato soccorrere collega infortunato a terra

metalmeccanci

Ancora una volta alla Sevel di Atessa(Ch), la più grande fabbrica italiana del gruppo FCA, si verificano situazioni che dovrebbero suscitare un’ondata d’indignazione nei confronti del regime imposto da Marchionne.

Dopo l’operaio costretto a urinarsi addosso perchè il capo non lo autorizza ad andare in bagno, è la volta del capo che ordina agli operai di non soccorrere un compagno di lavoro svenuto dopo aver sbattuto la testa.

Siamo di fronte a una logica disumana e a metodi da kapò nell’ambito di un’intensificazione dello sfruttamento che non tiene conto dei più elementari diritti e della dignità di chi lavora.

Questi episodi non sono da attribuire a eccessi dei capi ma al clima generale che l’azienda ha imposto.

Poi ci vengono a raccontare la balla che i padroni non esistono più!

Questa è l’Italia senza più le tutele dell’articolo 18!

Fortunatamente le lavoratrici e i lavoratori della Sevel hanno reagito con lo sciopero dimostrando che i valori della solidarietà possono essere più forti delle minacce padronali. Non bisogna lasciarli soli nella resistenza e nella difesa dei principi della nostra Costituzione che non può fermarsi – come insegnavano i padri della nostra democrazia – davanti ai cancelli della fabbrica.

Di questa situazione i principali responsabili sono i partiti come il PD che in questi anni si sono schierati dalla parte di Marchionne e si sono scatenati nel cancellare tutele e diritti dei lavoratori.

Maurizio Acerbo

segretario nazionale PRC- Se

www.rifondazione.it

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