E’ UN MONDO DIFFICILE…(MA E’ ORA DI DIRE BASTA)

A cosa stai pensando? mi chiede il mio editore. Oggi sto pensando a quelle immagini raccapriccianti dalla Libia che superano ogni idea di libertà, ogni diritto alla civiltà, che vanno contro natura, contro i deboli, i dimenticati. Oggi sto pensando a quelle persone vendute al miglior offerente, scene già viste in passato dove sono ancora gli stessi a pagare, sempre, chiedendomi a chi si deve tutto questo. Ai libici, certo, alle cellule terroristiche, all’Isis, alle milizie ed ai ribelli, a un governo fantoccio. Questo non si nega. Si, certi libici sono cattivi e anche molto razzisti e su questo non ci piove. Ma c’è sempre il rovescio della medaglia. Chi ha condotto la Libia allo sfacelo trasformando uno dei paesi piu’ floridi dell’Africa in un cumulo di macerie in mano ad una manciata di mercenari?

Il primo da ringraziare è un megalomane dalle velleità napoleoniche, Sarkozy, che riuscì a trascinare altri paesi in una delle guerre più assurde ed inconcludenti degli ultimi anni per far recuperare alla sua Francia lo status di “grandeur”. L’altra guerra-fondaia, Hilary Clinton, trascinò l’America del recalcitrante Obama nella guerra privata di Sarkozy con la scusa della solita “missione umanitaria preventiva”. L’Italia, che aveva stretto un’alleanza con Gheddafi, non avrebbe partecipato a quell’inutile guerra se l’allora presidente Giorgio Napolitano non avesse ceduto stupidamente alle solite pressioni internazionali.

Ecco che grazie a questi grandi esperti di politica e di missioni umanitarie ci troviamo oggi ad assistere impotenti e spaventati come in un film dell’orrore, prima alle immagini dei morti annegati ed ora a quelle dei vivi resi schiavi, privati di ogni dignità, mostrati in tv e usati a seconda dello scopo per commuovere o incitare gli animi. Che faremo ora noi civili, ci allineeremo nuovamente in una inutile colletta, spargeremo lacrime vere o fasulle che dureranno il tempo di una pubblicità aspettando come un balsamo curativo il numero verde dove spedire l’sms di 2€?

Quando finirà, quando smetteremo? Per quanto andremo avanti a raccontarci la favola della finta democrazia che andiamo esportando?

Com’è che l’Africa è l’unico continente al mondo dove i suoi abitanti sono costretti ad usare nelle scuole, negli uffici pubblici la lingua dei propri invasori, quelli che in teoria, finita la colonizzazione, avrebbero dovuto andarsene? Come mai alcuni territori africani non possono usare la propria moneta, bensì una moneta straniera inventata dagli ex colonizzatori? Perchè in Africa, pur essendoci la più grande riserva d’acqua dolce del pianeta, esistono zone senza acqua potabile? Com’è possibile che in Africa sussistono luoghi dove, se un Presidente desidera recarsi all’estero, deve chiedere il nulla osta al paese occidentale ex colonizzatore per poter partire? Ma ditemi voi in che razza di mondo viviamo, come se Mattarella per spostarsi con l’aereo presidenziale dovesse chiedere il permesso alla Merkel.

Gli africani abitano il continente più ricco del mondo eppure non sono padroni del proprio sottosuolo. Se devono costruire un’autostrada o una ferrovia sanno in anticipo che la gara d’appalto verrà assegnata ad una compagnia occidentale, anche quando questo significa indebitarsi 3 volte di più. Per fare un esempio, in Costa d’Avorio, il più grande produttore mondiale di cacao, una barretta di cioccolato costa il doppio che in Europa. Potrei andare avanti per ore e riempire pagine e pagine, ma vi stanchereste e non è questo il mio obiettivo.

Di chi è la colpa, diciamolo, chi stringe alleanze, arma i terroristi (in Africa non esistono fabbriche di armi), chi ha interesse a non fermare il business dell’immigrazione? Comincerei col dire che le compagnie occidentali possiedono la maggior parte delle aziende, dei giacimenti, delle cave africane; un prodotto estratto da manovalanza del posto, manovalanza sottopagata e spesso sfruttata, viene lavorato in occidente e spesso rivenduto là da dove è partito al doppio o al triplo. Per un abitante della Costa d’Avorio una barretta di cioccolato è un bene di lusso. Ma che razza di mondo è?

 

Il Senegal – uno degli stati più ospitali, democratici e pacifici dell’intera Africa – è stato costretto a espellere dal paese il Signor Kemi Seba, l’attivista che con tutte le forze sta lottando per eliminare il CFA, la moneta delle ex colonie africane francesi, imposta dai francesi per impedire al paese una qualunque forma di indipendenza economica. Cinque anni di carcere rischia l’attivista per essersi permesso di bruciare in pubblico una banconota francese in segno di protesta. Ecco cosa accade a chi si oppone alle cose in quel continente lì. I senegalesi non vogliono più essere controllati dai francesi, ma loro, i francesi, non hanno intenzione di andarsene, non importa quante guerre dovranno inventarsi e nemmeno quali e quanti presidenti si avvicenderanno. No, loro non se ne vanno. Perchè con la scusa di controllare la moneta, riescono ad accaparrarsi le materie prime ad un prezzo stracciato.

Di esempi come quello senegalese è pieno il continente. Dove non ci sono i francesi ci sono gli inglesi, o i belgi, o gli americani o i cinesi eccetera eccetera. Tutti, ma proprio tutti, ci guadagnano in Africa, tutti meno che i diretti interessati nonché legittimi proprietari delle proprie enormi ricchezze.

 

In molti gridano allo scandalo da anni, in tanti auspicano una rivoluzione che parta proprio dal cuore dell’Africa, con gli africani in prima linea, soprattutto ora che si ripresenta forte e chiaro lo spettro della schiavitù. “Perchè abbandonate il continente invece di stare lì a lottare per i vostri diritti” dicono in tanti. In altri tempi avrei gridato anch’io “si faccia la rivoluzione”, ma come scrivevo giorni fa a chi inneggiava alla rivolta, noi occidentali abbiamo questa idea ‘romantica’ della rivoluzione, come se bastasse scendere in piazza per darle il via. Ma non è così semplice, perché gli africani hanno l’esempio non di uno, non di due, ma di centinaia di migliaia di rivoltosi che ci hanno provato, e l’unica cosa che li accomuna è che sono tutti morti. Morti giovani, morti ammazzati. Gli africani hanno l’esempio di paesi che erano considerati amici dell’occidente anche quando nascondevano dittature interne (vedi la Libia), i cui leader sono stati eliminati quando hanno dichiarato che si sarebbero affrancati dall’occidente tenendo per sè le proprie risorse interne. Hanno esempi di paesi pacifici dove sono state alimentate guerre sovvenzionate e pagate da coloro che vedevano minacciate le proprie ricchezze future.

Vi informo che oggi sono 14 gli stati africani che PAGANO ALLA FRANCIA UNA TASSA COLONIALE, cioè pagano gli ex aguzzini per stare lì a casa loro, a prendersi le loro cose e a controllarli. Ma dico, in che mondo viviamo? 14 paesi (155 milioni di persone) costretti da 70 ANNI a subire anacronistiche politiche finanziarie che tengono al laccio le èlites locali strozzandone le economie.
Paesi dichiarati poveri, eppure ricchi di materie prime che i grandi gruppi industriali francesi comprano senza sborsare valuta, avendo creato una moneta forte per economie fragili.
E’ nelle fabbriche della regione bordolese che viene stampato il franco africano, con l’obbligo per gli stati autoctoni di versare il 50% delle proprie riserve al tesoro francese. Un utile gigantesco per la Francia, che ha un potente valore simbolico, emblema di sudditanza politica, accettato dai governi africani per paura di ritorsioni. Paura di morire ammazzati.

In tanti si sono ribellati, dicevo, non solo i noti Sankara e Lumumba, uccisi anche loro. Ce ne sono un’infinità e non mi basterebbe tutta la notte per elencarli tutti.

Ci fu il presidente della Repubblica del Togo Sylvanus Olympio, che per essersi rifiutato di siglare il patto di continuazione della colonizzazione fu costretto a pagare un debito annuale alla Francia per i cosiddetti benefici della colonizzazione talmente elevato che avrebbe schiacciato il paese. Tre giorni dopo che Olympio cominciò a coniare la moneta del suo paese uno squadrone di soldati pagato dai francesi lo uccise, e con lui il suo sogno.

Ci fu il presidente della Guinea Sékou Touré che firmò la sua condanna a morte quando dichiarò che sarebbe uscito dall’impero coloniale francese. Parigi andò su tutte le furie e mandò a distruggere ambulatori, immobili dell’amministrazione pubblica, macchine, libri, strumenti degli istituti di ricerca, trattori…tutto, persino le mucche ed i cavalli nelle fattorie furono uccisi, e le derrate alimentari nei magazzini bruciate e avvelenate. Un episodio del quale in Francia chiaramente si evita di parlare.
Un messaggio chiaro a tutte le altre colonie, il costo di rigettare la Francia sarebbe stato molto, molto alto.

Ci fu Modiba Keita, presidente del Mali, che per aver deciso di uscire dalla moneta coloniale francese fu vittima di un colpo di stato guidato da un ex soldato della Legione Straniera francese. E via così e non voglio annoiarvi.
La Francia usò ripetutamente ex legionari per guidare colpi di stato contro i presidenti eletti, si pensi che negli ultimi 50 anni un totale di 67 colpi di stato si sono susseguiti in 26 paesi africani, che significa che il 61% dei colpi di stato si sono verificati nell’Africa francofona.
Lentamente la paura serpeggiò tra le elite africane e nessuno trovò il coraggio di seguire l’esempio dei predecessori. E per quei pochi che ancora stanno resistendo c’è già pronta una bella bomba umanitaria.

Ora la Merkel ha inaugurato a Berlino un forum Germania-Africa delle imprese tedesche pronte a sbarcare sul continente africano in cerca di affari, bravi, complimenti, è rimasto qualcosa che non vi siete già presi? Segue a ruota il neo-eletto Macron, che ha rafforzato il concetto dichiarando che “è in Africa che si gioca il futuro del mondo”. Che mi tocca sentire…

Oggi i paesi europei che con sprezzante arroganza erigono muri e filo spinato contro lo straniero sono gli stessi che continuano a depredare le materie prime dell’Africa. Non solo oro e petrolio, disponibili anche altrove, ma minerali rari come uranio, coltan, niobium, tantalum e casserite, necessari nell’elettronica e in missilistica. Allo sfruttamento ora partecipa attivamente anche la Cina. Insomma, una catena d’interessi stranieri che contribuisce a mantenere il continente in povertà e costantemente sotto ricatto. Poi non lamentiamoci dell’immigrazione.

Questo rinnovato e insistente attivismo geopolitico mi ricorda quello di due secoli fa, quando la colonizzazione, dietro all’ipocrisia delle finte missioni civilizzatrici, celava lo sviluppo di grandi gruppi industriali con la creazione di un gigantesco monopolio economico.
Ma l’importante è ripeterci all’infinito che noi “vogliamo portare in Africa Pace, Prosperità e Libertà”, quando invece è un’altra la parola che sintetizza al meglio la tragedia africana, ed è SFRUTTAMENTO. E’ un mondo difficile…..ma è ora di dire basta!

(Grazie ad “Altervista” per l’analisi)

Agatha Orrico

Giornalista

http://stayrockforever.it

Collaboratrice redazionale del periodico Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org

27/12/2018

 

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