Un solo tweet di ha distrutto 3 anni di spudorata propaganda su Zelensky

Un solo tweet di Trump ha smontato la propaganda su Zelensky, rivelando l’inconsistenza del sostegno occidentale. La NATO irrilevante, l’UE nel caos di fronte ai dazi USA, e l’Occidente incapace di reagire. L’illusione del “bene” che trionfa svanisce di fronte alla realpolitik.

Il tweet di Trump ha distrutto Zelensky

In un’epoca in cui la narrazione politica si costruisce e si smonta nel giro di poche ore, un singolo tweet di Donald Trump è bastato per squalificare Volodymyr Zelensky, fino a poco tempo fa ospite d’onore nei palazzi del potere occidentale.

Per tre anni, il presidente ucraino è stato il simbolo della resistenza democratica contro l’aggressione russa, osannato da media e istituzioni, tanto da essere indicato come potenziale candidato al Nobel per la pace. Eppure, in un attimo, il castello retorico che lo circondava è crollato.

Per comprendere la portata di questo evento, occorre interrogarsi su come sia possibile che un tweet possa ridefinire in modo così drastico la percezione di un leader politico. La realtà è che Zelensky ha goduto di un sostegno che, più che strategico, era profondamente legato alla necessità occidentale di costruire una narrazione chiara e binaria sulla guerra in Ucraina.

In questo schema, il presidente ucraino rappresentava il lato giusto della storia, il “bene” contrapposto al “male” russo. Tuttavia, dietro l’apparente unità d’intenti, le grandi potenze hanno sempre seguito i propri interessi, e l’illusione di un sostegno incondizionato è stata smascherata nel momento in cui Trump ha deciso di esporre la realtà con la sua solita brutalità comunicativa.

Il ridimensionamento della NATO

La delegittimazione di Zelensky non è l’unico segnale di un mutamento nella gestione del conflitto. La NATO stessa ha subito un ridimensionamento drastico: una semplice telefonata tra le diplomazie di Stati Uniti e Russia ha mostrato quanto fosse irrilevante l’alleanza atlantica nel determinare il corso della guerra.

Non solo l’Alleanza Atlantica non è stata coinvolta nei colloqui, ma gli stessi USA e Mosca hanno preferito tenere il loro incontro in Arabia Saudita, bypassando l’Europa e privandola di qualsiasi ruolo decisionale effettivo. Questo episodio ha reso evidente ciò che per lungo tempo si è voluto ignorare: la NATO, per quanto ostenti la propria importanza, non è più il fulcro della geopolitica globale.

L’Europa in stato confusionale

Ancora più evidente è il disorientamento dell’Unione Europea. A differenza della NATO, l’UE non ha nemmeno avuto bisogno di una telefonata per essere messa in crisi: è bastato che Trump annunciasse l’introduzione di dazi contro i prodotti europei per gettare nel caos la Commissione Europea.

In tre mesi, Bruxelles non è stata in grado di elaborare una risposta coerente, né di mantenere unita la propria comunità di stati membri. Mentre alcuni paesi cercano accordi bilaterali con Washington, altri tentano di opporsi ai dazi senza però una strategia comune.

Si conferma il problema strutturale dell’UE: la sua incapacita di agire come un vero soggetto politico. Da decenni si discute della creazione degli “Stati Uniti d’Europa”, ma nessun passo concreto è stato fatto in questa direzione. Non esiste un processo politico costituente, non sono mai state convocate assemblee con un mandato chiaro per definire le regole comuni, e i cittadini europei non hanno mai avuto modo di legittimare le istituzioni con un voto diretto. L’UE è rimasta un’entità puramente gestionale, più attenta a equilibri interni e interessi di lobby che alla costruzione di una politica autonoma.

L’Occidente tra bullismo e subalternità

Il tweet di Trump, così come il suo atteggiamento in generale, è stato bollato dai media e dalle istituzioni come “bullismo politico”. Tuttavia, il bullismo presuppone sempre la presenza di un bullizzato. E l’Occidente, con le sue scelte o, meglio, con le sue non-scelte, si è perfettamente adattato a questo ruolo. Gli Stati Uniti e la Russia si muovono con la determinazione di chi sa di avere un proprio spazio geopolitico ed economico da difendere. L’Europa, invece, resta inerte, aspettandosi che la realtà si pieghi alle proprie illusioni.

La recente conferenza di Parigi ne è la prova più lampante. I leader europei si sono riuniti senza alcun piano chiaro, senza una strategia per l’Ucraina, senza definire quanto fossero disposti a investire in termini economici e militari per sostenere i loro obiettivi.

Più che una riunione politica, è sembrata una messa in scena di leader che sperano che la loro sola volontà sia sufficiente a cambiare gli eventi. Un’illusione figlia di una concezione infantile della storia, dove il “bene” – sempre rappresentato dall’Occidente – trionfa sul “male” con la sola forza della determinazione morale.

L’incapacità di reagire a Trump

L’ostilità europea verso Trump è comprensibile, ma inefficace. Se i leader UE vogliono davvero contrastarlo, sono disposti a pagarne il prezzo? Sono pronti a rinunciare a parte del benessere economico per rispondere ai suoi dazi? A investire massicciamente in difesa per emanciparsi dalla protezione americana? Le lamentele senza azioni concrete restano sterili.

Fa specie che proprio a Parigi, culla dell’Illuminismo, si sia assistito al ritorno del “pensiero magico”, dove si crede che la pura volontà basti a far accadere le cose. Ma la realtà è ben diversa: il mondo non si muove per incanto, e Trump, con un solo tweet, ha dimostrato quanto l’Occidente sia privo di una direzione concreta.

Perché la storia non la scrive chi parla più forte, ma chi ha il coraggio di agire con coerenza.

21/2/2025 https://www.kulturjam.it/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *