La variante Pfizer

Da molti mesi circolava l’allarme su una nuova variante pericolosa del Covid-19. Gli esperti dicevano continuamente che lasciare che larghe aree del mondo non venissero vaccinate e protette avrebbe reso quasi inevitabili le nuove varianti. Ma la decisione di chi doveva ricevere il vaccino e chi no è spettata al Grande Business, quindi i ricchi hanno avuto più del necessario, mentre ai poveri non è andato nulla.

Il lancio globale del vaccino non è stato diverso dal modo in cui uno dei governi imperiali britannici duecento anni fa avrebbe gestito una crisi del genere: una forte dose di razzismo, combinata con l’idea che debba essere il mercato a decidere chi vive e chi muore.

Boris Johnson si adatta perfettamente al ruolo. Quelli che si trovano da un capo della scala della disuguaglianza vaccinale chiedono da oltre un anno che le cose vengano gestite in modo diverso, ma un incompetente primo ministro britannico, formatosi nella scuola più esclusiva del paese, dice loro che non sono in grado di distinguere cosa bisogna fare per il loro bene. Per questo anche se le persone possono morire a milioni, niente può scuotere l’arroganza dei nostri governanti circa la convinzione che la strada che hanno scelto sia la migliore.

Anche di fronte a una variante che minaccia di minare l’effetto dei vaccini, Boris Johnson sabato sera ha proclamato che i britannici dovrebbero essere orgogliosi del loro contributo al programma di vaccinazione globale. Il problema, ha detto con la tipica arroganza imperiale, non ha nulla a che fare con la quantità di vaccini disponibili, ma è un esito dell’esitazione vaccinale. La prova, sarebbe stato in grado di dire, che non ha senso dare agli africani qualcosa di importante quanto la medicina moderna, poiché non hanno idea di cosa farne. Meglio lasciarlo a noi.

Come spesso accade, le osservazioni di Johnson hanno pochi riferimenti con la realtà. Il Sudafrica, il paese che, per fortuna, ha riconosciuto e messo in guardia il mondo su questa variante, è stato in grado di vaccinare completamente solo il 24% della sua popolazione. È molto per gli standard dell’Africa meridionale. Botswana e Zimbabwe sono riusciti a vaccinare circa il 20% ciascuno, Malawi e Zambia hanno vaccinato solo il 3% della rispettiva popolazione.

In tutto il continente nel suo insieme, il quadro è ancora più cupo. Meno di un operatore sanitario su dieci è stato vaccinato, mentre nel Regno Unito il tasso di richiamo pro capite supera quello delle prime dosi in Africa. L’idea che ci siano molti vaccini ovunque è chiaramente ridicola.

È vero che il Sudafrica ha ricevuto, nell’ultima settimana circa, una grande quantità di dosi e ha detto che ne ha abbastanza in questo momento. Invece di sedersi su enormi quantità di dosi che non possono usare immediatamente, come stanno facendo il Regno Unito e la maggior parte degli altri paesi ricchi, il Sudafrica ha affermato che sarebbero più utili altrove. Ciò non significa che stiano sguazzando tra le dosi o che tra tre mesi sarà ancora così. In effetti, al culmine dell’ultima ondata mortale del Sudafrica, i vaccini effettivamente prodotti nel paese venivano spediti in Europa e Nord America, meglio vaccinati su istruzione di Johnson & Johnson.

E qui arriviamo al punto. «Lasciare che faccia il mercato» nel contesto dell’economia globale significa affidare le decisioni su chi vive e chi muore a enormi multinazionali. Piuttosto che etichettare il nuovo pericoloso ceppo Covid-19 Omicron, è stato suggerito di chiamarlo «la variante Pfizer». Ciò, almeno, sarebbe un modo onesto di dichiarare di chi è la colpa della situazione attuale.

Tutto sommato, non si tratta di incompetenza. Il problema è che ci sono soldi da guadagnare, e tanti. I principali produttori di vaccini Moderna, Pfizer e BioNTech stanno guadagnando 1000 dollari al secondo coi loro vaccini Covid. Ci sono almeno nove nuovi miliardari dall’inizio della pandemia, grazie ai profitti eccessivi che queste società hanno realizzato sui loro monopoli legati al Covid. Il Ceo di Moderna è diventato molto più ricco proprio lo scorso fine settimana, quando le notizie sulla variante di Omicron hanno fatto aumentare ancora una volta le sue azioni.

Questi profitti devono poco all’utilità sociale di coloro che li maturano. I vaccini non sono stati inventati dalle società che attualmente li producono. Il vaccino di Moderna è stato inventato interamente grazie al governo degli Stati uniti, quello di AstraZeneca dalle istituzioni pubbliche e di beneficenza britanniche e il vaccino di Pfizer è stato creato da un’azienda biotecnologica sostenuta dallo settore pubblico tedesco. Ma in un mondo in cui la medicina è prodotta da una piccola manciata di aziende in pochi paesi, quel know-how è stato poi privatizzato, lasciando a Big Pharma decidere a chi vendere e a quale prezzo.

La situazione peggiora. Grazie a un accordo commerciale globale noto come Trips, promosso negli anni Novanta da un ex CEO di Pfizer, queste società decidono anche chi deve produrre, dove e quanto. Ecco perché, a più di un anno dall’inizio di questa pandemia, stiamo ancora producendo solo una parte delle dosi che potremmo fare.

Dodici mesi fa, l’India e il Sudafrica, sostenuti dalla maggior parte dei paesi del Sud del mondo, hanno invitato il mondo a rinunciare almeno per il tempo della pandemia a brevetti su prodotti, come i vaccini, che potrebbero porre fine alla stessa. Spinto dalla sinistra del Partito democratico, anche il presidente Biden ha appoggiato l’appello a maggio. Ciò avrebbe consentito al mondo di mobilitare tutta la capacità produttiva inutilizzata per produrre medicinali e attrezzature correlati al Covid. A questo punto avremmo potuto produrre miliardi di vaccini extra, se non fosse che i governi europei, incluso il Regno Unito, hanno bloccato la proposta.

Inoltre, l’Organizzazione mondiale della sanità ha istituito un organismo speciale in cui ha incoraggiato i governi e le aziende a manifestare qualsiasi proprietà intellettuale e know-how relativi alla pandemia. In questo modo sarebbero in grado di condividere tali informazioni con il mondo, trasformando la conoscenza medica in un vero bene pubblico. Ad oggi, è avvenuto solo in un caso: uno strumento diagnostico che è stato presentato dal Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo la scorsa settimana. Big Pharma ha deriso l’idea, e Pfizer l’ha definita «assurda».

Forse la più grande ironia della variante Omicron è che il suo arrivo ha forzato il rinvio del vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio di questa settimana, cioè di quell’organismo che sovrintende alle regole commerciali che impediscono l’aumento della produzione di vaccini. In quell’incontro, i paesi del Sud del mondo avrebbero ancora una volta chiesto una deroga ai brevetti, mentre Gran Bretagna, Svizzera e Ue si preparavano a difendere Big Pharma e rifiutavano di accettare la necessità di un cambiamento.

La Gran Bretagna è così ossessionata dalla mano a forma di Pfizer del libero mercato che il governo stava avanzando una proposta alternativa per porre fine alla pandemia. Comprendeva – avete indovinato – una maggiore liberalizzazione del commercio e ancora più mercato: l’abbassamento delle tariffe, la promozione della deregolamentazione dei servizi e la riduzione degli spazi di manovra per i paesi che devono rispondere a questa o alle pandemie future, rendendo più difficile per i paesi del Sud del mondo incentivare le proprie industrie farmaceutiche.

Ma c’è qualche speranza. Stanchi dei giochi di paesi come la Gran Bretagna e la Germania, i paesi del Sud del mondo stanno reagendo. Con l’appoggio dell’Oms, il Sudafrica ha creato un «hub mRNA» che punta a ricercare la tecnologia all’avanguardia dietro i vaccini Pfizer e Moderna e a produrre direttamente medicinali, oltre che a condividere questa tecnologia con il resto del mondo. Sebbene Pfizer e Moderna si siano, vergognosamente, rifiutati di condividere la loro scoperta, l’hub cercherà comunque di imitare il vaccino Moderna e di produrlo senza permesso.

Dato il potenziale rivoluzionario dell’mRna di prevenire non soltanto il Covid-19, ma anche per creare vaccini o trattamenti per l’Hiv, il cancro, la malaria e altro ancora, è un modo di mantenere la promessa di evitare che una tecnologia vitale sia nelle mani delle grandi imprese ossessionate dal profitto e creare un sistema di ricerca medica molto diverso.

Quindi la battaglia in corso va ben oltre questa pandemia. Il Covid-19 ha costretto il mondo a chiedersi se l’assistenza sanitaria sia un diritto di cui tutti possono godere, indipendentemente dalla ricchezza, o una merce da scambiare sui mercati finanziari a scopo di lucro. In effetti, le regole dell’economia globale – di fatto un sistema di capitalismo monopolistico – non ci consentiranno di affrontare in modo equo molte delle questioni serie che abbiamo davanti, dal cambiamento climatico alla minaccia ai diritti umani posta dalla potente lobby del Big Tech. In questo senso, l’esperimento nascente nella costruzione di un sistema farmaceutico del Sud del mondo comporta lezioni per il tipo di economia e società future che dobbiamo costruire. E l’ampio movimento per un «vaccino popolare» mostra come le persone possono essere incoraggiate a combattere per un cambiamento del genere.

Senza dubbio Boris Johnson continuerà a pontificare sulle virtù del capitalismo a libero mercato sulla scena mondiale. Ma non può nascondere la realtà del lancio del vaccino Covid in tutto il mondo, ora bollato come «apartheid vaccinale» da molti. Se si continua a ostacolare un sistema più umano e razionale, i paesi non si limiteranno a fare dichiarazioni. Inizieranno a fare le cose in modo diverso. E meritano la nostra solidarietà.

Nick Dearden è direttore di Global Justice Now.

9/12/2021 https://jacobinitalia.it

Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.

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