Umor vitreo

Paola Musa Arkadia Editore, 2023

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Paola Musa è una scrittrice attiva su diversi fronti. Oltre alla sua produzione letteraria collabora da diversi anni con numerosi musicisti come paroliere. Ha firmato diverse canzoni per Nicky Nicolai insieme a Stefano Di Battista e Dario Rosciglione. Per il teatro ha composto le liriche per la commedia musicale “Datemi tre garavelle” interpretato da Alessandro Preziosi con musiche di Stefano Di Battista e “La dodicesima notte di William Shakespeare” con la regia di Armando Pugliese e le musiche di Ludovico Einaudi.

Si presenta in libreria con il quarto libro di una serie dedicata ai vizi capitali.
Dopo “L’ora meridiana (Arkadia 2019) che parlava di accidia con una serie di connotazioni che non risalgono al medioevo bensì declinabili come depressione e come atteggiamento filosofico verso la vita, “La figlia di Shakespeare” (Arkadia2020) che parla di superbia e “Nessuno sotto il letto” (2021) che parla di avarizia.
In questo romanzo, “Umor vitreo”, il vizio che percorre le pagine del romanzo è l’invidia.

L’autrice dona la voce a una signora anziana ricoverata in una casa di riposo per raccontare la vita vissuta in un paese immaginario, La Livania, seppur dentro un contesto sociale molto vicino al reale.
Protagoniste del romanzo sono due donne, Ania Ledon che troviamo a 83 anni in una struttura per anziani e l’invidiata, ovvero quella che dovrebbe essere la sua amica del cuore, Maria Naiges che scopriamo attraverso il racconto di Ania stessa a una giornalista.

Il racconto parte dalle loro vite fin dalla tenera età. Ecco l’esistenza di queste due bimbe, una invidiosa dell’altra, che da adulte diventano rappresentanti di due modi diversi di confrontarsi con il mondo che le circonda.
Maria Naiges diventerà moglie e compagna politica del dittatore Arteno Gora e il racconto di Ania rappresenta l’estremo tentativo di
difendersi dall’accusa di complicità con quel regime, respingendo con tutte le sue forze la definizione di amica della “Diavolessa”.

Il racconto che Ania fa dell’amica diventa un rapporto avvelenato dall’invidia, dall’impossibilità di superare le differenze sociali che separano le due donne, mettendo in luce una passione alterata e triste. Lo fa offrendo una realtà distorta dal tempo e dalle chiacchiere di una sua possibile complicità sui crimini compiuti durante la dittatura.

L’invidia è quel vizio capitale che si annida come un cancro, cresce, muta nel tempo, come cellule contaminate fa crescere il risentimento, soffoca l’anima.
Certo che Maria alimenta questo sentimento di invidia nei confronti della ex amica e lo fa confrontandosi con un mondo che a suo parere non le ha dato il giusto facendola sentire non all’altezza di quello che poteva valere, generando in lei frustrazione e rabbia.

Sarà un’abile giornalista a chiedere a Ania di rivelargli della sua amicizia con Maria e di alcuni dettagli della sua vita privata per poter raccontare fatti di cui nessuno è a conoscenza.
Lei si aprirà senza remore al racconto tracciando un ritratto completo nei minimi particolari seppur distorto e contaminato dall’invidia.
È puro piacere, ma anche tensione che si prova leggendo Paola Musa. Il suo modo di raccontare ci ricorda quello che noi siamo e i sentimenti che ci animano e che molte volte non mettiamo in luce.

Quella di Paola Musa è una storia che scivola via come la mente quando è vigile e attenta, sia che i pensieri corrano sia che si trovino imbrigliati dentro una gabbia. Scorre il tempo che non procede con ordine, perché dentro ognuno passato e presente non sono in ordine con precisione e nemmeno seguono linee di continuità, semmai si mescolano, si confondono per poi ritrovarsi.

Come immediatamente apriamo la pagina eccoci collegati, quel flusso incredibile di parole si trasforma in immagini.
La luce e il buio si alternano e fanno da contorno alla narrazione.

Giorgo Bona

Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute

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