Unione Europea imperialista armata

Fondamentale lo scritto di Marx ed Engels: “con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato con la distruzione coatta di una massa di forze produttive ; dall’altra con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più esteso dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante la preparazione di crisi più grandi e più violente e la diminuzione dei mezzi per prevenire le crisi stesse”. Qui siamo , nel contesto contemporaneo.

L’ordoliberismo della UE è fondato su un potere sovranazionale incardinato su una banca europea che viene ufficialmente definita per la sua indipendenza , ossia per la sua “non responsabilità democratica”. Alessandro Somma analizza il rapporto tra “ordoliberismo e la cancellazione del costituzionalismo antifascista”. Leonardo Paggi sostiene che la “pressione dei mercati finanziari ha aperto la strada ad un vero e proprio Stato di eccezione come forma di governo”. Il “pilota automatico” caro a Draghi attacca frontalmente la stessa formazione della rappresentanza , abbattendo l’articolo 1 della Costituzione repubblicana antifascista. Per Draghi, nel suo famigerato discorso di Helsinki, il mercato unico si configura come una costruzione politica “e l’euro è esso stesso un costrutto politico”. L’UE, in definitiva, si è andata rafforzando , di anno in anno, accrescendo deficit sociale e democratico . Basti ricordare, sul piano giuridico e giurisdizionale, la pretesa dei Trattati e delle sentenze della Corte di Giustizia europea di monopolizzare l’intero diritto europeo, relegando ai margini il diritto statale con esso confliggente : perfino le norme costituzionali e le sentenze della Corte Costituzionale.

Ci troviamo di fronte al caso eclatante di “costituzionalizzazione della moneta”. Questa costruzione totalitaria si proietta, ovviamente, anche sul piano militare, che Bruxelles pudicamente titola “difesa europea”. Draghi al G20 è stato esplicito: ha molto laconicamente annunziato che vuole la “nuova Difesa Europea”, ma all’interno del “sistema Nato”. Tra l’altro (e non mi sembra marginale) i nostri studi ci dicono che questo comporta il raddoppio delle spese militari nel nostro bilancio complessivo. Sappiamo, infatti, che molte spese militari sono nascoste in altri bilanci oltre quello della Difesa. Ursula von Der Leyen, dal suo canto, nel recente discorso sullo “stato dell’Unione” ha fatto una dichiarazione che ritengo indecente:” Potremmo prendere in considerazione l’esenzione dall’IVA per l’acquisto di materiale di difesa sviluppato e prodotto in Europa”.

Insomma armi e sistemi d’arma sono dall’UE classificati “beni di consumo” molto più di pane, latte, pasta. Non è, in verità, una novità. La proposta l’aveva già fatta la ministra della Difesa italiana Roberta Pinotti (PD) , per rafforzare il percorso della cosiddetta “difesa europea”. I processi di accumulazione dettano legge. È un immediato terreno di contro. Per ora solo il gruppo del Gue nell’Europarlamento ha lanciato una campagna per bloccare l’iniziativa. Paolo Ferrero, vicepresidente di Rifondazione Comunista /Sinistra Europea ha chiesto, con un progetto, che le risorse per deregolamentare il mercato delle armi vengano usate per il riassetto idrogeologico del territorio, con migliaia di posti di lavoro in più. Riconversione, cioè, dal militare al civile, al pubblico. La dichiarazione di Ursula von Der Leyen svela, nei fatti, che tra gli Stati europei vi sono tensioni crescenti.

Gli scacchieri bellici, diretti o per interposte milizie mercenarie, sono tutti aperti. Per citare solo i fronti attualmente più “caldi”: va verso la stretta il fronte libico, dove sono presenti anche Mosca ed Ankara; è caldissimo il confine Bielorussia/Polonia (con il vergognoso muro razzista che la Polonia, forza di punta transatlantica, sta erigendo); si sta riproponendo la sopita questione imperialista sulla presunta unità dell’Ucraina, che significa Crimea, Donbass, accerchiamento della Russia ad opera della Nato. Va notato, soprattutto, che Germania e Francia, in bacini territoriali strategici, sono su fronti opposti , in concorrenza per la fornitura di nuovi costosi sistemi d’arma. Il riarmo dell’Europa è, in definitiva, giunto ad una svolta. A Roma, nel corso del G20, Biden ha ammesso che gli USA , nei confronti della Francia, sono stati “maldestri, ineleganti” e che la Francia è un “alleato leale e prezioso”. Ma il conflitto interimperialista è reale. La Francia, infatti, chiede misure strategiche, proclama(in forme molto propagandistiche) la “sovranità europea”, cioè “autonomia strategica”.

Mentre la Francia preme per una partnership strategica con la Nato , altri Stati europei continuano a sentirsi parte integrante dell’Alleanza Atlantica. Macron sta giocando una partita importante , sia negli equilibri europei (dal primo gennaio parte la presidenza francese semestrale del Consiglio europeo) sia in quelli nazionali. A sei mesi dalle presidenziali francesi, Macron vuole ribadire il suo disegno di “sovranità europea” nei confronti di sfidanti sia delle destre fasciste sia di sinistre molto critiche nei confronti dell’UE. La Francia, non dimentichiamolo, ha l’arma nucleare e sottolinea, con insistenza, il disimpegno statunitense in Europa e la concentrazione USA sull’asse Asia/Pacifico. Argomenta, in tal modo, la necessità di un’autonomia europea. La vicepresidente degli USA, Kamala Harris, si è precipitata a Parigi per discutere ” l’importanza della relazione transatlantica per la pace e la sicurezza nel mondo”. Tentiamo di comprendere il contesto.

In geopolitica vi sono eventi che catalizzano tendenze in atto. La sconfitta Usa e Nato in Afghanistan è stato uno di questi. La quale ha permesso che si riaprisse con forza il dibattito, mai del tutto spento, sulla “difesa comune ” europea. “Gli Usa” – ha detto perentoriamente Borrell – “si stanno disinteressando dei conflitti globali… gli Europei devono svegliarsi ed assumersi le proprie responsabilità”. il significato di questa dottrina è l’utilizzo del grave scacco, anche geopolitico, degli Usa per rilanciare una struttura di proiezione internazionale degli interessi strutturali imperialisti dell’UE, liberandosi, almeno in parte, dalla sindrome della dipendenza militare dagli Usa, retaggio della Seconda Guerra Mondiale. Considerando, tra l’altro, che la riottosa Gran Bretagna, quinta colonna Usa, non vi è più. E il ministro italiano Guerini può solennemente affermare:” l’UE deve compiere un salto di qualità nella gestione della crisi. Vi è un vuoto; se non lo riempiremo noi lo faranno altri”.

Non a caso, non un altro Ministro della Difesa, ma il commissario europeo per il mercato interno, il francese Breton, è esplicito quando afferma che una forza militare continentale” non può più aspettare…Il soft power non basta più”. Quale è il punto? Costruire una forza militare professionale, dinamica, di rapido intervento, per la sistematica attività imperialista della “potenza Europa”. Occorrono le caratteristiche dell’ hard power. Dei diritti umani e delle democrazie costituzionali, cioè del Manifesto di Ventotene , nessuna traccia.. È in corso un braccio di ferro sul budget di spese militari dei paesi europei per finanziare le attività del Patto Atlantico. Ritengo che, al di là degli schermi diplomatici e delle alchimie geopolitiche, è il complesso militare industriale europeo che assume la guida della strategia per un rafforzamento dell’autonomia strategica della UE. I finanziamenti pubblici(pubblici, si badi) erogati negli ultimi anni sono stati accaparrati da colossi industriali come il francese Thales e l’italiano Leonardo, specializzati in armi distruttive e tecnologie di sicurezza. La competitività sugli stessi segmenti di mercato con gli Usa è evidente.

La concorrenza è feroce: i delegati delle imprese presenti nella European Defence Agency premono per un aumento dei finanziamenti nel settore. È già in fase di realizzazione un programma di realizzazione di un aereo di combattimento tutto europeo. Stanno lievitando fortemente le spese per armamenti nei bilanci di stanziamento europei (8 miliardi per il bilancio 2021/2027 rispetto ai 590 milioni precedenti). Abbiamo visto che la Francia al G20 ha imposto la centralità del nucleare, insieme al ministro italiano Cingolani; sappiamo che la distinzione tra nucleare civile e militare è fasulla anche sul piano tecnologico. La Francia guida un gruppo di Stati che punta al finanziamento del nucleare utilizzando le risorse europee. Non a caso nel febbraio scorso l’UE ha adottato un piano d’azione per la collaborazione tra il civile e il militare.

Entro la primavera del 2022 verrà adottato il documento di indirizzo strategico europeo. Il semestre di presidenza francese darà certamente un’accelerazione. Macron ha parlato di “morte cerebrale” della Nato. Il rapporto con la Nato è il nodo fondamentale. La Francia spinge per un esercito europeo autonomo. La Germania e l’Italia per un campo europeo all’interno dell’Alleanza Atlantica , che sia in grado di ricontrattare comando, gestione , potere. La Francia spinge anche perché ha l’unico complesso militar/industriale consistente. Le tensioni sono forti. La Germania aspira ad una presenza maggiore sul piano militare. L’Europa orientale , repubbliche baltiche e Balcani sono “colonie” statunitensi. Come evolverà il dibattito? Vi è, sul terreno della decisione istituzionale, lo scoglio del principio di unanimità. Chi spinge per l’”esercito europeo” vorrebbe l’introduzione del principio di maggioranza. Minniti, dirigente del colosso militare Leonardo, è, in questa direzione, un forte lobbista.

A proposito di Minniti, guardando alle migrazioni, va osservato che l’UE si è dotata di un esercito contro l’accesso dei migranti in Europa. Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, in maniera feroce, sta, infatti, armando una nuova milizia denominata “standing corps”. Tra i suoi compiti vi è il “rimpatrio di persone che non hanno il diritto di stare nell’UE, contrasto al crimine transfrontaliero, incluso traffico di esseri umani, frode e terrorismo”. L’obiettivo è di strutturare un corpo di diecimila unità entro il 2027. Inizia, insomma, una nuova fase di militarizzazione della sorveglianza dei confini e controllo nell’UE. Per risolvere i contrasti tra i maggiori Stati europei si parla, sempre più spesso, in sede istituzionale, di “cooperazioni rafforzate”.

La Germania propone l’adozione dell’art. 44 del Trattato dell’Unione, che permette la partecipazione volontaria dei singoli Stati alle operazioni militari. Nell’attuale contesto, si è aggiunta la strategia anglosassone dell’”anglosfera” per circondare, comprimere, minacciare la Cina. Mi preoccupa molto un secondo grande tema , collegato alla militarizzazione crescente: insieme all’Europa monetaria e militare avremo un’Europa poliziesca e penale? Anche qui siamo ad un bivio. Wacquant sostiene la tesi (che condivido) secondo cui esisterebbe “uno stretto legame tra l’ascesa del neoliberismo e l’incremento delle politiche securitarie”. Evapora lo Stato sociale, mentre viene esaltato lo Stato penale. La “mano invisibile” del mercato del lavoro precarizzato trova il proprio complemento istituzionale nel “pugno di ferro” dello Stato che riformula la propria operatività per stroncare il conflitto generato dalla diffusione dell’incertezza sociale.

Pongo solo tre osservazioni: a) penso che l’Italia di Draghi sarà sempre più coinvolta nella costruzione dell’esercito europeo imperialista. Il complesso militar/industriale italico è sempre più vergognosamente impegnato in Israele, Egitto, ecc.. Primo banco di prova della strategia imperialista draghiana , anche per il vuoto politico lasciato dalla Merkel, è il ruolo di guida della missione Nato in Iraq dal 2022. È una forte missione di guerra. L’Isis agisce ancora. E si inasprisce il conflitto etnico tra le forze politiche sciite, sunnite e curde. Mentre la Turchia conquista territori siriani, attaccando gli eroici militanti del PKK. Altro che tensione ecologica…; l’unica transizione in atto è quella verso gli armamenti, la guerra, i genocidi… b) In secondo luogo , penso che l’esercito europeo sia la leva per una involuzione sempre più ordoliberista ed autoritaria dell’UE c)Penso che tutte le forze che, come noi, sono contrari all’esercito imperialista europeo, dovrebbero intensificare l’impegno sui temi pacifisti, internazionalisti, contro le guerre. Mi sembrano temi rimossi. È un errore strategico.

Giovanni Russo Spena

24/11/2021 https://transform-italia.it

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *