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    L’Assemblea Nazionale (organizzata da Appello per la scuola pubblica, Autoconvocati della scuola, ASSUR, Comitato 22 marzo per la difesa della scuola pubblica, LIPScuola, Manifesto dei 500) che si è tenuta a Roma il 7 luglio presso il liceo Classico “Tasso” per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, a cui hanno partecipato 200 persone e 70 associazioni di diverse categorie e settori provenienti da 38 città si costituisce in “Comitato provvisorio nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata”.

    Comunicato dell’Assemblea Nazionale per il ritiro di qualunque progetto di Autonomia differenziata

    Pubblicato da franco.cilenti

    locandina-per-assemblea-7-luglio

    DICHIARAZIONE CONCLUSIVA DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE PER IL RITIRO DI QUALUNQUE AUTONOMIA DIFFERENZIATA

    L’unità della Repubblica è oggi in pericolo, rimessa in causa dalle richieste di “autonomia differenziata” che alcune Regioni hanno presentato. Non è la prima volta, negli ultimi vent’anni, che ci troviamo di fronte a proposte che vanno nel senso della “devolution”, dell’ “autonomia”, del “decentramento”. Tuttavia, specialmente grazie alla reazione della popolazione, in particolare con il referendum sulla “devolution” del giugno 2006, queste proposte non si sono mai realizzate pienamente. Oggi invece ci troviamo di fronte ad un pericolo concreto, imminente: il governo intende dar seguito alle richieste delle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna che pretendono di applicare la riforma del Titolo V della Costituzione per andare verso una vera e propria regionalizzazione, che di fatto si configura come l’attacco più insidioso e indiretto all’unità del Paese finora perseguito. Le bozze di Intese Stato-Regioni circolate e pubblicate nei mesi scorsi prevedono infatti che tutta una serie di materie che vanno dall’istruzione alla sanità, dall’ambiente alle infrastrutture, dal lavoro ai contratti, dalla ricerca scientifica ai beni culturali, dai servizi fino a giungere addirittura ai rapporti internazionali e con l’UE passino alle Regioni. Dietro queste Regioni, altre si candidano fin d’ora ad intraprendere la stessa strada (Piemonte, Friuli, Umbria, Basilicata…), in una corsa alla divisione che innescherebbe un processo pericoloso, dal quale sarebbe molto difficile tornare indietro, con conseguenze che possono diventare tragiche. Il pericolo per l’unità della Repubblica è evidente. Essa non è infatti un concetto astratto, né un’acquisizione storica al riparo da ogni pericolo. Al contrario, l’unità del Paese e della Repubblica si fonda sulle leggi uguali per tutti i cittadini, sui contratti nazionali, su infrastrutture nazionali, sul sistema di tassazione nazionale, sull’uguaglianza dell’accesso ai servizi pubblici, alla sanità, alle pensioni, alla sicurezza sul lavoro. In questo senso, l’autonomia differenziata liquida definitivamente tutto ciò che tiene unito il Paese ed è finalizzato all’interesse generale. Principi e diritti sociali previsti nella I^ parte della Costituzione di fatto verrebbero annullati. E se questo porterebbe subito a far sprofondare le Regioni del sud (alienate dalla perequazione e colpite dalla clausola che l’operazione dovrà essere portata avanti “senza oneri aggiuntivi” per lo Stato: a costo zero si abbatteranno uguaglianza, solidarietà, democrazia e l’unità stessa della Repubblica), nondimeno colpirebbe i cittadini del nord. Nella nostra assemblea abbiamo potuto constatare ciò che avevamo già cominciato ad analizzare nei mesi scorsi: tutti sarebbero colpiti attraverso la rimessa in causa dei contratti nazionali, dei servizi, dell’accesso agli stessi diritti. L’assemblea rivolge dunque un appello a tutte le forze politiche, sociali, democratiche del Paese per una forte azione unitaria per fermare il percorso dell’Autonomia differenziata. In particolare, lancia un appello a tutti i sindacati per una grande manifestazione unitaria che porti a Roma, nel più breve tempo possibile, centinaia di migliaia di cittadini, per il “ritiro di qualunque progetto di autonomia differenziata”. Si impegna nella costituzione di Comitati locali di scopo per il ritiro di ogni forma di Autonomia differenziata, che facciano crescere la consapevolezza del pericolo di ogni provvedimento che mini alle fondamenta la prima parte della Costituzione repubblicana, i diritti universali e le conquiste dei lavoratori. Si impegna a diffondere e a far sottoscrivere queste considerazioni conclusive anche ai gruppi, alle Associazioni, ai Coordinamenti ed ai singoli che oggi non hanno potuto essere presenti. Si riconvoca il 29 settembre per la continuazione della mobilitazione. Le adesioni al presente documento e le informazioni sulle iniziative che verranno organizzate dai Comitati di scopo possono essere inviate a: info@lipscuola.it, manifestodei500@gmail.com

    Ai dirigenti nazionali di tutti i sindacati

    Venuti da molte province italiane, dal nord al sud dell’Italia, in rappresentanza di ben 120 associazioni e comitati o a titolo personale, profondamente preoccupati per il processo di divisione del Paese che il governo intende portare a termine con l’Autonomia differenziata, ci siamo riuniti oggi, 7 luglio 2019, in Assemblea Nazionale a Roma. Di fronte al pericolo che incombe, ci rivolgiamo a voi perché rappresentate la più grande forza sociale del nostro Paese in grado di fermare il progetto del governo: è urgente che organizziate subito, nel più breve tempo possibile, una grande manifestazione nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata, per la difesa dell’unità della Repubblica, che porti a Roma centinaia di migliaia di persone da tutto il Paese. La presenza di tante associazioni, lavoratori, cittadini di settori e origini diversi dimostra in modo chiarissimo che il processo in corso preoccupa tutti, colpisce tutti, mira a distruggere le conquiste di tutti. E dunque anche la necessità e la volontà di battersi in maniera forte, unitaria e determinata per fermare questo attacco alla Repubblica e a tutto ciò che la fonda, dai servizi pubblici ai contratti nazionali, dalla scuola e dalla cultura alla sanità e al diritto alla salute, da un unico sistema fiscale solidale alla legislazione sui temi delle infrastrutture, dell’ambiente, della politica economica. La nostra assemblea l’ha definito in modo chiaro: se è vero che l’Autonomia differenziata porterebbe subito a far sprofondare le Regioni del Sud (alienate dalla perequazione e colpite dalla clausola che l’operazione dovrà essere portata avanti “senza oneri aggiuntivi” per lo Stato: a costo zero si abbatteranno uguaglianza, solidarietà, democrazia e l’unità stessa della Repubblica), nondimeno attaccherebbe i cittadini del Nord, perché tutti sarebbero colpiti attraverso la rimessa in causa dell’accesso agli stessi diritti, dei servizi, dei contratti nazionali. D’altra parte, chi può pensare che la privatizzazione-liquidazione finale della sanità pubblica riguardi solo i medici o gli infermieri, che la regionalizzazione della scuola sia un problema solo degli insegnanti e degli studenti, che la fine dei contratti nazionali non porti conseguenze disastrose sul livello di vita di ogni lavoratore e cittadino? Chi può pensare di salvarsi da solo? No, tutti saremmo colpiti, tutti dobbiamo essere pronti a mobilitarci. “Divide et impera” è un motto che tutti conoscono: mai come oggi è attuale, perché l’Autonomia differenziata ha un unico scopo, quello di frantumare le conquiste e i diritti di tutti. Per farlo, è necessario confinare ciascuno nella propria asfittica realtà locale, parcellizzare, isolare, creare ostilità e rancore; allontanare, segmentare, isolare sempre più – e in nome del particolarismo, del localismo – tante piccole identità contrapposte, alienate definitivamente dal senso alto della partecipazione e della solidarietà. Al “divide et impera”, da sempre, i lavoratori e i movimenti dei democratici hanno opposto una sola arma per vincere: quella dell’unità. Certo, la propaganda ha teso le sue trappole. Ma appena i lavoratori e i cittadini vengono informati di ciò che si prepara realmente, la cortina di fumo cade e la realtà allarma tutti. I sindacati sono doppiamente coinvolti da questo processo: da un lato, perché è la loro stessa esistenza su un piano nazionale ad essere messa in causa. Dall’altro, perché la forza che possono mettere in campo consegna loro la responsabilità più grande per fermare il processo in corso. Per questo, ci indirizziamo a voi: non c’è un minuto da perdere, lanciate tutti insieme l’appello per portare centinaia di migliaia di persone in manifestazione a Roma, nell’unità di tutte le sigle, per il ritiro dell’Autonomia differenziata. Ne siamo certi: la risposta sarà migliaia di volte superiore a quella di oggi e il governo dovrà fermarsi.

    Roma, 7 luglio 2019

    Tags: aborto affari alimentazione ambiente anmil antiretrovirali assicurazioni saniitarie associazioni contro l’amianto Associazioni infermieri attac italia autonomia autonomia differenziata cultura autonomia differenziata e ambiente autonomia differenziata e diseguaglianze autonomia differenziata e disuguaglianze autonomia differenziata e sindacato autonomia differenziata lavoro Autonomia differenziata sanità Autonomia differenziata scuola Autonomia regionale differenziata autonomia regionale e Costituzione autonomia regionale e sfruttamento Basaglia beni comuni burnout capitalismo Caporalato Casa delle Donne civiltà corruzione costituzione diseguaglianze disoccupazione dissenso donne DRG droghe economia emergency emigrazione Europa evasione fiscale farmaci farmaci e affari femminismo franco cilenti fumo e salute giornalismo giornalismo indipendente giovani Giulio Maccacaro governo Guerre hiv igiene immigrate industrie farmaceutiche infermieri Infermieri migranti infezioni informazione Informazione web infortuni professionali infortuni sul lavoro inquinamento internet isde jobs act lager lavori usuranti lavoro lavoro gratuito lavoro nero lavoroesalute LEA Legge 180 Legge 194 LIP scuola Loredana Marino ludopatia mafia malasanità malattie professionali manicomi giudiziari medici medici per l'ambiente medici senza frontiere medicina democratica mediterraneo migranti migrazioni ministero salute minori morti di amianto morti sul lavoro. omicidi sul lavoro movimento notav multinazionali Naga NoTAp obiezione di coscienza ogm ONG operai PRC precariato precarietà prevenzione professionalità prostituzione repressione repressione lotte rifondazione comunista RLS sanità Rosa Rinaldi salute salute internazionale salute mentale sanità calabrese sanità emiliana sanità integrativa sanità Lazio sanità ligure sanità Lombardia sanità piemonte sanità privata sanità pubblica sanità pugliese Sanità Roma sanità Sardegna sanità siciliana sanità territoriale Sanità toscana sanità veneta Sbilanciamoci schiavitù scienza e salute sfratti e povertà sicurezza lavoro social web stalking suicidi suicidi sul lavoro tav tecnologia terzo valico Traffico d'organi TTIP tutele sociali vaccini e affari welfare
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