Solidarietà ad Elena Basile, Liliana Segre si esprima sul genocidio a Gaza

Elena Basile, ex ambasciatrice italiana, qualche giorno fa ha criticato apertamente Segre in un video sui social, dopo che la senatrice a vita ha dichiarato che, da quando è passato il 7 ottobre, soffre di tormento e insonnia e mostrandosi sofferente per i bambini ebrei morti il 7 ottobre e come la sua memoria si tormentata per 365 giorni l’anno da quello che ha vissuto nei campi di concentramento. Basile, nota per le sue posizioni pacifiste sulla guerra in Ucraina e per la sua posizione fio-palestinese, ha chiesto semplicemente come fosse possibile che si possa essere tormentati solo dal pensiero dei bambini ebrei, in un momento storico dove c’è in atto un genocidio che ha coinvolto la morte e la mutilazione in massa dei bambini palestinesi (più di 15.000 bambini in quattro mesi). “Possibile – chiede Basile a Segre – che non la toccano? Come è possibile che la realtà che si sta sviluppando davanti ai suoi occhi non la colpisca? Da ebrea che ha vissuto nei campi di concentramento, lei dovrebbe sentire il dolore di tutti gli oppressi ed in particolare del popolo palestinese.

D’altronde molti altri sopravvissuti alla Shoah fin da subito si sono schierati con il popolo palestinese per porre fine all’apartheid razzista e all’occupazione coloniale che Israele mette in atto da 70 anni.
Importante è anche il richiamo di Basile a non cadere nella morale selettiva: “La morale non è rivolta a solo un gruppo. I tedeschi erano molto buoni con i loro bambini, anche loro avevano una morale che si rivolgeva solo ai tedeschi, agli ariani, ai bianchi e non capivano e non sentivano nulla per la morte degli ebrei. Lei vuole imitarli? Sente solo qualcosa per la morte degli ebrei e non dei palestinesi?

Il giorno dopo il mainstream ha definito le parole della Basile come “attacco”, una “accusa”, una “colpevolizzazione” rivolta alla Segre. In realtà Basile ha fatto uso dell’invettiva, uno strumento intellettuale per richiamare l’attenzione di chi è coinvolto in alcune vicende a prendere posizione serie. Infatti il video chiude con una chiosa che è tutt’altro che una minaccia: “Condanni il genocidio e sia la persona morale in cui tutti noi crediamo”.

Non mi occupo di politica’ era stata la reazione della Segre quando le chiesero di cosa pensavo della condizione che deve subire il popolo palestinese nel 2022. Eppure la Senatrice Segre si occupa di politica rivestendo il ruolo politico e onorifico di “Senatrice a vita” e, giustamente, si è sempre espressa su tutto: contro il razzismo, il fascismo e la proposta di schedatura delle popolazioni Rom. Si è espressa anche, seppur in modo controverso, anche sulla guerra in Ucraina e sulla solidarietà al popolo ucraino. Perché parlare di alcuni popoli ed altri no? Perché dunque non prendere posizione anche sulla situazione dei palestinesi e di quello che stanno vivendo in questi quattro mesi in cui l’esercito israeliano sta commettendo un genocidio riconosciuto dalla ICJ?

Certo è che se si vuole far passare una domanda per una “minaccia”, il problema non sta in chi chiede ma in colui che, per non rispondere, va sulla difensiva. De facto, giornalisticamente, queste sono domande non minacce. Sono delle richieste che parte dell’opinione pubblica italiana fa da tempo e pretende delle risposte. 

Solidarietà ad Elena Basile perché non ha fatto alcun “attacco shock”, alcuna “accusa” e alcuna “colpevolizzazione”, ma come tutti sta aspettando che si rompano i silenzi di molti.

https://www.la7.it/intanto/video/lattacco-shock-di-elena-basile-a-liliana-segre-come-i-nazisti-07-02-2024-525763

di Lorenzo Poli

Redazione del mensile Lavoro e Salute

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