Pfas, alla Syensqo di Spinetta Marengo si rischia un’altra Eternit
Nello stabilimento della multinazionale belga, almeno in due occasioni, i composti chimici hanno contaminato il terreno. Alcuni studi sostengono che queste sostanze siano tossiche per l’essere umano e l’ambiente, ma oggi non esiste un regolamento che le vieti. Un film già visto nelle fabbriche che producevano amianto
Capire cosa stia avvenendo allo stabilimento Syensqo di Spinetta Marengo (frazione di Alessandria), specializzato nella produzione di pfas, non è semplice. Lo scorso aprile in alcuni pozzi all’interno del sito produttivo, utilizzati per misurare eventuali contaminazioni nel terreno, sono stati registrati valori anomali del pfas cC604, che la legge italiana considera ancora non pericoloso, nonostante numerosi studi ne abbiano dimostrato la tossicità, sia per l’essere umano che per l’ambiente. Come d’altronde già avvenuto con altri pfas. Syensqo ha deciso di autodenunciarsi segnalando l’accaduto e, successivamente, la Provincia di Alessandria ha bloccato la produzione, poi ripartita dopo le operazioni di bonifica.
Come ha ricostruito lavialibera, nel dicembre 2020, nel medesimo punto, un incidente aveva causato in poche ore lo sversamento di 35 chili di cC6O4. Inoltre, un episodio analogo ma in un lasso di tempo più esteso, era avvenuto allo stabilimento Miteni di Trissino (Vicenza), che in passato ha prodotto pfas anche per conto di Solvay: tra il 2009 e il 2018 le sostanze inquinanti avevano contaminato l’acqua potabile destinata a più di 300mila persone, con uno sversamento giornaliero di 32 chili.
Pfas, l’acqua sotto la Solvay è la più contaminata d’Europa
La Miteni ha chiuso i battenti nel 2018 dopo aver dichiarato fallimento e oggi sta per concludersi il processo che vede imputati 15 ex manager accusati, a vario titolo, di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.
Questione di interessi
Gli “incidenti” avvenuti nel 2020 e nel 2024 a Spinetta Marengo hanno riacceso il dibattito sui rischi connessi alla produzione e all’utilizzo di pfas, che l’Europa sta cercando faticosamente di vietare. Syensqo ha deciso di correre ai ripari e lo scorso 16 settembre il direttore dello stabilimento Stefano Colosio è andato al Comune di Alessandria insieme a Marco Colatarci, un pezzo da novanta della chimica italiana, già country manager di Solvay Italia, che per oltre vent’anni ha rappresentato nei tavoli nazionali e internazionali. Classe 1955, laureato in ingegneria, Colatarci collabora ancora con la multinazionale belga dopo averne coordinato le scelte industriali in Italia fin dal 2005, ricoprendo per cinque anni ruoli apicali anche in Federchimica e nel settore esteri Abie di Confindustria.
Miteni e Solvay, un filo collega gli inquinamenti Pfas
I due manager hanno chiesto e ottenuto dal Comune il permesso di costruire proprio nel luogo dove sono avvenuti gli sversamenti di cC6O4. In particolare, si tratta di sostituire un reattore utilizzato per produrre i composti, inserito in una vasca che serve a raccogliere eventuali perdite. Le crepe nella vasca avrebbero provocato la fuoriuscita dell’acqua contaminata, che ha quindi raggiunto il terreno. I campionamenti nel pozzo più vicino hanno confermato la contaminazione.
Syensqo ha tutto l’interesse di non fermare la produzione di cC6O4, fiore all’occhiello dello stabilimento e indispensabile per produrre Aquivion, un composto che fa parte della grande famiglia dei pfas. Aquivion è utilizzato per realizzare celle a combustibile di ultima generazione e batterie a flusso, essenziali per la produzione di idrogeno verde, la variante “sostenibile” dell’idrogeno, ricavato dalle fonti rinnovabili a seguito di un processo di elettrolisi.
Syensqo ha tutto l’interesse di non fermare la produzione di cC6O4, fiore all’occhiello dello stabilimento e indispensabile per produrre Aquivion, un composto che fa parte della grande famiglia dei pfas
La posta in gioco è alta, basti pensare che nell’agosto 2023 il ministero del Made in Italy, nell’ambito dell’Accordo per l’innovazione, destinato a finanziare nuove tecnologie utili alla transizione ecologica, ha stanziato un finanziamento da 3 milioni di euro affinché Solvay continui a produrre Aquivion.
L’attuale vuoto normativo non consente di potere esercitare pressioni sulle aziende che producono pfas. Eppure la vicenda ricorda molto da vicino quella dell’Eternit, il cemento amianto prodotto per decenni anche in Italia, nonostante una serie di studi scientifici ne avessero denunciato con largo anticipo la pericolosità. Già nei primi anni del Novecento gli scienziati avevano avvertito sui rischi connessi all’inalazione delle fibre di amianto, ma l’allarme fu ignorato per anni e in Italia l’amianto verrà messo al bando soltanto nel 1992.
Pfas, l’acqua sotto la Solvay è la più contaminata d’Europa
Peccato fosse ormai troppo tardi: migliaia tra lavoratori e residenti si sono ammalati e continuano ad ammalarsi di mesotelioma, un tumore che colpisce la pleura, provoca atroci sofferene e non lascia scampo.
Laura Fazzini
10/1/2025 https://lavialibera.it/
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