Ma questo è un uomo?
“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case/ Voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici/Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango/Che non conosce pace/ che lotta per mezzo pane/ Che muore per un sì o per un no/…. Considerate se questa è una donna senza capelli e senza nome/ senza più forza di ricordare…./ Meditate che questo è stato, Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore….” (Primo Levi)
Parole che ritornano come macigni a ricordarci che la vicenda della moltitudine dei senza nome a cui è stata tolta la dignità di riconoscersi persone non si è esaurita con Auschwitz. Fu Primo Levi in “Se questo è un uomo” a tramandarci l’inferno dei lager nazisti, affinché quell’orrore non debba più ripetersi. Così non è. Non si è consumata l’abiezione di alcuni uomini che, investendosi di un potere che supera le leggi del mondo, scatenano un inferno di disumanità. “Se questo è un uomo”, oggi possiamo riferirlo al migrante costretto a lasciare la sua terra d’origine. Possiamo però riferirlo anche a quell’uomo che rinnega i diritti umani, costruendo decreti legge d’urgenza finalizzati al respingimento di chi rischia la vita per tentare di migliorarla, così come il diritto dei diritti, quello della vita, contempla. Più calzante per chi ha sdoganato l’attuale forma di populismo criminale che colpisce direttamente il migrante è l’interrogativo “Ma questo è un uomo?”. Quell’uomo solo al comando che per aumentare il suo potere ha sdoganato la disumanità infondendo paure e foraggiando xenofobia e razzismo, perché le pratiche razziste sono diventate legalità.
Chiudiamo i porti, alziamo i muri, respingiamo chi ci invade, non passa lo straniero. Non importa se il Mediterraneo sarà ancora la tomba di corpi innocenti. Persone disperate, costrette a fuggire dai Paesi d’origine, dove sono in atto catastrofi ambientali, mafia e le mostruosità dei lager libici, dove avvengono le più turpi violenze sugli essere umani indifesi e prigionieri. Chi intraprende il viaggio della speranza, ha davanti l’incertezza di vivere e la malvagità di leggi disumane fomentate da un feroce capitalismo. Ѐ in atto una guerra aperta alle migrazioni, dettata da sistemi politici sovranisti che violano il diritto internazionale espresso in tute le carte costituzionali. Non sono altro che politiche criminali, di cui anche il nostro governo è correo. Interrompere i flussi migratori è impresa innaturale, una bieca forzatura tesa a modificare il corso della storia dell’umanità, nata con le migrazioni. Dimenticando che l’homo sapiens si è evoluto grazie alla libertà di migrare.
Libertà di migrare
Sono molteplici le cause e le motivazioni che inducono i nativi di un Paese a migrare. Ѐ noto che questo non è fenomeno odierno, ma è antico come il mondo. Le migrazioni sono sempre avvenute, oggi se ne parla di più, a causa dei tam- tam mediatici che spesso sono fuorvianti per un’analisi reale e obiettiva di quanto c’è dietro queste realtà che accompagnano la storia dell’umanità dagli albori. Oggi i problemi derivanti dalle migrazioni sono legate alle politiche avverse all’accoglienza, ai Paesi in guerra e all’economia delle nazioni. Rivisitando la storia delle migrazioni possiamo trarne strumenti utili per comprendere con maggior attenzione il fenomeno. Chi si è spostato dal Paese di origine e perché? In quale dimensione sociale ed economica viveva? Cosa cercava avventurandosi verso terre sconosciute?
Una cosa è certa. Nessuno fra i popoli migranti ha intrapreso viaggi spesso rischiosi per la sopravvivenza, se non fossero stati animati dal legittimo desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita. A volte mossi dall’emergenza di salvarla la vita, perché perseguitati e succubi di violenze inaudite, dalle mafie e dalle bande malavitose nel loro paese di origine. Ѐ il motivo dominante delle migrazioni odierne. Nessun migrante mette in acqua la propria famiglia a rischio vita. Se lo fa è perché la terra in cui vive è ancora più pericolosa di un viaggio estremo, nelle carrette della morte in mare. Per questi motivi ha il diritto di migrare e di cercare in altri paesi una condizione migliore.
Migrazioni nella storia
Per sua natura l’uomo è nomade, ovvero si muove spesso per motivi legati all’economia. Pensiamo alla prima attività dell’uomo, alla caccia, alla pastorizia e ai commerci tramite il mare e ricordiamo come i nostri antenati non potessero essere stanziali. La storia dei traffici commerciali nel Mediterraneo nei secoli a.c., quando con le prime imbarcazioni si spostavano da una costa all’altra per colonizzare nuove terre e creare possibilità commerciali, ne è un esempio. Allora i confini non finivano nei Paesi di origine, ma si andava di costa in costa, di terra in terra. I motivi erano più di interesse economico che altro.
Oggi la maggioranza dei migranti, fuggendo dalla propria terra, rischia la vita non sempre e solo per migliorarla, ma per sfuggire a guerre e a soprusi indescrivibili e questo diritto viene soffocato dai nuovi potenti a cui si è data la possibilità di farlo in cambio di un’ ingannevole tutela dal diverso. E perché in fondo il razzismo non è mai morto e troppe persone sono affette da xenofobia acuta, in quanto il diverso è colui che porta male e può fare del male. Un tipico preconcetto a struttura medievale che sta dilagando con il populismo diffuso dalle politiche attuali.
Tornando alla storia, è bene ricordare che nel Medioevo la mobilità del vagabondo, dell’errante, del pellegrino aveva un ruolo strutturale. Serviva a incrementare il concetto di carità cristiana e la sua pratica. C’è anche da ricordare che in quell’epoca l’attività dominante era l’agricoltura e pertanto la sedentarietà era la norma. Pochi intraprendevano viaggi e il concetto di viaggio era legato all’idea di emarginazione. Il viandante, colui che andava per via e non aveva fissa dimora, sostando in luoghi a lui sconosciuti per tentare l’integrazione nelle comunità dei luoghi in cui si fermava, veniva penalizzato anche in termini di legge, essendo considerato un outsider della società, un bandito. E quindi veniva messo al bando per preconcetto. Non sembra che i tempi siano cambiati, infatti i migranti anche oggi vengono considerati outsider. Ѐ in atto una nuova società medievale, in cui il migrante è l’uomo da emarginare, da mettere al bando e non può avere pari diritti e dignità.
E la storia dei migranti attraversa i secoli. Fu nel 15esimo secolo che avvenne la maggiore migrazione di massa e furono proprio i popoli europei a intraprenderla, quando 50 milioni di abitanti il Vecchio Continente si spostarono verso l’America, l’Asia e l’Africa dando origine a colonie dei paesi d’origine. E fu proprio in quel tempo, fino all’ottocento, che iniziarono le deportazioni, da parte degli Europei, di milioni di Africani verso il nuovo continente. Si realizza un fenomeno razzista, turpe e violento, la tratta degli schiavi, la prima massiccia migrazione forzata della storia dell’umanità.
La seconda grande migrazione avvenne fra il secolo 19esimo e primi decenni del ventesimo, quando 60 milioni di europei, fra cui 16 milioni di italiani migrarono verso le Americhe e l’Australia. Le rotte dei migranti cambiano negli anni sessanta, quando avviene una migrazione al contrario che vede come porto d’approdo l’Europa e di partenza, soprattutto, le coste del Nord Africa (Marocco, Tunisia e Algeria). Si intensificano anche le migrazioni intra- europee sud/nord. Dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) si intensificano anche gli spostamenti dall’est verso l’ovest. Il quadro odierno delle migrazioni vede uno spostamento di massa verso l’Europa proveniente dai Paesi africani in guerra. Attualmente nell’Ue risiedono oltre 40 milioni di extracomunitari.
L’Italia, meta preferita dai migranti del Nord Africa?
Anzitutto è un problema di collocazione geografica. Chi fugge da quei Paesi dell’Africa, affidando la propria vita a quei maledetti sciacalli, trafficanti di vite umane, si trova davanti il Mediterraneo, l’unica via di fuga. E per arrivare nei Paesi europei, l’imbocco più vicino e più sicuro sono le coste mediterranee, fra le quali emerge la nostra Lampedusa. Questo per quanto riguarda la rotta , tralasciando il gravissimo problema dell’infernale traghettamento sui barconi della morte organizzato dalle mafie locali. L’Italia è una meta attraente per i migranti nord africani, fin dagli anni settanta, poiché allora era vista come un paese di benessere economico, così come le migrazioni dal nostro Paese in Nord America dei primi del novecento. Il motivo dominante era cercare fortuna per poter migliorare lo status economico e mandare alle famiglie rimaste a casa la rimessa del loro guadagno. Ma è anche vero che oggi, l’interesse di molti migranti si è spostato verso altri paesi europei, dove sicuramente c’è un welfare migliore, così come l’accoglienza e l’integrazione. La Germania, a d esempio, ha un ottimale sistema di integrazione ed inclusione dei migranti nel tessuto sociale. Pertanto oggi l’Italia, statisticamente, è il Paese dell’Ue con meno migranti residenti.
Dagli anni duemila il fenomeno migratorio nel nostro Paese ha assunto aspetti molto più problematici, rispetto a tutte le epoche precedenti. La crisi economica che ha colpito il Paese ha scatenato la guerra fra poveri e il migrante viene visto erroneamente e strumentalmente come il problema. Si è accentuata la paura del diverso, anche a causa del terrorismo che ha fatto stragi in alcuni paesi europei e sono aumentate, di conseguenza, la xenofobia e il razzismo. Dilaga la paura che lo straniero ci rubi il lavoro e sia la causa della crisi e l’unico autore delle violenze. Paura fomentata dalle politiche neo liberiste e populiste. Il migrante quindi oggi è visto come una minaccia alla nostra vita, mentre è persona debole che scappa dalle torture dei lager, dalle catastrofi ambientali e dalle guerre.
Questo breve excursus delle migrazioni e dei motivi che le favoriscono potrebbe rendere l’idea su come questo fenomeno appartiene da sempre alla storia dei grandi spostamenti dell’umanità sul Pianeta e non è affatto esploso oggi, tantomeno è da considerare un’invasione. Chi lo considera e lo diffonde come tale ha il solo turpe scopo di scatenare l’attuale guerra fra poveri, facendo il gioco di quelle forze politiche che a tutto pensano tranne che a risolvere i problemi della popolazione. Il problema ha una sola verità. Oggi nessuno dei governanti europei e extra intende o sa mettere in atto le necessarie politiche di accoglienza ai migranti, né si mettono in campo le strategie necessarie per una migrazione sostenibile. Chiudere i porti e rispedirli a casa loro è la politica dei governi fascisti che bisogna respingere al mittente. Ma sarà mai possibile pensare ad un’Europa più accogliente e in grado di proporre ai governi dei Paesi d’origine interventi congiunti per migliorare la vita di chi invece è costretto a fuggire dalla sua terra d’origine, attraversare il mare a bordo delle carrette della morte, e non può approdare in un porto sicuro perché l’uomo solo al comando ha detto NO? Ma questo è un uomo?
Alba Vastano
Giornalista
Collaboratrice redazionale del periodico cartaceo Lavoro e Salute
7/7/2019 articolo pubblicato nel numero di luglio www.lavoroesalute.org
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