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Commenti di Mauro Biani

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    Altra Informazione, Blog, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sociali, Politiche di Rifondazione — Novembre 23, 2016 7:55 am

    Drogate le statistiche e sarete più felici! Tra storytelling e spin doctor, negli ultimi 25 anni, la realtà è scomparsa dal discorso politico e soprattutto dall’informazione fornita dai media. Ora siamo al drogaggio spinto delle statistiche. Abbiamo troppa considerazione per tecnici e statistici dell’Istat, e sappiamo bene quanto soffrano l’essere costretti a utilizzare standard fasulli, inventati a tavolino per nascondere la realtà sociale o economica, piuttosto che per scandagliarla. Un esempio classico è quel criterio “consensualmente accettato” dagli organismi internazionali per cui se una persona lavora anche una sola ora alla settimana è ufficialmente iscritti a bilancio tra gli “occupati”. E chi se ne frega se, naturalmente, quella persona non può vivere con il salario di un’ora… L’indice di “soddisfazione per la propria vita” dovrebbe entrare di diritto tra le falsificazioni statistiche più criminogene. Come si dice tra fini intellettuali, mette insieme passeri e merli, ricavandone numeri di molto dubbia utilità. Insomma, se non hai lavoro ma sei comunque in buona salute e con un sacco di amici, ecco che miracolosamente ascendi nel cielo dei “felici”.

    Mass media e star system a sostegno di Renzi. Aria di regime

    Pubblicato da franco.cilenti

    Foto Roberto Monaldo / LaPresse
05-05-2016 Roma
Politica
Palazzo Chigi - John Elkann e Sergio Marchionne presentano la nuova Alfa Romeo "Giulia" a Matteo Renzi
Nella foto Sergio Marchionne, John Elkann, Matteo Renzi

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
05-05-2016 Rome (Italy)
Chigi palace - John Elkann and Sergio Marchionne presents the new Alfa Romeo "Giulia" to Prime Minister Matteo Renzi
In the photo Sergio Marchionne, John Elkann, Matteo Renzi

    In determinati momenti storici il potere economico e finanziario, di fronte alla difficoltà di adeguare alle proprie esigenze un sistema politico divenuto ostacolo alle necessità di espansione dei propri interessi, è costretto ad entrare nel merito delle relazioni politiche che guidano la società. Nella maggioranza dei casi tale contraddizione viene obbligatoriamente affrontata attraverso la tendenza a modificare in senso autoritario le forme del potere esecutivo. In questa prospettiva,  caso emblematico  può essere considerato quello offerto dalle condizioni che determinarono l’avvento del fascismo, chiamato a risolvere un periodo di impasse politico, generato dallo spettro dell’ avanzata del socialismo, ritenuto il principale responsabile dei preoccupanti avvenimenti del ” Biennio Rosso”
    Di qui la decisione, da parte dei grandi proprietari terrieri e del nascente  capitalismo industriale, di facilitare, promuovere e mettere in essere l’ascesa del movimento fascista il quale, nel giro di pochi anni, per l’attuazione degli interessi dei potentati economico -finanziari, realizzò la soppressione delle libertà individuali sacrificate alla centralità e alla sacralità dello stato secondo  l’idea portante dell’impianto teorico- ideologico conferito al fascismo, da Giovanni Gentile nel ” Manifesto degli intellettuali fascisti.
    Da quanto detto appare determinante il contributo dato al fascismo, sin dalla ‘inizio, da intellettuali, anche di grande levatura, che aderirono al regime attraverso l’ingresso nell’ Accademia d’Italia o nel Ministero della Cultura Popolare o nell’ Istituto Treccani. E’ il caso di Marinetti, D ‘Annunzio e ancora Pirandello e Ungaretti sostenuti e favoriti, ovviamente, da Mussolini nella loro attività.
    Tuttavia, a tutto ciò si aggiunse ben presto la consapevolezza del potenziale politico e propagandistico dei nuovi mezzi di comunicazione di massa quali la radio e il cinema.

    In tal senso i frutti piu’ diretti furono, sicuramente, la costituzione dell’ Istituto L.U.C.E ( Unione Cinematografica Educativa), la nascita negli anni ’30 degli studi di Cinecittà ma soprattutto la promozione di una cinematografia che potrebbe, a giusto titolo, essere definita “fascista” . Questa si sostanziava di pellicole che o descrivevano un mondo alto borghese, falso, patinato, popolato esclusivamente da buoni sentimenti (  quella dei telefoni bianchi) o che recuperava, attraverso spettacolari ricostruzioni storiche i valori deteriori di una romanità idealizzata di cui il regime si pasceva  i film di Carmine Gallone).

    Parimenti, o con molte similitudini, oggi, gli interessi dei grandi capitali finanziari, internazionali e nazionali   a fronte di una crisi sistemica, si accorgono   che i propri interessi vengono ostacolati dall’esistenza di sistemi di relazioni politiche, nate nel post seconda guerra mondiale, divenuti oggettivamente un freno alla fluida attuazione delle proprie strategie.

    In tal senso illuminante l’ormai celeberrima analisi della Europe Research della banca d’ affari J. P. Morgan che classifica impietosamente le costituzioni del post fascismo dei paesi Europei dell’area mediterranea, come “inadatte” non solo per limiti di carattere economico ma soprattutto per limiti di carattere politico. In poche parole democrazie parlamentari con riferimenti troppo inclini alla partecipazione popolare.

    Quindi, anche in Italia, la carta costituzionale, tradizionalmente portatrice dei valori democratici, è considerata come  vero e proprio impedimento da rimuovere attraverso sostanziali modifiche, per renderla funzionale alla    ripresa economica, adeguata al concetto di modernità,e necessaria per la riacquisizione  di prestigio internazionale (concetti demagogici del tutto simili a quelli del fascismo al suo nascere).

    Tuttavia al momento attuale il potere economico tende a promuovere tale sterzata in senso autoritario in modo decisamente più complesso: Grande propaganda, messaggi semplificati e fuorvianti, ed un ricorso alla violenza in modo poco evidente. Messaggi che si basano sulla banalizzazione delle modifiche messe in atto, rimaste oscure alla stragrande maggioranza degli italiani, e repressione militare ogni qualvolta si manifesta per le strade contro la presenza di Renzi.

    In realtà, l’idea della riforma della costituzione in ossequio all’impianto politico economico voluto dalla B.C.E. fu già tentato dai Governi di Berlusconi, ma la sua impresentabilità, e i suoi forti interessi privati, impedirono la partecipazione manifesta di una “sinistra” ancora impegnata in mille contraddizioni interne.

    E così, dopo aver liquidato Berlusconi, si attua il definitivo processo di assoggettamento del PD alle oligarchie europee. Attraverso la presentazione dell’ uomo nuovo,  Renzi il rottamatore, si dà il via, a suon di decreti, ad una serie più che significativa di riforme legislative quali il Jobs Act, l ‘abolizione delle province, la buona scuola, la riforma della Pubblica Amministrazione.

    Tuttavia, trattandosi di un progetto ambizioso, e fortemente di impatto negativo sulle condizioni di vita della cittadinanza, si comprende ben presto che la sola azione politica non basta a costruire il consenso e che è quindi necessario un uso totalizzante ( come già fatto dal fascismo) sia di quella che nel ventunesimo secolo si può considerare ormai la grande ” arma di distruzione di massa” ossia la comunicazione mass mediatica, sia dell’ ausilio e del sostegno di artisti e personaggi pubblici della cultura allo scopo di far digerire all’ opinione pubblica certe scelte.

    Così in questi giorni, dopo le varie performance internazionali di Benigni, i tambureggianti programmi televisivi, con gli interventi della Litizzetto e  del filosofo Cacciari,  la schiacciante predominanza di Renzi e dei fautori del si nelle trasmissioni televisive, le dichiarazioni dell’ultima ora di Santoro e Gad Lerner, arriva immancabile l’appello in favore del SI degli uomini della cultura, a sancire anche in questo caso, come durante il fascismo, che le decisioni economiche e politiche sono avallate dal mondo dell’intellighenzia: “La nostra Costituzione ha accompagnato lo sviluppo economico e la crescita dell’Italia per un trentennio. Con la trasformazione degli assetti mondiali e delle strutture economiche e sociali, non ha potuto impedire che il Paese rimanesse in seguito sempre più bloccato, fino allo stallo totale degli anni più recenti. Per questo il cambiamento della costituzione è un gesto logico e naturale”.

    Questo si legge nel loro appello, molti di questi personaggi   storicamente di sinistra, sono passati  agevolmente dal difendere strenuamente i valori della costituzione antifascista ad avvalorare la necessità del cambiamento, di ciò che è politicamente, al di là delle diverse posizioni ideologiche, contrabbandato come nuovi valori progressisti, fortemente in sintonia con il diktat dei poteri forti.
    Siamo quindi di fronte ad un progetto sistematicamente e lucidamente organizzato che include, poteri politici, poteri economici, (Confindustria, Fiat,  le Banche, Coldiretti), e mass-media dispiegati in tutta la loro potenza.

    Probabilmente la tracotanza di questi poteri, ormai convinti delle proprie ragioni, e incuranti delle conseguenze che nella vita reale hanno certe decisioni, si scontrano con le reali contraddizioni delle masse popolari, che nell’era dell’informazione globale, non sono più facilmente addomesticabili come durante il fascismo.

    Sta di fatto che andando oltre tutte le previsioni degli esperti di comunicazione negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi fenomeni in controtendenza: Tsipras in Grecia, Podemos in Spagna   5stelle in Italia, e poi la Brexit in Inghilterra, e Trump negli Stati Uniti, che pur nelle loro sostanziali differenze hanno indicato il malessere delle popolazioni a fronte di un progetto di globalizzazione economica neoliberista probabilmente troppo velocemente considerato vincente.

    Il possibile successo del NO al referendum avvalorerebbe l’esistenza di un mondo reale ancora legato ai valori della nostra Costituzione antifascista e consapevole di  voler  decidere direttamente sul proprio futuro.

    Stefano De Angelis – Paola Piccini

    22/11/2016 http://contropiano.org

    Tags: 35 ore di lavoro ambiente beni comuni capitalismo civiltà Costituzione antifascista costituzione e affari costituzione e lavoro Costituzione e salute Costituzione italia Costituzione Italiana costituzione repubblicana democrazia diritti diritti costituzionali diritti del lavoro disinformazione donne donne e lavoro franco cilenti giornalismo indipendente governo governo e comunicazione il sindacato è un'altra cosa informazione infortuni sul lavoro inquinamento istat jobs act lavoratori lavoratori commercio lavoratori pubblici lavoratrici Lavoratrici sanità lavori usuranti lavoro lavoro a domicilio lavoro disabili Lavoro e Salute lavoro precario libertà lotte sociali medicina democratica migranti mobbing morti sul lavoro morti sul lavoro. omicidi sul lavoro multinazionali peso fiscale sul lavoro politica antagonista poteri e media prc e costituzione precariato in sanità precarietà prevenzione referendum costituzionale renzi incostituzionale repressione lotte rifondazione comunista salute sanità sicurezza sul lavoro sindacati sindacati di base sindacati e sicurezza lavoro stampa di potere stato sociale statuto dei lavoratori stress lavoro-correlato suicidi sul lavoro tagli economici TAv e Costituzione TTIP tutele sociali welfare
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