Il prezzo più alto lo stiamo già pagando

Saranno le prospettive lavorative delle donne a essere maggiormente danneggiate, e le prime statistiche ufficiali sul mercato del lavoro sembrano preannunciarlo. I recenti dati Istat sull’andamento del mercato del lavoro confermano che sono le donne a essere maggiormente esposte alle devastanti conseguenze economiche e sociali innescate dall’attuale crisi. Le variazioni registrate tra marzo e aprile 2020 in termini di riduzione degli occupati sono infatti più evidenti per le donne rispetto agli uomini. Ancora più allarmante è il significativo aumento del numero di donne inattive, che nel lungo periodo rischia di contribuire a un progressivo distacco e ritiro dal mercato del lavoro.

Al di là delle peggiori prospettive lavorative, le donne sembrano risentire maggiormente anche degli effetti avversi che l’attuale crisi sta avendo sull’equilibrio vita-lavoro. Questo è quanto emerge dall’indagine online La vita, il lavoro e la Covid-19 che Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, ha condotto in aprile 2020 per stimare gli effetti e la portata della pandemia sulla qualità della vita e sul lavoro degli europei.

A livello europeo, in risposta alla crisi si è registrato un significativo aumento del telelavoro. È interessante notare come questo sia stato più alto per le donne (39% contro il 35% degli uomini), in particolare quelle con bambini piccoli (46%). Prima della crisi, invece, il 64% delle donne non ha mai lavorato da remoto, contro il 57% degli uomini. Queste tendenze europee risultano essere confermate anche in Italia, con un divario di genere ancora più marcato: il 46% delle donne, contro il 36% di uomini, ha iniziato a telelavorare in seguito alle prime misure di isolamento. Il divario cresce se si considera la presenza o meno di figli piccoli: tra i nuovi lavoratori da remoto con figli piccoli, il 58% sono donne contro il 23% degli uomini.

In tempi normali, un aumento del telelavoro potrebbe essere interpretato come un segnale positivo, indice di maggiore flessibilità, sintomatico di maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata, purché fosse condiviso da uomini e donne. Ma destreggiarsi contemporaneamente tra lavoro, attività domestiche e cura dei propri figli in un periodo in cui scuole e asili sono chiusi può avere conseguenze assai gravose per le donne che continuano a essere maggiormente sovraccaricate di lavoro domestico (40 ore alla settimana dedicate alla cura dei propri figli, contro le 18 ore trascorse dagli uomini, secondo i dati per l’Italia dell’Indagine europea sulla qualità della vita condotta da Eurofound nel 2016).

La concentrazione dell’attività in casa significa anche che i conflitti tra lavoro e vita domestica sono verosimilmente in aumento. I dati Eurofound dell’indagine online confermano un deterioramento dell’equilibrio tra lavoro e vita privata in Italia, come in generale in Europa, in particolare per le donne con figli piccoli. Infatti, il 21% di queste donne sostiene di avere difficoltà a concentrarsi sul lavoro a causa delle responsabilità familiari, contro il 10% per gli uomini, come illustrato nella Figura 1. D’altro canto, anche il lavoro incide negativamente sulla vita familiare: il 48% delle donne di questo gruppo afferma che il proprio impiego impedisce di dedicare il tempo desiderato alla propria famiglia rispetto al 33% degli uomini di questa categoria. Differenze di genere significative si riscontrano anche per altri aspetti: ad esempio, il 32% delle donne con bambini piccoli dichiara di essere troppo stanca dopo il lavoro per occuparsi delle mansioni domestiche, contro il solo 6% degli uomini; il 56% invece continua a preoccuparsi per il lavoro anche quando non sta lavorando (esattamente il doppio degli uomini).

Figura 1. Percentuale di donne e uomini con figli piccoli che riportano contrasti tra vita privata e professionale in Italia

Nota: Il grafico mostra le percentuali di donne e uomini con figli d’età compresa tra 0 e 11 anni che hanno risposto “Sempre” o “La maggior parte del tempo” alle affermazioni qui sopra riportate. Fonte: indagine online Eurofound ‘La vita, il lavoro e la Covid-19′.

La tensione innescata da questi contrasti potrebbe incidere maggiormente sul benessere mentale delle donne, specialmente quelle con figli piccoli, sebbene una ricerca più approfondita sia necessaria per confermarlo. Secondo i dati dell’indagine online di Eurofound, ad aprile 2020 in Italia le donne con figli tra gli 0 e gli 11 anni si sono sentite più tese (25% vs 19%), più sole (19% vs 1%) e più depresse (13% vs 2%) rispetto agli uomini con figli della stessa età. La stessa tendenza si presenta anche tra donne e uomini con figli d’età compresa tra i 12 e i 17 anni, sebbene le differenze siano meno accentuate.

È verosimile poi che la situazione di minore sicurezza finanziaria vissuta dalle donne in Italia possa contribuire ad aggravare la posizione di maggiore vulnerabilità. Infatti, tra coloro che hanno figli piccoli, il 14% degli uomini afferma di avere abbastanza risparmi da poter mantenere il proprio stile di vita per più di 12 mesi, contro il 10% delle donne. Questo dato è ancora più accentuato tra coloro che hanno figli tra i 12 e i 17 anni, dove le percentuali sono rispettivamente il 28% degli uomini rispetto al 15% delle donne. Sebbene tra coloro che non hanno figli questa differenza di genere sia nulla (entrambi 20%), vi è comunque una percentuale più alta di donne che non ha risparmi (18%) rispetto agli uomini (9%).

Nonostante alcune delle disparità di genere qui riportate possano essere transitorie e legate all’attuale crisi, altre potrebbero avere conseguenze più incisive nel lungo periodo. È essenziale, pertanto prestare maggiore attenzione alle diverse situazioni vissute da donne e uomini durante la pandemia, per assicurare che il supporto sia diretto efficacemente alle categorie più colpite. È importante inoltre che l’inclusione economica e sociale delle donne sia al centro delle misure di ripresa. Questo non è solo per difendere i traguardi ottenuti negli ultimi decenni in termini di parità di genere o per correggere le ineguaglianze più radicate, ma anche per costruire un mondo più giusto e resiliente a beneficio di tutte e tutti.

Martina Bisello, Eleonora Clerici, Martina Campajola, Massimiliano Mascherini

18/6/2020 http://www.ingenere.it

Nota

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente quelle della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

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