Assemblea Nazionale contro l’autonomia differenziata

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Il 26 maggio, appena conosciuti gli esiti delle elezioni europee, Salvini, senza perdere un solo momento, ha annunciato che il governo procederà ora velocemente con i suoi programmi, a partire dalla realizzazione dell’Autonomia dierenziata.

È necessario essere chiari: dietro il nome “autonoma differenziata” si nasconde né più né meno la divisione del Paese.

Le bozze di Intese Stato-Regioni circolate e pubblicate nei mesi scorsi prevedono infatti che tutta una serie di materie che vanno dall’istruzione alla sanità, dall’ambiente alle infrastrutture, dal lavoro ai contratti, dalla ricerca scientifica ai beni culturali, dai servizi fino a giungere addirittura ai rapporti internazionali e con l’UE passino alle Regioni.

Il pericolo è imminente, anche perché nelle settimane scorse l’autonomia dierenziata è già stata inserita nel DEF.

Noi che nei mesi scorsi ci siamo mobilitati a partire dalla scuola, considerando che essa costituisca un elemento essenziale per la difesa dell’unità della Repubblica, rilanciamo oggi l’appello ai lavoratori di tutte le categorie, ai cittadini, alle associazioni, ai comitati, ai coordinamenti territoriali le cui battaglie verrebbero definitivamente vanificate dal provvedimento: non c’è un minuto da perdere, è necessario unirsi per smascherare l’operazione, trovarci, confrontarci, prendere iniziative concrete per mobilitare la popolazione e fermare il pericolo.

L’autonomia dierenziata liquida definitivamente – attraverso le 23 materie che saranno devolute alle Regioni, materie nevralgiche per la nostra vita quotidiana – tutto ciò che è “pubblico”, cioè finalizzato all’interesse generale, destinato a diminuire le differenze tra ricchi e poveri: istruzione, sanità, ambiente, infrastrutture. Principi e diritti sociali previsti nella prima parte della Costituzione di fatto vengono annullati. Ogni Regione farebbe da sé, con i propri fondi, trattenendo la maggior parte del proprio gettito fiscale.

Ma se questo porterà subito a far sprofondare le Regioni del sud (alienate dalla perequazione e colpite dalla clausola che l’operazione dovrà essere portata avanti “senza oneri aggiuntivi” per lo Stato: a costo 0 si abbatteranno uguaglianza, solidarietà, democrazia e l’unità stessa della Repubblica), nondimeno colpirà i cittadini del nord. Negli incontri e nelle assemblee che abbiamo organizzato in questi mesi un dato è infatti emerso in modo chiaro: tutti sarebbero colpiti attraverso la rimessa in causa dei contratti nazionali, dei servizi, dell’accesso agli stessi diritti. L’esempio di ciò che è avvenuto con la scuola in Trentino è emblematico: privatizzazioni, aumento dei carichi di lavoro, diminuzione dei posti, standardizzazione delle procedure, ingerenza nella didattica, a fronte di compensi aggiuntivi irrisori per i lavoratori.

Per questo dalla scuola, attaccata potenzialmente dal provvedimento in ogni sua articolazione e prerogativa (dall’uguaglianza delle opportunità educative alla libertà d’insegnamento, dall’orario di lavoro al contratto nazionale) arriva questo appello: solo la mobilitazione unita potrà fermare i progetti del governo e delle Regioni che hanno presentato la richiesta di autonomia.

Siamo certi che la coscienza dell’importanza dell’unità della Repubblica sia viva in tutta la popolazione, in tutte le città e i comuni, fino ai più piccoli paesi o villaggi.

Per questo oggi lanciamo a tutti una proposta precisa: mettiamoci in contatto per organizzare insieme, in tempi necessariamente rapidi, un’Assemblea Nazionale per il ritiro di qualunque progetto di regionalizzazione nella scuola e in tutti gli altri settori, per il ritiro delle Intese già presentate dal Veneto, dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna, per il ritiro dell’autonomia differenziata dal DEF.

Appello per la scuola pubblica
Associazione “Il Manifesto in rete”/Bologna
Associazione Nazionale “Liberacittadinanza”
Assur
Autoconvocati della scuola
Circolo Libertà e Giustizia, Udine
Comitato art. 33 di Bari
Comitato Gaetano Salvemini
Comitato Democrazia Costituzionale per l’unità della Repubblica, Bari
Comitato 22 marzo per la difesa della scuola pubblica
Coordinamento Democrazia Costituzionale, Brescia
Coordinamento Democrazia Costituzionale Emilia-Romagna
Coordinamento Democrazia Costituzionale Parma
Coordinamento Democrazia Costituzionale Napoli
Coordinamento Democrazia Costituzionale di Roma
Coordinamento Democrazia Costituzionale Veneto
Coordinamento No autonomia differenziata
Coordinamento Veneto per la scuola pubblica
Lip Scuola
Manifesto dei 500
No Invalsi
Nastrini Liberi Uniti (Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania)
Officina dei saperi
Osservatorio del sud
Rete Genitori Casertani

Redazione periodico Lavoro e Salute

Se condividete questo appello, vi invitiamo a sottoscriverlo, a dionderlo e a mettevi in contatto con i promotori

Adesioni e contatti: info@lipscuola.it – manifestodei500@gmail.com

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Questione Meridionale, sogno o realtà. Chi difenderà il Sud?

Tutto ha inizio nel settembre 2018.

Sento parlare dell’Autonomia Regionale Differenziata e del libro del giornalista del Mattino Marco Esposito “Zero al Sud”. Il tema mi incuriosisce e con un amico partecipiamo a gennaio 2019 ad un incontro con l’autore, acquisto il libro ed un mondo sconosciuto si apre davanti a me.

Incredulo mi informo, leggo il libro del Prof. Viesti “La Secessione dei Ricchi”, noto la stretta relazione con la Questione Meridionale. Intercetto le interviste di Giannola, Presidente dello Svimez, e sfoglio le slide, leggo la relazione 2018 sul Sud. Risulta evidente l’attacco ferale all’Unità e alla coesione Nazionale, è una chimera la solidarietà verso i territori più poveri ed a minore fiscalità. Sul sito del Ministero degli Affari Regionali e delle Autonomie vengono pubblicate le tre bozze dei progetti di Autonomia Regionale Differenziata presentati dal Veneto, dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna, avvallati dal Governo Gentiloni, con i quali le Regioni gestiranno, in via esclusiva, e non più concorrente con lo Stato, le materie indicate nell’art. 116 e 117 della Costituzione. Oltre al fatto che i 9/10 dei tributi, sin ad ora versati allo Stato centrale e indispensabili per il funzionamento delle nuove competenze e della dotazione organica, rimarranno nelle casse dei detti territori. Nulla è previsto per le Regioni Meridionali, nulla si dice del divario economico e sociale rispetto al Centro-Nord, il tutto giustificato dal fatto che il Sud è incapace di amministrare le risorse, dedito allo spreco ed al mal affare, e come affermava Zaia “il Mezzogiorno popolo di cialtroni e fannulloni”. Tesi e teorie variamente formulate e che nei primi del ‘900 trovarono conferma negli scritti di Cesare Lombroso ed altri autori, il quale, dai tratti somatici dei Meridionali, li definiva con tali parole: “i meridionali sono biologicamente degli esseri inferiori dei semibarbari o dei barbari completi, per destino naturale”.

Non solo pregiudizio ma vera e propria razza inferiore, palla al piede della “virtuosa ed industriosa” classe politica ed economica del Nord. Pensieri ed atteggiamenti covati sin dall’Unità d’Italia ed oggi sfociati nella richiesta del regionalismo differenziato, operato senza l’attuazione della Costituzione che consentirebbe a tutti gli italiani, presenti su ogni zolla del nostro territorio, di godere ed esercitare identici diritti.

Oggi non è così, i dati dello Svimez fanno drizzare i capelli, la relazione del Governatore della Banca d’Italia ammonisce che la mancanza di investimenti pubblici al Sud non consentirà all’intero paese di ridurre il debito pubblico. I continui richiami di Mattarella alla coesione Nazionale ed alla solidarietà verso i più deboli mostra la pericolosità del Contratto di Governo divisivo, e non inclusivo, su vari temi programmatici quale il punto 20 che prevede, tout court, l’avvio del regionalismo differenziato a prescindere dall’attuazione del principio di solidarietà a favore del Mezzogiorno. Atti e fatti che stridono con il tema scelto per il 2 giugno, la festa della Repubblica, l’inclusione. Pura retorica, priva di qualsiasi riscontro con la realtà, smentita dallo Svimez nella relazione del 2018 riguardante la migrazione e gli investimenti pubblici nel Sud, di seguito ne elenco alcuni:

Migrazione

a)       fra il 2012 ed il 2016 circa 780 mila giovani di cui 220 mila laureati;

b)       nel 2016 circa 115 mila persone si sono recate al Centro Nord per curarsi;

c)       nel 2045 saranno migrate dal Mezzogiorno circa 5 milioni di persone, spopolamento simile a quello degli inizi del 1900;

Spesa pubblica allargata

d)       negli ultimi anni sono stati versati al Nord 61 miliardi per la spesa pubblica allargata, in quanto il calcolo è stato fatto sulla spesa storica penalizzante per il Sud, dotato di servizi pubblici insufficienti;

e)       mancano gli asili nido e le mense per il tempo prolungato, i trasporti sono un sogno. sempre zero al Sud, tanto sono “fannulloni e cialtroni”.

L’elenco potrebbe continuare all’infinito senza soluzione di continuità e non credo che tutto ciò possa definirsi inclusivo per il Mezzogiorno.

L’inclusione è ben altra cosa ed è indicata dai principi della Costituzione negli artt. 2, 3, 5 e seguenti, mentre il Governo Lega-M5S preme per l’applicazione immediata del regionalismo differenziato partendo dalla spesa storica che lascia il Sud immobilizzato nel fango. Non vogliono definire i  fabbisogni standard ed i Livelli essenziali di Prestazione dei diritti civile e sociali né vogliono finanziare integralmente il fondo di perequazione per i territori a minore fiscalità. Vogliano partire dallo stato dei fatti ed in corso d’opera applicare i criteri disciplinati dalla Costituzione. Fatto confermato dal Prof. Massimo Villone in un suo editoriale del 3 giugno 2019 su Repubblica dal titolo evocativo: “Autonomia, colpo all’Italia”

Non posso accettare l’attacco iniquo, sperequato ed estrattivo di risorse operato nei confronti del Sud e inflitto, non solo, dall’autonomia regionale differenziata che romperà l’Unità e la coesione Nazionale.

(………..)

Antonio Bianco

Comitato Gaetano Salvemini

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