Trump e l’attacco all’Iran: la riconquista imperialista in chiave BRICS

L’attacco all’Iran svela il piano USA per ristabilire l’egemonia globale: colpire i BRICS, isolare la Cina, militarizzare l’Occidente e frenare le migrazioni. Un progetto “fascioliberista” per ridisegnare l’ordine mondiale a misura d’impero.

Trump e l’attacco all’Iran

Ora, con l’attacco militare all’Iran, è finalmente chiaro a tutti il significato reale della presidenza Trump e delle sue azioni politiche.

Il presidente statunitense rappresenta l’esecutore di un disegno globale di contrasto e di risposta dell’imperialismo americano e di tutto il sistema geopolitico che ruota attorno ad esso: la ricostruzione della propria centralità dominante a livello globale, in risposta alla minaccia rappresentata dall’affermazione e dal consolidamento del sistema di alleanze economico-commerciali dei paesi BRICS, e soprattutto dalla possibilità che tale area di alleanze incrociate e di comune progettualità si trasformi compiutamente in un’alleanza geostrategica in grado di difendere, anche militarmente, i nuovi assetti costruiti in tutti gli scacchieri continentali esterni a Cina e Russia.

Questo progetto generale di “riconquista” dei rapporti globali si articola in cinque punti essenziali:

1) La limitazione dell’incidenza dell’economia cinese nel sistema economico e finanziario, prima occidentale e successivamente globale. Il contrasto alla Cina diviene quindi il punto chiave dell’intero disegno imperialistico di riorganizzazione e risposta occidentale, nel quale il Deep State ha ritrovato la propria unità operativa.

2) La destabilizzazione e marginalizzazione di tutte le realtà BRICS localizzate nelle aree continentali esterne al blocco centro-euroasiatico. In questo contesto, la mano libera concessa a Israele nel suo genocidio e l’attacco frontale all’Iran rappresentano il primo piano di applicazione diretta.

3) La riorganizzazione in termini iperliberisti sul terreno economico e sociale, e in termini autoritari su quello dei sistemi di governo delle contraddizioni (secondo una direzione che potremmo complessivamente definire “liberal-fascista”) delle società a capitalismo avanzato. Tale ristrutturazione è necessaria, da un lato, per fronteggiare simultaneamente la riduzione dei margini di crescita e la stagnazione strutturale delle economie occidentali, e, dall’altro, per favorire i processi di militarizzazione indispensabili a sostenere i possibili scenari di scontro futuri.

4) La salvaguardia della tenuta complessiva del sistema bancario, finanziario e produttivo occidentale, ricorrendo, a protezione della perdita di centralità del dollaro – minacciata dalla forza delle economie cinese e indiana, che trainano lo sviluppo del Sud globale – all’utilizzazione di una rete di investimento finanziario coperta da un sistema monetario virtuale, sostenuto dall’impiego massiccio dell’immensa disponibilità di liquidità presente nel circuito finanziario occidentale.

5) L’adozione, negli scacchieri nordamericano ed europeo, di politiche di forte limitazione dei processi migratori, tendenzialmente incompatibili con la tenuta dell’omogeneità delle culture sociali nazionali in rapporto ai modelli liberisti, in particolare per quanto riguarda le migrazioni latinoamericane negli USA e quelle africane e islamiche in Europa.

In conclusione, occorre riflettere sulla presa d’atto che l’obiettivo di fondo dell’attacco all’Iran – che di fatto rappresenta il vero “sesto BRICS” – unito alle profferte di una pace vantaggiosa alla Russia (considerata da Trump un’economia assolutamente complementare all’Occidente e quindi non strutturalmente ostile, anzi potenzialmente integrabile con un forte riconoscimento di ruolo), punta, nella migliore delle ipotesi, a ridurre i BRICS a una dimensione meramente commerciale, e come tale gestibile con relativa facilità, alla lunga, da un Occidente imperialista ristrutturato e ricompattato in termini fascioliberisti.

Franco Bartolomei

22/6/2025 https://www.kulturjam.it/

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