I precari che si occuperanno del reddito di cittadinanza

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Il secondo figlio era nato da appena quindici giorni quando Valeria Morando, 36 anni, precaria dell’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal), ha ricevuto una telefonata dell’ufficio risorse umane che le comunicava che il suo contratto di lavoro non le sarebbe stato rinnovato alla scadenza. “Per via del decreto dignità il mio contratto a tempo determinato di 24 mesi non è stato rinnovato alla sua scadenza nel luglio del 2018”, spiega la donna che, dopo quattro anni di lavoro precario con diverse tipologie di contratto per la stessa azienda che dipende dal ministero del lavoro, è rimasta a casa in disoccupazione.

“Il paradosso”, spiega Morando, “è che saranno dei precari, addirittura dei lavoratori con un contratto a progetto, a doversi occupare di aiutare i disoccupati a beneficiare del reddito di cittadinanza, la nuova misura simbolo del governo a maggioranza cinquestelle”. Il ministro del lavoro e dello sviluppo economico Luigi Di Maio ha annunciato che tremila persone, i cosiddetti navigator, saranno assunte per sostenere il personale dell’Anpal nei centri dell’impiego dopo l’introduzione del reddito di cittadinanza. Ma anche i navigator saranno solo dei collaboratori e dovranno essere formati, in teoria, dagli stessi lavoratori dell’Anpal che in molti casi hanno dei contratti di collaborazione (cococo).

L’11 marzo le regioni hanno dato l’ok all’assunzione dei navigator direttamente da parte dell’Anpal, attraverso una selezione di cui si occuperà la stessa agenzia. Le regioni assumeranno poi altre 11.600 persone nei centri per l’impiego a partire dal 2021. La notizia ha scatenato la rabbia dei 654 operatori precari dell’Anpal, che da un anno chiedono la stabilizzazione dei loro posti di lavoro, prima di procedere a nuove assunzioni. I lavoratori dell’Anpal promettono blocchi e scioperi e hanno convocato una manifestazione il 13 marzo davanti alla camera dei deputati, mentre in aula saranno in discussione le modifiche al decreto che istituisce il cosiddetto reddito di cittadinanza. Le camere del lavoro autonomo e precario (Clap) hanno dichiarato quattro ore di sciopero dalle 9 alle 13. Morando è una dei precari che hanno perso il lavoro qualche mese fa e da consulente per i centri per l’impiego si è rapidamente trasformata in disoccupata e possibile beneficiaria del sussidio.

Contratti a progetto
Nel gennaio 2019 il ministro Di Maio aveva promesso che sarebbero stati assunti undicimila navigator, cioè operatori addetti all’assistenza tecnica per l’assegnazione del reddito di cittadinanza, una macchina complessa che avrà nei centri per l’impiego il suo snodo amministrativo. Ma a soli due mesi di distanza il ministro del lavoro ha dovuto ridimensionare il numero delle assunzioni nella trattativa che si è svolta con le regioni, che rivendicavano la competenza di assumere nuovi operatori per i centri per l’impiego. Ora in molti si chiedono come una macchina tanto complessa possa funzionare con questi numeri di operatori precari alla loro prima esperienza di lavoro.

Secondo il ministero del lavoro, a partire dal 6 marzo sono arrivate 141.109 domande per il reddito di cittadinanza, 120.036 presso gli uffici postali e 21.073 online. Le prime cinque regioni per numero di richieste sono la Campania con 18.832 domande, la Lombardia con 18.616, la Sicilia con 15.994, il Lazio con 13.367 e il Piemonte con 13.056.

Ma anche sull’assunzione dei navigator rimangono molte perplessità. “Da quanto abbiamo capito, saremo noi a supportare i nuovi navigator, saremo noi a fargli la formazione nei centri per l’impiego nei quali noi lavoriamo da tempo”, spiega Marco Filippetti, un operatore precario che lavora all’Anpal dal 2012 con diverse tipologie di contratto. “Ho cominciato a lavorare all’Anpal (all’epoca Italia Lavoro) nel 2012 con un contratto di collaborazione di quattro mesi, poi ho superato un’altra selezione pubblica e ho lavorato diciotto mesi nei centri per l’impiego in Puglia”, afferma Filippetti.

I nuovi assunti, i navigator, dovrebbero avere dei contratti di collaborazione o a tempo determinato

Dopo la scadenza del contratto e una breve interruzione, Filippetti ha lavorato di nuovo per la stessa azienda. Al momento lavora all’interno dei centri per l’impiego del Lazio con un contratto di collaborazione. La maggior parte dei seicento lavoratori precari ha una storia simile, l’80 per cento di loro è composto da collaboratori con contratti a progetto. “Di Maio dice di voler combattere la precarietà, ma dovrebbe cominciare dal ministero che dirige”, afferma l’operatore. L’assunzione a singhiozzo di operatori e la loro condizione di precarietà in parte dipende dal fatto che sono stati assunti con dei fondi europei che non sono stati continuativi.

“Nella legge di bilancio sono stati stanziati cinquecento milioni di euro per Anpal servizi, in particolare per l’assunzione dei navigator: noi chiediamo che una piccola parte di questi soldi (tra i 50 e i 60 milioni di euro) sia usata per stabilizzare i lavoratori storici dell’azienda. Anche perché altrimenti ci troveremo nel paradosso di dover formare, da precari, coloro che si occuperanno di una delle misure più importanti di questo governo”, continua Filippetti. Finora i contatti che ci sono stati con i parlamentari cinquestelle, tuttavia, non hanno portato all’individuazione di una soluzione di lungo periodo e gli emendamenti presentati al decreto che prevedevano che i precari fossero stabilizzati sono stati bocciati.

Anche i nuovi assunti, i navigator, dovrebbero avere dei contratti di collaborazione o a tempo determinato con un reddito lordo di trentamila euro all’anno. Per partecipare alla selezione non sono previsti limiti d’età, come sembrava in un primo momento, ma servirà una laurea magistrale nelle facoltà di giurisprudenza, economia, scienze politiche, statistica o scienze della formazione. Per limitare il numero dei partecipanti potrebbe essere usata una graduatoria sulla base dei voti di laurea. Ma secondo i lavoratori dell’Anpal il problema è che la precarietà rimane strutturale in un’azienda pubblica che si deve occupare proprio di politiche del lavoro attive.

Annalisa Camilli

giornalista di Internazionale

13/3/2019  www.internazionale.it

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