Vivere e morire in USA

Una delle conquiste sociali e sanitarie dei paesi più sviluppati è sicuramente la capacità di garantire ai propri cittadini una crescente aspettativa di vita e una riduzione di quei decessi considerati evitabili, anche grazie anche al costante progresso di scienza e tecnologia. Da qualche anno, però, la più ricca potenza mondiale dell’ultimo secolo mostra una realtà allarmante ma non totalmente inattesa. Gli Stati Uniti d’America hanno registrato infatti nel 2017, e per il terzo anno consecutivo, un costante declino dell’aspettativa di vita. Questo andamento è inferiore, come durata, solo al quadriennio 1915-18, quando la Grande guerra e la pandemia influenzale di H1N1 contribuirono alla maggior parte dei decessi a livello globale. Un recente editoriale pubblicato sul BMJ[1] evidenzia come l’aspettativa di vita overall degli americani sia passata dai 78,7 anni del 2016 ai 78,6 del 2017. Mentre il dato per il sesso femminile appare invariato, preoccupa il dato relativo agli uomini.   Viene da chiedersi quali possano essere i motivi di questa inversione di tendenza (Figura 1). Per farlo è fondamentale e senza dubbio prioritario scomporre l’indicatore “aspettativa di vita”, iniziando dalle principali cause di morte che contribuiscono al suo valore totale.

Figura 1. USA. Aspettativa di vita alla nascita e a 65 anni, per sesso. Anni 2016 e 2017.

Dati disponibili su cdc.gov.
Source: NCHS, National Vital Statistics System, Mortality

Secondo il CDC di Atlanta, il tasso di mortalità standardizzato per età in USA è aumentato dello 0,4%, passando dai 729 decessi per 100.000 (popolazione standard) del 2016, ai 732 del 2017, riflettendo le 69225 morti in più riportate nel 2017 rispetto al 2016.[2] Un continuo incremento del numero di decessi causati da overdose, riflessione della grave epidemia di abuso di oppioidi che sta affrontando la nazione, è risultato il maggiore fattore trainante, ma 7 delle 10 principali cause di morte hanno visto un aumento statisticamente significativo, mentre solo i decessi per patologie oncologiche hanno presentato una significativa riduzione. Potrebbe inoltre risultare interessante constatare come il tasso di mortalità sia diminuito per le donne afromericane, mentre in generale il tasso rimane comunque maggiore per gli afroamericani, evidenziando ancora una volta le disuguaglianze importanti presenti nella società statunitense. A tal proposito, è doveroso sottolineare il contributo che i decessi da violenza con armi da fuoco hanno fornito alla riduzione della speranza di vita degli americani dall’inizio del XXI secolo. In particolare, considerando l’età e l’etnia, i giovani afroamericani risultano essere la categoria più colpita.[3]

Tornando alle cause dei decessi, sicuramente una stagione influenzale eccezionalmente lunga e grave, in maniera simile a quanto successo nel nostro paese, ha giocato un ruolo importante, portando i decessi per influenza e polmonite ad aumentare del 5,9%, mentre quelli per “unintentional injury”, che comprendono anche le overdosi, sono aumentati del 4,2% (Figura 2).  “L’aspettativa di vita rappresenta una fotografia dello stato di salute complessivo della nazione e queste statistiche devono essere considerate come un campanello d’allarme sul fatto che stiamo perdendo troppe vite americane, troppo presto e troppo spesso, a causa di condizioni che sono ampiamente prevenibili” ha commentato Robert Redfield, direttore del CDC di Atlanta, aggiungendo come “tragicamente questo trend è infatti guidato da decessi dovuti ad overdose e suicidi”.

Figura 2. USA.  Tasso di mortalità aggiustato per età per le 10 principali cause di morte. Anni 2016 e 2017.

Una riduzione statisticamente significativa tra 2016 e 2017 (p < 0,05); 2 aumento statisticamente significativo tra 2016 e 2017 (p < 0,05). NOTE: un totale di 2.813.503 morti di residenti negli Stati Uniti sono state registrate nel 2017. Le 10 cause principali di morte comprendono il 74% di tutti i decessi.
Dati grezzi disponibili su cdc.gov
Source: NCHS, National Vital Statistics System, Mortality

In termini di aspettativa di vita gli Stati Uniti sono secondi ad ogni paese dell’Europa occidentale, nonostante la spesa sanitaria molto più elevata. Nel vicino Canada, dove la dipendenza da oppioidi ha ugualmente colpito, l’aspettativa di vita alla nascita ha continuato a salire e si è attestata a 82,8 anni nel 2016 – secondo le statistiche dell’OMS – oltre 4 anni in più rispetto a chi vive a sud del confine. Va sottolineato come di recente anche l’Italia abbia mostrato una leggera flessione nell’aspettativa di vita dei suoi cittadini. Sebbene si tratti di numeri ben diversi – siamo infatti tra le nazioni più longeve al mondo – il dato non dovrebbe essere trascurato, perché possibile campanello di allarme per emergenti criticità sistematiche.[4] Non esistono take-home-messagesL’editoriale di BMJ, e soprattutto i dati su cui si basa, devono farci riflettere sul fatto che non possiamo più nascondere la testa. Se sta succedendo in un paese come gli Stati Uniti, pur con tutti i dovuti distinguo, a maggior ragione il nostro sistema non può continuare a trascurare la prevenzione, abbassando la guardia su patologie e condizioni che portano a decessi ampiamente evitabili e a invertire il trend su un aspetto come la speranza di vita che interessa noi e soprattutto le generazioni future.

Davide Golinelli Università di Bologna, Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie

Andrea Bucci Università Politecnica delle Marche, Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali

Fabrizio Toscano Weill Cornell Medical College, Department of Healthcare Policy and Research

Bibliografia

  1. Dyer O. US life expectancy falls for third year in a row. BMJ 2018;363:k5118 doi: 10.1136/bmj.k5118
  2. Murphy SL, Xu J, Kochanek KD, Arias E. Mortality in the United States, 2017: National Center for Health Statistics data brief no. 328 [PDF: 506 Kb]. November 2018.
  3. Kalesan et al. Cross-sectional study of loss of life expectancy at different ages related to firearm deaths among black and white Americans. BMJ Evidence Based Medicine 2018. pii: bmjebm-2018-111103. doi: 10.1136/bmjebm-2018-111103. [Epub ahead of print]
  4. Toscano F, Golinelli D. Italian National Health Service: defusing the bomb. Public Health 2017;153:176-177. doi: 10.1016/j.puhe.2017.08.022. Epub 2017 Oct 16.

25/3/2019 www.saluteinternazionale.info

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